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1.831 commenti e 279.535 visite. Questi sono i numeri riguardanti il test della Rock Shox Pike, pubblicato nell’ormai lontano 16 luglio del 2013. Se il successo di un prodotto si valutasse dalla sua popolarità sul web, la Pike sarebbe ai primi posti assoluti in ambito mountain bike. Ed in effetti, in termini di numeri di vendita vale lo stesso discorso, dato che la Pike è diventato un bestseller per Rock Shox, che 4 anni fa cambiò il mondo delle sospensioni con questa forcella, costringendo i concorrenti a correre ai ripari, Fox in primis.
Oggi vi presentiamo la nuova Pike, che abbiamo già avuto modo di provare durante due giorni di riding in Provenza.
Nuova cartuccia Charger 2.
Camera negativa più grande (Debon Air).
Di 150 grammi più leggera (1.830 grammi per la versione da 27.5″ Boost con 160mm di escursione), grazie a nuova idraulica e chassis.
Disponibile nelle versioni RCT3 (3 posizioni per la regolazione della compressione, e pomello per la compressione alle basse velocità in posizione aperta, 10 click) ed RC (2 posizioni, aperta e chiusa).
Chassis che può accomodare gomme larghe fino a 2.8″ (3.0″ nella versione da 29 pollici).
Perno passante solo 150x110mm (Boost). Non boost disponibile solo con i modelli Pike 1, che rimarrà sul mercato.
Perno Maxle con o senza quick release.
Regolazione della progressività grazie ai tokens.
Escursioni massime: 160mm per la 27.5, 140mm per la 29.
Opzione comando remoto che si occupa anche dell’ammortizzatore.
Attacco freno direct mount 180mm.
Colori: nero e bianco.
Disponibilità: da metà maggio
Prezzi RCT3: 970-1100 Euro. La versione RC sarà disponibile solo come primo montaggio.
La cartuccia Charger è stata alleggerita di 50 grammi, mantenendo la stessa tecnologia, mentre la camera negativa è stata ingrandita di 8mm per rendere la Pike più sensibile ad inizio corsa (quello che Rock Shox chiama Debon Air). Ora la sua curva di progressione si può definire più sensibile all’inizio del travel, più sostenuta nel mezzo, e lineare verso la fine. Qui intervengono i tokens: se ne possono inserire un massimo di 5 per evitare i fondocorsa. Alla mia domanda sul perché Rock Shox preferisca usare i tokens al posto di una seconda camera positiva (come fa Ohlins o MRP con il suo kit), mi è stato risposto che si preferisce tenere le cose semplici per essere sicuri che i rider girino con il setting giusto.
Per aprire la camera positiva ora è sufficiente usare l’attrezzo per serrare la cassetta della trasmissione, non rischiando così di rovinare la vernice della piastra della forcella.
I cambiamenti nell’idraulica influenzano anche le regolazioni della compressione, ora più fruibile nella posizione pedal e con un lock out più forte in quella firm.
Come potete vedere dalla foto sopra, lo spazio per la gomma è molto generoso, proprio per permettere di montare gomme Plus senza dover cambiare forcella.
L’attacco direct mount è ora predisposto per i dischi di diametro da 180mm, che poi è la misura più usata sulle bici da trail/all mountain, discipline a cui si rivolge la Pike.
Ho provato la nuova Pike RCT3 su una Ghost Lektor, cioè una bici da trail da 29 pollici e 140mm di escursione. I sentieri sono quelli della Provenza, in Francia, caratterizzati da rampe ripide in salita come in discesa, e terreno che andava dal roccioso al sottobosco con radici. Non è facile trarre delle impressioni definitive da due giorni di riding su percorsi che non siano quelli “di casa”, con i dovuti punti di riferimento ma, in attesa della Pike per il test di durata, posso darvi le mie prime sensazioni.
Diciamo subito che non è facile migliorare un prodotto già molto buono come la Pike, quindi non ho avuto la sensazione di una rivoluzione come invece l’ho avuta 4 anni fa al lancio della prima Pike a Sedona. Si tratta di piccole migliorie che innanzitutto faranno contenti i fanatici del peso (me compreso), che si pedalano a lungo le bici in salita per guadagnarsi la discesa. 150 grammi in meno fan sempre piacere. Inoltre il gruppo dei pedalatori apprezzerà la chiusura più netta della forcella nella posizione firm, l’ideale per i tratti su asfalto. Questa si sposa bene con i nuovi ammortizzatori Deluxe, dotati anche loro di una chiusura più decisa.
A livello di rigidità, non ho potuto notare differenze degne di nota, ma su una 29 pollici ritengo che una ruota Boost possa fare una notevole differenza, più che i 150 grammi in meno della Pike. Inoltre questi 150 grammi non sono stati risparmiati solo sullo chassis, ma anche nell’idrauilica.
Tutta aperta, le sensazioni sono tipiche da “Pike”: sensibile, fluida, ben sostenuta nella corsa. Devo provarla bene sugli ostacoli in rapida sequenza, su una bici che conosco, per valutare se la sensibilità ad inizio travel è aumentata di molto, in ogni caso le prime impressioni sono molto positive, sotto questo aspetto. Se si gira la levetta della compressione nella posizione “pedal” la Pike ha un bel setting, nè troppo duro nè troppo molle, l’ideale per quei frangenti quando si deve spingere sui pedali ma ci si trova in fuoristrada. Diciamo che sulla vecchia Pike uso questa posizione solo quando mi trovo su strade sterrate, sulla nuova l’ho usata anche su sentiero.
Per ora è tutto, state sintonizzati per il test completo!
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