Autore: Francesco Mazza
La scorsa settimana vi abbiamo presentato la nuova RockShox Lyrik, anticipandovi che presto avremmo avuto occasione di provarla e di riportarvi le prime impressioni, e così è stato. Abbiamo trascorso qualche giorno a Les Deux Alpes in occasione del Crankworx insieme allo staff SRAM e RockShox. Qui abbiamo potuto spremere come si deve la Lyrik 2016 in due giorni di riding veramente intensi e piacevoli. L’organizzazione SRAM ha scelto di inviarci la press release prima che ci recassimo a Les Deux Alpes proprio per metterci nella condizione di concentrarci esclusivamente sul riding, facendo in modo che ci potessimo rilassare e divertire, sfruttando così al meglio tutto il tempo trascorso in sella.
Per il test ci è stata messa a disposizione una Cube Fritzz 180 SL, interamente montata con prodotti SRAM 2016, quindi oltre al test della forcella abbiamo potuto avere un primo contatto anche con altri nuovi prodotti del marchio americano. La bici inoltre ci è stata lasciata per poter effettuare un test di durata sulla forcella e sul resto dei prodotti, perciò a questo articolo seguirà tra qualche mese un’altra pubblicazione con le impressioni a lungo termine sia della Lyrik che degli altri componenti.
La Fritzz con i suoi 180mm di escursione posteriore è sicuramente un telaio tra i più indicati per ospitare la Lyrik RCT3 Solo Air nella versione da 180mm. L’ammortizzatore è un Monarch Plus RC3 DebonAir 2016, le ruote sono le nuove Rail 40 e come freni monta i nuovi top di gamma Guide Ultimate, mentre la trasmissione è formata dal gruppo GX.
Lyrik
Per i dettagli tecnici principali vi rimandiamo all’articolo di presentazione. In questo articolo invece vogliamo sottolineare altre caratteristiche tecniche che ci sono state spiegate con maggiore accuratezza durante questi giorni in compagnia dei tecnici di RockShox, tra cui Jon Cancellier, ingegnere e Product Manager di RockShox e SRAM.
Nella foto seguente siamo all’inseguimento di Jon su uno dei polverosissimi trail di L2A. Abbiamo trascorso molto ore di riding assieme e possiamo dire che oltre a essere bravo nel suo lavoro è anche un gran manico in bici.
Torniamo a parlare del prodotto. La nuova Lyrik è una forcella dall’indole cattiva e discesistica, ma che si lascia comunque pedalare molto bene se montata sulla bici giusta. Ricordiamo che il peso, rispetto alla Pike, è di poco più di 100g in media, in base ai modelli. Di primo impatto verrebbe da definirla una versione a lunga escursione della Pike, ma Jon ci ha rivelato che è stata pensata più come una versione monopiastra della Boxxer, una “mini Boxxer” per usare le sue parole, che unisce i vantaggi della Pike a quelli della Boxxer, con una struttura interamente ridisegnata e parecchie nuove features.
L’unica scelta “conservatrice” resta quella del diametro degli steli. Così come la Boxxer e la Pike, anche la nuova Lyrik adotta steli da 35mm, riuscendo a soddisfare i requisiti di rigidezza a cui miravano gli ingegneri RockShox. La lunghezza A2C della forcella in versione 160mm di escursione è la stessa della Pike da 160, mentre per le versioni da 170mm e da 180mm la lunghezza aumenta rispettivamente di 1cm e 2cm. Lo spessore degli steli invece è stato incrementato e quindi la maggior parte dei componenti interni è stata riprogettata appositamente per questa nuova forcella e per la “cugina” Yari. Il monolite è interamente nuovo e prevede alcune zone a spessore differenziato lungo i due foderi.
Anche l’archetto è una nuova edizione, anche perchè la distanza tra gli steli è maggiore rispetto alla Pike di circa 10mm, quindi le forze in gioco sono differenti. Inoltre con ben 180mm di escursione e con la destinazione d’uso a cui è rivolta, rigidezza e robustezza sono condizioni imprescindibili, quindi la dimensione maggiore e le robuste nervature che lo percorrono, diventano determinanti.
I piedini ospitano il sistema Torque Cap, che consente una maggiore rigidezza dell’insieme forcella/ruota, grazie all’ampia superficie di contatto tra il monolite, come vediamo bene nella foto seguente, e i mozzi con medesimo standard. Ovviamente la Lyrik ospita anche mozzi standard da 15×100 (o 15×110 nella versione Boost). La lunghezza dei foderi inoltre è asimmetrica, con il fodero sinistro leggermente più lungo del destro, per offrire più spazio alla cartuccia dell’aria, mentre sul lato destro resta più corto per mantenere meno esposto a urti il pomello di regolazione del ritorno.
Le tenute sono prodotte appositamente da SKF per RockShox. Si tratta dei paraoli e della tenuta terminale della cartuccia Charger al cui interno scorre l’asta del pompante. I paraoli sono stati realizzati in colore nero invece del consueto colore verde acquamarina, che meglio si abbina allo stile total black dei prodotti RockShox. Sugli stessi paraoli inoltre è stampato il nome RockShox. Questi paraoli equipaggeranno tutte le forcelle con steli da 35mm.
L’idraulica è gestita dalla cartuccia Charger RCT3, che mette a disposizione le 3 posizioni preimpostate in compressione (Open, Pedal e Lock) e un registro di regolazione della compressione alle basse velocità con un range di 12 click, che intervengono efficacemente sull’idraulica.
Il controllo dell’estensione utilizza la tecnologia Rapid Recovery, per cui è sufficiente regolare il ritorno a proprio piacimento per le normali condizioni di riding, poichè per le situazioni più particolari come i grossi impatti o gli impatti in rapida successione, è la cartuccia stessa a riconoscere le variazioni del terreno e a liberare maggiormente la frenatura in modo che la forcella si riestenda sufficientemente in fretta per assorbire gli urti successivi, continuando a lavorare nella parte iniziale dell’escursione. Questo fa si che il comportamento della Lyrik sia confortevole ma comunque efficiente e sostenuto.
Per l’elemento elastico è stata scelta esclusivamente l’aria, non solo per il peso ma soprattutto perchè più facilmente personalizzabile rispetto alla molla. La cartuccia Solo Air ha ora una camera negativa di dimensioni maggiori, a vantaggio della sensibilità iniziale e del comportamento generale della forcella in affondamento.
Come su tutte le forcelle RockShox, la tabella delle pressioni è facilmente consultabile sul fodero sinistro, che ospita la cartuccia dell’aria.
A causa del differente diametro interno degli steli della Lyrik, più spessi di quelli delle altre forcelle da 35mm, anche i Token sono stati modificati, con una leggera riduzione di diametro. Questi nuovi Token, di colore grigio, saranno presenti su tutte le forcelle Solo Air con steli da 35mm. Per le cartucce Dual Position Air invece sono stati realizzati dei nuovi Token di colore rosso, che si adattano a tutte le forcelle con Dual Position Air. La collocazione di questi Token per Dual Position Air è un tantino più elaborata di quelli per Solo Air, dato che vanno infilati da sotto all’asta del pompante della cartuccia.
Prime impressioni di riding
A Les Deux Alpes abbiamo affrontato diversi tipi di percorsi. Chi conosce la frequentatissima località turistica francese, sa quanta varietà di tracciati sia in grado di offrire. Il primo giorno abbiamo spremuto la Fritzz e tutti i suoi componenti prevalentemente in bike park, su percorsi veloci, scavati dalle braking bumps e polverosissimi, mentre il secondo giorno abbiamo dato priorità a tracciati più selvatici, che da Toura (2.600m) scendono a Mont de Lans (1.300m). Per toglierci ogni dubbio poi, dato che abbiamo tenuto la bici, al nostro ritorno abbiamo fatto un giro sul trail di casa preferito, che ci ha saputo dare ulteriori riferimenti.
Il nostro responso dopo questo primo intenso approccio con la nuova Lyrik RCT3 Solo Air 180 è che ha soddisfatto pienamente quanto promesso dallo staff RockShox durante la presentazione. Abbiamo utilizzato una forcella che non ha nulla da invidiare a una doppia piastra in quanto a rigidezza strutturale e a capacità di assorbimento, mentre è manovrabile con estrema facilità come la sorella Pike.
La versione da 180mm esce di serie senza Token al suo interno, ed effettivamente non se ne sente la necessità data la curva di compressione progressiva, che ci ha fatto andare a fondocorsa solo in un’occasione a causa di un nostro errore in atterraggio da un salto. La sensibilità iniziale è eccellente e se ne gode appieno dato che è molto sostenuta e, anche per merito del Rapid Recovery, lavora prevalentemente nella prima parte di corsa, fino a quando non occorre realmente utilizzare la restante escursione. Anche nei tratti molto sconnessi e sulle odiose braking bumps, l’idraulica gestisce bene gli impulsi ricevuti dal terreno, mantenendo costantemente grip a terra e quindi il massimo controllo in direzionalità. Con la nuova Lyrik 180 tra le mani la sensazione è quella di guidare una bici da Enduro con le performance di una da DH. L’arma ideale per aggredire i trail più cattivi o i bike park. Potremmo definirla un’ottima forcella da Freeride, ma sarebbe una definizione che le andrebbe stretta perchè questa Lyrik racchiude in se tutte le migliori features di una forcella race.
Trasmissione GX
Per la prima volta saliamo in sella a una bici montata con trasmissione GX. Sono trascorsi ormai più di 3 mesi da quando vi abbiamo presentato questo gruppo e sinceramente eravamo piuttosto curiosi di scoprire se la differenza di costo dei componenti GX rispetto agli altri gruppi 11v top di gamma di SRAM si traducesse anche in prestazioni nettamente più scarse o se si trattasse invece di un gruppo da consigliare agli amici per risparmiare diversi soldini. Siamo rimasti decisamente soddisfatti nel constatare che la qualità dei componenti è ottima e la differenza di prestazioni rispetto ai gruppi più costosi è minore di quanto non sia la differenza di prezzo.
In linea di massima soltanto la bilancia è in grado di decretare la vera differenza tra un gruppo GX e un top di gamma. L’uso dei materiali e di alcune tecnologie differenti fanno si che il peso cresca, ma a parte questo le prestazioni non vengono avvertibilmente inficiate da altri fattori. La guarnitura è molto rigida e ha il solo limite del girobulloni 104mm, che impone l’uso di corone con numero di denti non inferiore a 30. Problema comunque aggirabile smontando lo spider e montando corone Direct Mount. Il pacco pignoni andrà valutato nel tempo, per scoprirne la resistenza all’usura. Il cambio è risultato molto preciso e il comando ci ha sorpreso per la pulizia degli innesti e per la sensazione di solidità e precisione che trasmette.
Guide Ultimate
Con il modello Ultimate, che vi abbiamo presentato a fine Marzo, SRAM offre una versione evoluta e di alta gamma dei freni della serie Guide. La nuova pinza S4 è stata rivisitata per garantire prestazioni elevate mentre il pompante è dotato di leva in carbonio e viteria in titanio per mantenere il peso più basso possibile. Le regolazioni a disposizione sono uguali alla versione RCS, ovvero il Tool Free Contact Point e il Reach Adjust.
Le dimensioni dei pistoni e il circuito dell’olio ottimizzato sulla nuova pinza S4 riescono a tenere effettivamente sotto controllo il surriscaldamento dei freni, che infatti non hanno dato segni di cedimento nemmeno durante le discese più lunghe e impegnative sulle quali li abbiamo messi alla prova. La risposta delle leve è pronta e affidabile anche se un po’ pastosa. Non si avverte il feeling secco e deciso del contatto delle pastiglie sul disco, ma si apprezza la modulabilità offerta dai 4 pistoni.
Rail 40
Altro prodotto nuovo con il quale abbiamo preso contatto per la prima volta in questa occasione, sono le ruote Rail 40, che vi abbiamo presentato a Maggio. Si tratta di ruote di medio valore all’interno della gamma SRAM, ma questa definizione non rende loro merito. Sono ruote robuste e rigide, che rispetto ai modelli superiori della serie Rail pagano qualcosa in termini di peso ma offrono prestazioni altrettanto valide.
Con le Rail 40 la sensazione è di guidare ruote robuste e affidabili che, grazie al canale asimmetrico con spessori differenziati e ai 24 raggi a lama, sono anche molto rigide e precise. La tenuta del copertone, con sistema UST Tubeless, non ha mai accennato a dare problemi di perdite di pressione. I mozzi sono scorrevoli e la ruota libera dispone di un ingaggio efficiente e immediato. La versione da noi utilizzata monta mozzo anteriore con adattatori per il sistema Torque Cap. Avendolo usato per la prima volta e per di più su una forcella già di per sé molto rigida, anch’essa utilizzata per la prima volta, non riusciamo a definire quanto la rigidezza dell’insieme ruota/forcella dipenda dal mozzo stesso piuttosto che dal sistema Torque Cap, ma certamente possiamo dire di non aver avvertito alcun accenno di torsione durante questo primo breve test.
Appuntamento a tra pochi mesi per aggiornare queste prime sensazioni con un nuovo articolo, dopo aver verificato le prestazioni a lungo termine con un test più approfondito di tutti i prodotti montati sulla Cube Fritzz.