La settimana scorsa Santa Cruz ci ha invitato sul confine italo francese per presentare alcune novità: la Nomad 4, la Juliana Strega e le ruote carbon Reserve. Tre giorni di sentieri rocciosi, a cavallo tra Sospel, la Val Roja e Molini di Triora per mettere alla prova le novità della casa californiana.
La Santa Cruz Nomad è una delle bici storiche del marchio californiano. Giunta alla 4° versione è stata completamente ridisegnata e riprogettata.
Innanzitutto partiamo da una prima osservazione: niente 29″. La Nomad 4 è una 27,5″ con 170mm di escursione anteriore-posteriore, con telaio completamente in carbonio ad esclusione delle bielle.
La prima grossa differenza rispetto al modello precedente è il nuovo schema di sospensione, con l’ammortizzatore infulcrato sulla biella inferiore, proprio come sul V10. Il baricentro in questo modo rimane molto, molto basso.
Non è però solo una questioni di bilanciamento dei pesi. Questo nuovo posizionamento permette alla Nomad 4 di avere una curva di compressione decisamente diversa dal precedente modello. Se all’inizio la morbidezza e la burrosità restano invariate, nella parte di corsa intermedia la sospensione è ora decisamente più sostenuta. Questo nella guida significa importanti cambiamenti, come vedremo meglio durante prova sul campo.
Nuova cinematica ed un telaio adatto ad ospitare i nuovi ammortizzatori metrici 230×60, con attacco standard sul lato anteriore ed un sistema a cuscinetto dal lato stelo. La scelta del cuscinetto è sicuramente interessante, perchè permette di portare ai massimi livelli la burrosità e la sensibilità della sospensione sulle piccole asperità, riducendo al massimo gli attriti.
Il telaio è pensato per poter montare sia ammortizzatori ad aria che a molla. Noi abbiamo provato il telaio con il Super Deluxe ad aria ed a molla, nel test vedrete le nostre impressioni.
Anche la geometria della Nomad è cambiata. Per renderla bella pedalabile, i progettisti hanno scelto un angolo sella di 74/74,5°, piuttosto verticale. L’angolo sterzo non subisce grosse variazioni rispetto al precedente modello, con una quota di 64,5/65°. Il carro è piuttosto corto con 430mm di lunghezza. Ben 5 le taglie disponibili, dalla XS alla XL con un orizzontale virtuale che va da 540mm a 650mm.
Le geometrie sono regolabili in due posizioni invertendo un piccolo eccentrico. Passando su Low non c’è una grossa differenza, si abbassa leggermente il movimento centrale e si aprono gli angoli di sella e sterzo di 0,5″. Provando le due posizioni non abbiamo avvertito enormi differenze nella guida, se non un pochettino più di stabilità nella posizione low.
L’attacco freno posteriore è ora un Post Mount da 180mm. E’ quindi possibile montare un qualsiasi impianto con disco da 180mm senza adattatore, riducendo il peso ed il rischio di vibrazioni e risonanze.
La battuta della ruota posteriore è Boost 12x148mm ed il carro è in grado di ospitare gomme fino alla sezione di 2,6″ lasciando abbondante spazio per evitare accumuli di fango.
Interessante è poi il routing di guaine e tubi. Sebbene la guaina del cambio ed il tubo del telescopico siano interni al telaio, il tubo del freno posteriore è completamente esterno. Questa scelta è stata ponderata per facilitare la manutenzione e rendere possibile un’eventuale sostituzione rapida del freno posteriore in caso di problemi. Il routing della guaina cambio e del telescopico è invece completamente invisibile, con la guaina che fa capolino solo nei pressi dell’ammortizzatore. Il tubo del Reverb una volta entrato dentro il telaio dalla parte frontale scompare completamente alla vista. Durante i tre giorni di riding non abbiamo rilevato alcun problema di rumori dovuti alle guaine dentro al telaio.
Nella parte inferiore il telaio è molto ben protetto. Nella zona del movimento centrale è presente una robusta protezione in gomma fissata con due viti. Questa protezione rimane leggermente sollevata rispetto al telaio in modo da essere in grado di assorbire anche violenti impatti senza danneggiare il telaio.
Nuovo è invece lo “shuttle bumper”, una protezione pensata per proteggere la bici quando la si carica sui cassoni dei pick up.
Il fodero basso è invece ben protetto da un’apposito protettore in gomma, con tanto di rinforzo in metallo nella parte superiore del fodero, vicino alla corona ed al movimento centrale.
Ultimo ma non meno importante è il parafanghino che protegge l’ammortizzatore dallo sporco. Data la posizione dell’ammortizzatore, questo elemento è sicuramente utile ed importante.
Per i giri più corti, la Nomad è in grado di ospitare comodamente una borraccia, grazie al design del triangolo anteriore molto pulito e l’ammortizzatore posizionato in basso.
Una bici insomma molto ben curata e pensata per durare, non a caso Santa Cruz garantisce i suoi telai per tutta la vita.
Santa Cruz pensa anche alle ragazze che amano andare in bici proponendo una versione specifica da donna: la Juliana Strega.
La Strega adotta le stesse geometrie, soluzioni tecniche e specifiche della Nomad senza alcuna riserva. Si tratta insomma di una bici specifica da donna di altissima gamma. Chi ha infatti detto che le ragazze abbiano bisogno di bici montate meno bene degli uomini? Juliana Strega e Santa Cruz Nomad sono insomma identiche.
Rispetto alla Nomad, la Strega adotta tuttavia un tuning dell’ammortizzatore diverso: è un Low-Low, invece che Mid-Mid. Questa scelta è stata pensata perchè solitamente le ragazze pesano meno degli uomini e di conseguenza utilizzano pressioni delle sospensioni più basse. La frenatura idraulica, sia in compressione che sul ritorno alle alte velocità, deve essere più bassa per lavorare meglio con le basse pressioni di esercizio.
A livello di geometrie la Strega è esattamente uguale alla Nomad a parità di misura, con l’unica differenza che è disponibile solo nelle taglie XS, S e M.
Santa Cruz ha presentato anche un nuovo progetto: le ruote Reserve
Le Reserve sono le prime ruote sviluppate da Santa Cruz e saranno disponibili come upgrade sugli allestimenti top di gamma della casa californiana.
Il cuore del progetto sono i nuovi cerchi carbon, sviluppati da Santa Cruz adottando le stesse tecniche costruttive sviluppate nella realizzazione dei telai. Il risultato è un cerchio in carbonio estremamente curato, hookless, asimmetrico e dal profilo basso. Qualitativamente quello che stupisce nel vedere gli spaccati è l’ottima rifinitura dell’interno del cerchio: è perfettamente liscio, senza alcun residuo di lavorazione. L’ingegnere che ha seguito questo progetto ci ha spiegato che hanno curato molto quest’aspetto, perchè una superficie liscia e regolare è anche più robusta e meno soggetta ad usure, oltre che più gradevole da vedere.
Il progetto di Santa è quello di realizzare delle ruote in carbonio quanto più durevoli possibili, robuste, affidabili ed adatte alle esigenze del rider di tutti i giorni. Il profilo ribassato rende la ruota più morbida verticalmente, rendendola meno nervosa e cattiva nella guida sullo scassato. Il materiale è stato quindi spostato nella zona del tallone (di tipo hookless), piuttosto spesso e dalla forma molto arrotondata. In questo modo il cerchio risulta molto più robusto in caso di impatto con sassi o pietre ed il rischio di pizzicature ovvero di tagliare il copertone, è molto più basso.
Sul cerchio sono ricavati dei rinforzi in prossimità dei nipples. I rinforzi sono stati realizzati in modo da sporgere all’esterno non solo per finalità estetiche, ma anche perchè in questo modo il profilo interno del cerchio è liscio e questo lo rende più robusto.
I mozzi utilizzati sono i DT350 o gli Industry Nine Torch. Due mozzi di fascia alta, dalla comprovata affidabilità.
Completano il montaggio 28 raggi DT Swiss Swiss Competition Race (sfinati 2-1.6-2) incrociati in 3a, bloccati da nipples Sapim in alluminio Secure Lock.
Saranno disponibili nei seguenti formati:
Sarà possibile acquistarle come opzione nei kit di montaggio top di gamma Santa Cruz oppure in aftermarket per poterle montare su qualsiasi bicicletta.
[ad12]
Oltre ad averci presentato i nuovi prodotti, Santa Cruz ci ha offerto la possibilità di mettere alla prova la nuova Nomad 4 in una 3 giorni di riding a cavallo tra Sospel, la Val Roja e la bellissima Molini di Triora. Tre giorni di riding intenso, su con gli shuttle e giù su sentieri rocciosi, gradonati, tortuosi, in mezza a polvere e lame di roccia. 15000m di discesa senza un secondo di tregua: un bel banco prova per la nuova Nomad!
La bici che abbiamo provato è una Nomad C taglia L (rider 1,83) nell’allestimento XX1 27,5″ Reserve:
Per la taratura dell’ammoritzzatore posteriore mi sono affidato ai consigli dei tecnici di Santa Cruz e devo dire che han saputo trovare subito un setup perfetto. Siamo partiti con un sag del 30% e la compressione chiusa di 1/3 dei click disponibili. Ho solo dovuto chiudere il ritorno dopo la prima discesa di alcuni click perchè troppo veloce. Per la forcella Lyrik avevo già la mia taratura e sono andato subito sul sicuro.
Regolata la bici, partiamo subito con lo shuttle: la curiosità per questa nuova bici è tanta. Da dove ci lasciano le navette all’imbocco del sentiero dobbiamo pedalare per un breve tratto. La prima impressione è positiva. La bici, nonostante i 170mm di escursione, non si siede per niente in pedalata. Anche senza blocco inserito si pedala bene, non si percepisce particolare bobbing a meno di non alzarsi sui pedali, ma questo è più che scontato. La posizione in sella è molto verticale, merito sicuramente della geometria del piantone sella che è bello dritto. Non a caso sul ripido la bici sale molto bene, un vero mulo che piano piano passa sopra ogni ostacolo. Con l’XX1 Eagle 32-50 si può salire anche sui muri, ma la cosa che stupisce è che la bici non si siede né tende ad impennarsi più di tanto, anzi si alza meno di molte altre bici con meno escursione.
Inizia la discesa ed inizia il divertimento! La Nomad infonde subito sicurezza: è una bici intuitiva, non è troppo reattiva o nervosa. Sali in sella, ti adatti alle geometrie ed alla posizione in sella e ti senti subito a tuo agio. Se da un lato è bella stabile sul dritto, dall’altro si gira davvero bene anche sullo stretto. Solitamente le bici moderne, con geometrie così aperte ed orizzontale virtuale bello lungo, tendono ad essere pigre nello stretto. La Nomad invece no: devi solo caricare bene l’anteriore, portare il peso bello in fuori, ma quando entra in curva devi solo lasciarla correre e lei gira molto molto bene.
I sentieri di Sospel sono un mix di pedalato, tratti tecnici e tortuosi, passaggi trialistici e segmenti da prendere a fuoco galleggiando sulle pietre. La poliedricità della Nomad è veramente evidente, la bici se la cava sempre molto bene, non delude mai.
Presa la confidenza giusta con la bici, cerco di tirarle un po’ il collo. Troviamo un bel drop, tra l’altro con un atterraggio non molto pulito. Una volta partiti, in aria mi rendo conto di stare per atterrare nello sporco, proprio su alcune rocce. Mi preoccupo, in fondo sono con il caschetto aperto e le ginocchiere morbide, ma la bici non si scompone di un millimetro. Assorbe perfettamente l’atterraggio sporco ed esce via come se niente fosse. Una vera saltatrice!
Anche sul gradonato la bici trasmette molta sicurezza: il posteriore non si insacca mai più di tanto, tende sempre a rimanere “a galla”, sempre pronto ad affrontare l’ostacolo successivo. E’ estremamente neutro in frenata ed è stabilissimo anche nelle staccate più violente.
Rispetto alla precedente versione, si sente molto la diversa curva di compressione. Ora, non sappiamo se il merito sia dell’ammortizzatore o del telaio, ma la Nomad 4 è molto più sostenuta a metà corsa. Questo significa che la bici non si insacca e non si infossa praticamente mai, nè in pedalata, ne sui tratti più rocciosi e sconnessi. La burrosità iniziale è sempre ottima, quello che cambia è proprio la parte intermedia della corsa. La grossa differenza si percepisce quando si affronta un tratto con tanti ostacoli in rapida successione: la bici tende ad uscire bene dagli ostacoli, non sembra quasi rallentare.
Incuriosito dalla possibilità di variare la geometria, ho provato a passare alla modalità low. Data la natura dei sentieri qui in Provenza, ho quasi sempre girato in modalità high, per avere quel pizzico in più di agilità che aiuta negli stretti tornantini francesi. A Molini, dove le curve sono un po’ meno strette, ho provato la posizione low, ma devo essere sincero che ho percepito davvero delle minime differenze. E’ vero, il movimento centrale si abbassa un pochettino e lo sterzo si apre leggermente, ma all’atto pratico sono differenze che non cambiano più di tanto il comportamento della bici.
Ho anche provato a montare l’ammortizzatore a molla, invece di quello ad aria. Sebbene mi aspettavo grosse differenze, devo dire che l’incremento di burrosità che mi aspettavo non si è sentito più di tanto. Sicuramente un pochettino più di morbidezza iniziale si percepisce, ma sugli ostacoli medi e grossi la differenza è minima. Occorrerebbe una prova più approfondita, ma come primo impatto credo che il Super Deluxe ad aria lavori davvero molto bene.
Che dire invece delle ruote? I sentieri su cui abbiamo girato non le hanno certo risparmiate e su quasi 30 bici non c’è stato mai nessun problema alle ruote. In molti hanno forato squarciando i copertoni, ma nessun cerchio ha dato segni di cedimento.
Nella guida l’impressione trasmessa dalle ruote è molto positiva. Da un lato non si tratta di ruote super rigide da farti rimbalzare via al minimo ostacolo, dall’altro però la rigidità laterale è notevole. E’ molto difficile valutare le ruota al primo approccio, soprattutto su di una bici nuova, ma le prime impressioni sono decisamente buone!
Insomma, la nuova Nomad sembra essere pienamente all’altezza delle sue predecessore e merita sicuramente di portare il nome che ha caratterizzato una famiglia di bici simbolo della mtb moderna. A livello di destinazione d’uso, la Nomad 4 è un’enduro spinto. Una bici che può essere pedalata, anche su dislivelli importanti, ma che nasce con l’obiettivo di andare forte in discesa. Per chi vuole pedalare le ruote in carbonio potrebbero essere un valido upgrade, sempre budget permettendo. In ottica più freeride, la Nomad è sicuramente un mezzo vincente in tutte quelle situazioni in cui i sentieri sono naturali. Anche in park può dire la sua, ma è sul naturale che si esprime al meglio.
Il bello della nuova Nomad è secondo me la poliedricità. E’ una bici con cui puoi farci tutto, dalla gara di enduro all’uscita la domenica con gli amici in montagna, dal giro alpino alla giornata di freeride meccanizzato. Ovviamente si tratta di una bici orientata alla discesa e che quindi è pensata per chi vuole divertirsi in discesa, sia pedalando che “meccanizzando”.
E’ una bici per tutti, facile e ben equilibrata, che trasmette un buon feeling sin dalle prime uscite, ma che non va mai in crisi neanche nelle situazioni più estreme, anzi sembra chiedere sempre di più E’ insomma adatta a riders di ogni livello, sia per chi cerca un mezzo sicuro per la discesa, sia per chi cerca un mezzo performante per andare forte.
Telaio CC 3899
Bici complete telaio C
– bici kit R e Yari 4999
– bici kit S e Yari 5799
– bici kit XE e Lyrik rct3 6499
Bici complete con telaio CC
– kit x01 e lyirk 7799. Se con ruote in carbonio Santa Cruz 8999
– Kit xx1 8799. Ruote carbonio 9799 (versione da noi provata)
Disponibilità in Italia
I primi pezzi arriveranno da metà mese, consegne normali da Luglio. Fino a Ottobre saranno disponibili solo le bici complete, non ancora i telai.
Le ruote come Aftermarket saranno disponibili da novembre.
Photo credits: Sven Martin per Santa Cruz Bicycles
Volete sfondarvi di cenoni, pranzoni, aperitivi e gozzoviglie varie? Allora ecco un ottimo modo per…
Settimana di brutte notizie dal mondo ciclo: dopo GT e Rocky Mountain, questa volta tocca…
A causa di una brutta caduta alla Parigi-Roubaix 2023, Filippo Colombo dello Scott-Sram XC team…
Qual è la mountain bike dell'anno 2024? Dopo tante elucubrazioni, ecco la nostra preferita. Attenzione:…
Purtroppo anche per Rocky Mountain Bicycles le cose non vanno bene, l'azienda canadese oggi ha…
Fermento in casa GT, dove ieri è stata annunciata una "pausa" nel rilascio di nuovi…