Che le 29 pollici stiano letteralmente spopolando è oramai sotto gli occhi di tutti. Alcune settimane fa siamo stati invitati in Spagna, ad Ainsa per la precisione, sui sentieri dove si è corsa la tappa delle EWS, a provare di persona la nuova Meta AM 29.
La Meta AM 29 non è una novità: l’abbiamo vista nelle mani di Cecile Ravanel nella tappa francese delle EWS, conquistando tra l’altro sin dal suo esordio il gradino più alto del podio. Qui di seguito vi sveleremo tutte le specifiche e le nostre prime impressioni di guida.
La nuova Meta AM 29
Ruote da 29″, 160mm di escursione posteriore abbinata a forcelle da 170mm. Angolo sterzo da 65,5°. La nuova Meta di AM ha solo il nome: è a tutti gli effetti una bici da enduro aggressiva.
Il passaggio alle ruote da 29″ ha significato un enorme cambiamento per l’enduro di casa Commençal: le ruote più grosse hanno richiesto per forza un progetto praticamente nuovo, per poter sfruttare al meglio le potenzialità del nuovo formato di ruote.
Da un punto di vista estetico la Meta AM 29 è molto simile alla vecchia versione. L’ammortizzatore è sempre montato sul top tube, i forcellini sono gli stessi, cosi come la scatole sterzo. Le analogie però si limitano a questi 3 elementi, tutto il resto è nuovo.
Lo schema di sospensione è sempre il caratteristico monocross assistito di tradizione Commençal, ma la cinematica è stata modificata sostanzialmente. La posizione del fulcro principale è caambiata, più arretrata per la precisione. Questo permette alla bici di avere più dinamismo e soprattutto una miglior efficienza in pedalata ed un pedal kickback ridotto. Questo è molto importante durante sulle lunghe speciali delle moderne gare di enduro.
Ruote più grandi sono tuttavia meno rigide ed essendo il carro più lungo, anche il telaio può perdere rigidità. Per questo motivo è stato aggiunto un solido ponticello di rinforzo sui foderi alti e tutto il telaio è stato ottimizzato per essere decisamente più rigido della versione precedente, con espedienti come i cuscinetti del fulcro principale ora più distanziati tra loro.
Guardando le geometrie ci rendiamo conto che la nuova Meta AM è veramente cattiva! Spiccano subito i 65,5° dell’angolo di sterzo e l’escursione di 170-160mm. Carro non eccessivamnte corto, ma comunque compatto (432mm) ed un valore di Reach veramente generoso, che rende la bici davvero lunga, perfetta da utilizzare con un attacco manubrio corto come vogliono le nuove tendenze in fatto di geometrie. Una bici insomma bella stabile sulla carta, in grado di passare su tutto.
Per quanto riguarda l’angolo sella non fatevi ingannare: il valore di 66° è quello dell’angolo reale, l’angolo sella effettivo è molto più verticale, in linea con le tendenze dei telai moderni.
A parte il primo allestimento (Essential) le due versioni più belle della Meta AM 29 escono con l’ammortizzatore a molla. In realtà la migliorata efficienza in pedalata del nuovo telaio rendono questa scelta alquanto ponderata, permettendo di ottenere allo stesso tempo una buona sensibilità sui piccoli urti ed una buona pedalabilità, con il grosso vantaggio: l’ammortizzatore a molla risente molto meno del surriscaldamento, funzionando al meglio anche sulle lunghe discese.
Ad ogni modo la piattaforma della Meta AM ben si abbina anche ad ammortizzatori ad aria, specialmente per i rider che vogliono farne un uso più pedalato. Ad ognuno la propria scelta!
Numerosi miglioramenti riguardano anche alcuni dettagli. Innanzitutto sono state riviste le protezioni sul tubo obliquo e sul fodero basso lato catena, ora in gomma decisamente spessa, per rendere la guida quanto più silenziosa possibile. Il passaggio cavi in zona movimento centrale è stato migliorato, con un fissaggio concentrico all’asse del fulcro principale. La scatola sterzo è stagna, per evitare che entri acqua dall’interno quando si lava la bici. E’ possibile montare comodamente una borraccia sopra il down tube ed è presente un’eventuale ulteriore attacco sotto il tubo obliquo, posizione poco fortunata per un’eventuale borraccia, adatta tuttavia ad eventuali accessori o attrezzi.
Sul campo
Veniamo ora alla parte più interessante: come si è comportata la nuova Meta AM 29 sul campo? Abbiamo avuto modo di metterla alla prova per due giorni di intenso riding sui sentieri di Ainsa, in Spagna, sui Pirenei. Nell’Area Zero abbiamo trovato stupendi singletrack rocciosi davvero vari: da tratti di pietre smosse a tratti super compatti e scorrevoli, dai sentieri flow e scorrevoli a quelli più stretti e guidati.
La bici da noi provata è l’allestimento Team con alcune modifiche. Trasmissione Sram Eagle (mix X01 e GX), ruote Spank, manubrio ed attacco Renthal, reggisella KS, freni Code RSC, ammortizzatore Rockshox Super Deluxe RCT a molla e forcella Rockshox Lyrik RC2.
Per il setup delle sospensioni ci siamo affidati alla nuova applicazione Trailhead Rockshox, dove inserendo i dati nostri e della forcella abbiamo subito ottenuto dei valori di taratura consigliati che sul campo si sono rivelati ottimi.
Il primo approccio con la Meta AM ha richiesto un pochettino di attenzione. Abituato ad un avantreno piuttosto basso, il Renthal con Rise 30 abbinato a ca 2cm di spessori sotto l’attacco rendevano la posizione del manubrio veramente troppo alta. Abbiamo provveduto a togliere quanti più spessori possibile, rimanendo comunque con un’avantreno bello alto. Questo ha richiesto un certo adattamento nella guida.
La prima impressione sulla Meta è: “questa bici schiaccia tutto!” L’avantreno alto, l’angolo di sterzo bello aperto, l’imponenza delle ruote da 29″, la bici macina qualsiasi ostacolo.
E’ proprio questo uno dei pregi di questa bici: passa su tutto. Non devi tanto preoccuparti di dove metti le ruote, ti puoi concentrare sull’ottimizzazione delle linee e, se per sbaglio finisci dove non devi, magari in un canale pieno di pietre non succede nulla. Sullo sconnesso la bici non rallenta praticamente mai velocità e mantiene la sua velocità anche sui rock garden, quelli in cui tutte le bici tendono a rallentare a causa dell’impatto delle ruote sugli ostacoli.
Sui rilanci la bici è stabile, ma si avverte in maniera piuttosto marcata una certa pesantezza. Crediamo che l’accoppiata ruote Spank e gomme Super Gravity incida notevolmente ed in maniera negativa su quest’aspetto e siamo sicuri che con ruote e gomme più leggere (ma anche meno robuste) questa caratteristica possa notevolmente migliorare. Ottima invece sugli strappetti tecnici dove, una volta “lanciata”, la Meta supera senza batter ciglio ogni tipo di ostacolo, roccia, gradone o pietraia che sia.
Abbiamo anche affrontato una lunga risalita pedalata, su una ripida strada che poi degradava a sentiero con numerosi tratti tecnici. Ammortizzatore chiuso, per evitare di disperdere troppa energia, e la Meta si arrampica decisamente bene. L’angolo sella è piuttosto verticale e la bici sale in maniera efficiente gradoni e tratti tecnici, senza sedersi troppo. L’avantreno molto alto non aiuta, ma con la dovuta calma ed un rapporto agile si sale senza problemi, anche su salite lunghe ed impegnative.
Una delle cose che più ci rendeva dubbiosi sulla Meta è la sua maneggevolezza. Ruote da 29″, carro ed orizzontale virtuali lunghi, angolo sterzo molto aperto: sulla carta la Meta sembra tutt’altro che agile.
In realtà sul campo l’impressione è diversa. Se da un lato bisogna sicuramente “prenderci la mano”, una volta adattato il proprio stile di guida, anticipando ed allargando bene le curve, la Meta è davvero divertente anche sul guidato. Certo, non si può dire che la Meta sia una scheggia sui cambi di direzione, ma è una bici con la quale bisogna arrotondare le curve, tagliare quanto più possibile. Non bisogna cercare di seguire il sentiero quanto più cercare la traiettoria più rettilinea, che poi è la più veloce.
E’ stato però quando abbiamo fatto una “simulazione gara” che è venuta fuori la vera natura della Meta. Discesa senza pause, ripercorrendo il tracciato di una vecchia PS dell’EWS. Cercando di seguire le linee di Cecile Ravanel e Anne Caroline Chausson, giù a tutta per una velocissima “prova speciale”. Ed è proprio nella guida stile gara che la Meta da il meglio di sé. Quando sei stanco, la vista diventa annebbiata, quando dopo metà ps cominci a perdere colpi, la Meta ti stupisce. Passa su tutto, trita qualsiasi cosa, tu non te ne devi preoccupare. Devi solo arrotondare le curve e stare centrale, a tutto il resto ci pensa la bici.
Certo, due giorni di test non sono sufficienti a fornire un giudizio esaustivo, ma le prime impressioni sulla Meta sono molto buone. Non e’ certo leggera, ma in discesa se la cava molto, molto bene.
Innanzitutto la Meta è la dimostrazione che l’alluminio non è morto. Con le giuste scelte progettuali è possibile realizzare un’ottima bici anche in “vile” metallo, senza l’uso del carbonio. Eh si perchè la Meta AM 29 è disponibile solo in alluminio, niente carbonio.
La Meta è una bici che deriva dal mondo delle gare, è una bici pensata per eccellere in discesa ed è proprio li che va tremendamente bene! E’ una bici con una forte propensione discesistica, una vera enduro cattiva, che tuttavia si lascia pedalare fino alla cima. Al di fuori dell’ambito gare, è la bici ideale per furgonate o giri freeride con tanta, tanta discesa, per divertirsi in park, ma anche per giri più pedalati con discese tecniche e sconnesse. Non aspettatevi un razzo in salita, quanto più un missile in discesa.
Allestimenti e prezzi
Come ben sappiamo, da alcuni anni Commençal vende solo online. I prezzi che vedremo sono quindi i prezzi definitivi che a breve troverete sul sito.
L’allestimento Signature ha tutto. Sospensioni Fox ed un montaggio top di gamma, a 4399€
L’allestimento Team è la replica della bici che Cecile Ravanel usa nelle EWS. Sospensioni Rockshox ed un prezzo di 3899€. E’ la bici che abbiamo avuto modo di utilizzare in Spagna
L’allestimento Essential è invece più economico ed è l’unico con ammortizzatore ad aria: con 2999€ ci si porta a casa una bici con Lyrik e trasmissione 1×12.
Maggiori Info: commencal-store.com