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Cannondale ha presentato a Bardolino, sul lago di Garda, la nuova Scalpel Si. Esattamente quella che vi avevamo anticipato circa un mese fa, quando Marco Aurelio Fontana ci correva la Swiss Cup. Si tratta di una full suspended da XC/Marathon o, se la si vuole dire come Cannondale, da XXC, dove la X aggiunta sta per una sorta di cross country tecnico, cioè quello che si trova sempre più spesso sui campi di gara di coppa del mondo. 100 mm di escursione anteriore e posteriore.
L’idea del marchio americano è quella di combinare un telaio in carbonio leggero e rigido con delle geometrie moderne che facciano sentire il rider a suo agio anche sul tecnico. Per fare ciò Cannondale ha messo mano alle geometrie, dotando la nuova Scalpel Si di un angolo sterzo di 69.5° e di una forcella Lefty con offset di ben 55mm. Non si è voluto dunque semplicemente aprire lo sterzo ma, per mantenere l’agilità tipica di una bici da XC, gli ingegneri hanno pensato ad un offset generoso.
I foderi posteriori sono lunghi 435mm e, per ovviare al solito problema del risicato spazio fra gomma e telaio, si è spostata tutta la trasmissione di 6mm verso destra, come è stato fatto per la F-Si. In questo modo ci stanno gomme larghe fino a 2.3″ e il deragliatore anteriore, mantenendo invariato il fattore Q. Il perno passante posteriore è da 142×12 (niente Boost), quello che cambia è la campanatura della ruota.
Il telaio è in carbonio Ballistic, e pesa 2118 grammi in taglia M da 29 con ammortizzatore e perno passante. Come potete vedere dalla foto, non ci sono giunti fra i foderi posteriori all’altezza del perno passante, questo perché sono loro a flettere. Interessante è anche il perno a cui viene fissato l’ammortizzatore, battezzato Lockr. È ad espansione e blocca i due lati del carro, inoltre necessita di una semplice chiave esagonale per essere smontato.
Dall’altra parte dell’ammortizzatore, quella incassata nel tubo orizzontale, si trova l’alloggiamento per la batteria del cambio elettronico Di2, questo per lasciare spazio ai reggisella telescopici nel tubo sella. Tubo sella di diametro di 31.6mm, che consente il montaggio di tutti i telescopici in commercio.
Molto particolare l’attacco della pinza del freno posteriore, piatto e minimalistico. Da notare inoltre i due attacchi per le borracce, entrambi all’interno del triangolo anteriore.
Il passaggio cavi è interno, con un’uscita presso il tubo sterzo. Il gommino che chiude il buco è disponibile con un diverso numero di passaggi, a seconda di quelli necessari.
L’ammortizzatore Rock Shox Monarch può venire bloccato con lo stesso comando remoto della Lefty, ed ha anch’esso un passaggio cavi interno.
La Scalpel Si è disponibile in due formati ruota: 29 e 27.5, a seconda della taglia e del sesso. L’attacco manubrio è di 1 cm più corto rispetto a quello della F-Si, sempre per il concetto di avere una bici agile e reattiva sul tecnico.
Donne: 27.5″, taglie XS, S e M.
Uomini 29″ per le taglie M, L e XL, 27.5″ per S e M.
10.4 kg senza pedali in taglia M. Questo il peso della Scalpel Si Race che ho potuto provare per una giornata sui sentieri del Garda Veronese, insieme a Marco Aurelio Fontana. Quella nella foto qui sopra, infatti, è la sua bici che mi ha prestato per un giro, e per la quale seguirà un articolo apposito.
Ho provato una taglia L con attacco manubrio da 6 centimetri, con reggisella fisso e il montaggio di serie che trovate nelle specifiche qui sotto. Due i tracciati: uno breve piuttosto fluido, e uno più lungo con qualche passaggio interessante su rocce fisse e una salita ripida e tecnica. Terreno ideale per la Scalpel Si.
Come potete immaginare, la bici arrampica alla grande. Ho sempre tenuto le sospensioni aperte, a parte un breve passaggio su asfalto per il ritorno “ai box”, e la trazione delle ruote da 29 combinata a delle sospensioni molto sensibili si fanno sentire in positivo. Il carro risulta piuttosto lineare ad inizio corsa, per poi diventare bello progressivo verso la fine dell’escursione. Molto difficile dunque usare tutta la corsa, anche durante il lungo e divertente rientro da San Zeno di Montagna fino a Garda, sui bei sentieri su cui si è anche corsa la Garda MTB Marathon due settimane fa. La Lefty è quanto di più granitico si possa trovare sul mercato, e il suo comportamento è ben sostenuto anche sul ripido, garantendo quella sensibilità che mantiene l’avantreno attaccato al terreno quando serve.
La Scalpel Si accelera come ci si aspetta da un mezzo del genere in carbonio, leggera e con ruote di alta gamma in carbonio anche loro (Enve M50). In pratica risponde ad ogni impulso del biker, senza però risultare nervosa. Già, qui entrano in azione le geometrie di cui vi ho parlato ad inizio articolo: l’anteriore è stabile sul veloce, ma anche bello agile nello stretto. Il manubrio molto largo da 760mm dà un sacco di leva al rider, e forse un paio di centimetri in meno sono da consigliare soprattutto a chi gira su sentieri con tanta vegetazione, per evitare contatti inaspettati.
Sul ripido in salita l’anteriore non tende ad alzarsi, anche senza bisogno di stem negativi. Avevo solo tolto tutti i distanziali da sotto l’attacco, come d’altronde faccio su tutte le 29. Il remoto che controlla sia la forcella che l’ammortizzatore è piuttosto duro, dato che attiva due circuiti idraulici, e fa a pugni con i freni Shimano XTR, per il solito problema di incompatibilità. In pratica, il remoto era piuttosto lontano dalla manopola, mentre sulla bici di Fontana, che usa freni SRAM, la posizione era perfetta, grazie al matchmaker.
In sintesi mi sono divertito molto con la Scalpel, sia in salita, dove la trazione e la posizione in sella centrale e ben equilibrata permettono una pedalata efficiente, che in discesa. Malgrado la sella alta sono riuscito a chiudere diversi passaggi tecnici in scioltezza. A parte l’ultimo alla fine di questo video, dove Marco Aurelio Fontana fa sembrare facile quello che facile non è.
Una bici che ha un range di utilizzo più ampio di quello che si penserebbe a prima vista: dalle gare XC alle Granfondo, fino ai giri epici – magari con un reggisella telescopico – la Scalpel Si è il mezzo adatto per gran parte delle situazioni che un mountain biker si trova ad affrontare.
Foto di Michele Mondini e Ale Di Lullo.
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