La Pikes Peak 3 EN

[First Ride] Rose Pikes Peak AM e EN

In attesa di poterci fornire delle bici per un test approfondito, Rose ci ha messo a disposizione la nuova Pikes Peak per un first ride di due giorni sui sentieri valtellinesi curati dalle guide di 360 ValtellinaBike. Il sottoscritto ha usato la versione enduro in taglia L, mentre Marco Toniolo era sulla versione all mountain in taglia M, entrambe nell’allestimento top di gamma. Vista la canicola della settimana scorsa, la voglia di affrontare le impegnative salite della zona non era molta, motivo per cui ci siamo concentrati prevalentemente sulla discesa accumulando oltre 10000 metri di dislivello negativo.

La Pikes Peak 3 EN, top di gamma della versione enduro

Con la Pikes Peak, presentata recentemente sul mag e disponibile sia in versione all mountain che enduro, Rose cambia decisamente registro rispetto a quanto proposto sino ad ora in questo segmento con la Granite Chief e la Uncle Jimbo. I cambiamenti non sono solamente estetici, con linee più filanti e moderne, ma interessano in modo incisivo anche il lato funzionale. Diciamo che l’unico punto fermo rimasto è lo schema della sospensione – un quadrilatero con giunto Horst – ed il formato ruota da 27.5”.


Carro con giunto Horst e biella di rinvio dell’ammo sono in carbonio, al pari del triangolo principale

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Sia la Pikes Peak EN che la AM utilizzano lo stesso telaio full carbon dal peso dichiarato di 2.4 kg, mentre cambiano le unità ammortizzanti e con esse geometrie ed escursioni (nelle tabelle che seguono trovate tutti i dati). Molto interessante il peso delle due bici in test, con 13.25 kg per la EN in taglia L e 12.1 kg per la AM in taglia M.

Seguendo le tendenze attuali, la Pikes Peak ha degli abbondanti valori di reach ed orizzontale virtuale, un seat tube abbastanza corto e la quota di chainstay discretamente contenuta. Per usare un’espressione mai sentita negli ultimi tempi, è una bici “bassa e lunga”.
Anche se non avete letto la presentazione linkata ad inizio articolo, alcuni valori doppi nelle tabelle delle geometrie vi avranno fatto intuire che il telaio della Pikes Peak permette di variare le geometrie. I due assetti previsti variano gli angoli sella e sterzo di un grado, mentre l’altezza del movimento centrale cambia di 12 mm, quindi delle variazioni abbastanza consistenti. Il Progeo, così si chiama il dispositivo ideato da Rose per raggiungere lo scopo, non si limita però a questo. Per ognuno dei due assetti geometrici è infatti possibile scegliere fra due diversi livelli di progressività della sospensione, per un totale di quattro diversi set-up.

L’immagine che vedete qua sopra è abbastanza esplicativa delle quattro posizioni del Progeo e dell’utilizzo consigliato, ma per chi non mastica l’inglese le riassumiamo di seguito.

Pro High/Geo Steep
In questa posizione le geometrie sono più verticali (fare riferimento alla tabella delle geo per i valori assoluti) e la progressività maggiore. E’ quindi il setting suggerito per le salite più tecniche, dato che all’assetto geometrico favorevole si abbina un maggiore sostegno della sospensione posteriore.

Pro Mid/Geo Steep
L’assetto rimane quello più verticale (steep), ma la sospensione perde un po’ di progressività permettendo di sfruttare meglio la corsa. Si tratta del settaggio suggerito per le discese tecniche e tortuose, dove l’agilità ha maggiore importanza della stabilità sul veloce.

Pro Mid/Geo Slack
Questa è una delle due posizioni che danno la massima resa in discesa, dato che gli angoli si aprono di circa un grado ed il movimento centrale scende di 12 mm rispetto alle posizioni steep. La progressività mid garantisce però maggiore resistenza al finecorsa e sostegno rispetto all’ultimo setting possibile che vedremo fra poco. E’ perciò consigliata in caso di drop di una certa entità o sui tracciati con forti compressioni.

Pro Low/Geo Slack
Eccoci al set-up considerabile più discesistico, dato che alle geometrie aperte si accompagna una progressività della sospensione ancora inferiore e quindi in grado di utilizzare buona parte della corsa anche su sequenze di ostacoli di medie dimensioni affrontate ad alta velocità. E’ infatti consigliata proprio per discese veloci con ad esempio sequenze di radici.

I suggerimenti dati da Rose sono abbastanza sensati, ma di fatto le preferenze personali potrebbero portare a diverse conclusioni, come vedremo più avanti.

Facciamo ora un po’ di chiarezza su cos’è il Progeo e su come ha senso utilizzarlo. Intanto è un sistema totalmente meccanico, quindi niente idraulica di mezzo. Il principio su cui si basa non è nulla di nuovo: cambiando la posizione di fissaggio dell’ammortizzatore cambiano le geometrie e la curva della sospensione posteriore. Interessante è la velocità con cui si effettua l’operazione, ma soprattutto che non è richiesta la rimozione di alcun pezzo.

L’esploso del Progeo

Nei due giorni di riding abbiamo continuamente smanettato sul Progeo, divertendoci a cambiare assetto anche lungo le discese o per affrontare le brevi salite che ci portavano all’attacco delle discese stesse. Dopo un paio di volte l’operazione riesce con grande semplicità ed è questione di una manciata di secondi. Più di mille parole vale il breve filmato che vedete qua sotto, nel quale Sergio di Rose Italia passa dalla posizione Pro High/Geo Steep alla posizione Pro Mid/Geo Slack. Per meglio mostrare la variazione di geometrie l’operazione viene compiuta in verticale, ma personalmente ho trovato più comodo lavorare con la bici adagiata a terra, in modo che il peso della bici stessa non gravi sul meccanismo tendento a portarlo sulle posizioni più aperte (per contrastarlo basta comunque applicare una coppia minima sulla chiave esagonale, come si intuisce dal filmato).

E’ chiaro che nessuno dotato di un minimo di buosenso si metterà mai a cambiare posizione ad ogni saliscendi che incontra, ma cambiare set-up prima di una lunga salita o di una lunga discesa non è affatto un’idea peregrina. Il Progeo non consente dunque una variazione “on the fly” in senso stretto, ma sicuramente permette di cucirsi addosso la bici in base alle situazioni o alle preferenze personali.
Ci è stato chiesto di fare una valutazione della resistenza del sistema allo sporco. Il Progeo in condizioni di riding è ben sigillato e sporcizia non ne entra. Un labbro circolare protegge inoltre il meccanismo, in modo che se vi fosse dello sporco accumulato sui bordi non possa entrare nel momento in cui lo si apre per effettuare la regolazione. Ciò detto, è chiaro che se a meccanismo aperto uno ci butta dentro le manciate di sabbia qualche danno si può fare, ma come si suol dire “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”. In ogni caso non ci sono parti in scorrimento e la meccanica non è quella di un orologio di precisione, trattandosi in definitiva di due nottolini sagomati (uno per lato) e ben dimensionati che si vanno ad inserire nelle apposite sedi. Tirando le somme, l’impressione è stata quella di un meccanismo ben realizzato e non troppo delicato, ma chiaramente servirà un test più lungo ed approfondito per un responso definitivo.

La cura realizzativa del telaio è alta e nulla è stato trascurato. Di seguito alcuni dettagli.

Sul campo

Pur non essendoci ammazzati di salite, qualche impressione sulla pedalabilità l’abbiamo ricavata. Oltre a diversi rilanci, una delle discese presentava inoltre una rampetta bastarda al termine di un tratto ripido e gradonato, la classica situazione dove ci si trova con il fiato corto e nella peggiore configurazione possibile, vale dire con le sospensioni aperte e geometrie discesistiche. Per quanto concerne la discesa, gli oltre 10000 m di dislivello accumulati sui più svariati tipi di terreno e pendenze sono stati più che sufficienti per farsi un’idea abbastanza precisa.

Pikes Peak 3 EN

Per una bici di questo tipo, poco più di 13 kg ed una posizione in sella sufficientemente distesa costituiscono un’ottima base di partenza  quando c’è da lottare contro la gravità. Il Fox Float X2 fa però pagare le eccellenti prestazioni discesistiche con l’assenza di un controllo realmente efficace e pratico della frenatura in compressione. L’unico registro facilmente azionabile senza ricorrere a tool vari ha infatti un effetto piuttosto blando anche quando in posizione “firm”, con il risultato che il bobbing può essere limitato ma non annullato se non con una pedalata molto attenta e regolare.
Con il Progeo in posizione Pro High/Geo Steep la bici mantiene un assetto accettabile anche sul ripido, e se non si ha la pretesa di strafare si sale discretamente bene.
Nonostante le geometrie non siano estreme, la Pikes Peak EN è comunque una enduro senza tanti compromessi, adatta a raggiungere la cima senza dover ricorrere a mezzi meccanizzati, ma con il pensiero rivolto alla discesa.

La musica cambia infatti radicalmente quando la ruota anteriore punta verso il basso, risultando subito chiaro che questo è l’utilizzo per cui la versione EN è stata ottimizzata. Con delle geometrie spinte ma non estreme, la bici ha un’ottimo bilanciamento fra stabilità ed agilità, trasmettendo sicurezza sul ripido e sul rotto senza diventare goffa nel guidato. Grazie a questa caratteristica ho potuto alternare le sole due posizioni “slack”, quindi geometrie più aperte, senza che la guida diventasse troppo impegnativa nel guidato poco pendente. Quando avremo la bici per un test più approfondito proveremo comunque a fondo anche la posizione “pro mid/geo steep”, da Rose suggerita per le situazioni particolarmente tecniche e tortuose. E fra la progressione low e mid? Chiariamo subito che, mentre la variazione di assetto geometrico è netta e facilmente apprezzabile, la variazione di progressività è meno evidente. La sospensione rimane infatti molto attiva e dal feeling particolarmente plush in entrambe le configurazioni, permettendo di sfruttare senza troppe difficoltà gran parte dei 165 mm di corsa disponibile. Resta il fatto che, sulla stessa discesa, il bottom-out l’ho raggiunto solamente utilizzando la configurazione low compression, mentre in mid l’o-ring si è sempre fermato a qualche millimetro dal finecorsa. Valutando pro e contro la configurazione mid è quella che ho preferito, dato che a fronte di una perdita trascurabile di confort fa da contraltare una maggiore resistenza al finecorsa e quel pizzico in più di sostegno quando c’è da rilanciare, nelle compressioni, ed in generale garantisce una maggiore vivacità.

Pikes Peak AM

[Testo di Marco Toniolo] Il montaggio All Mountain della Pikes Peak 3 ferma l’ago della bilancia sui 12.1 kg, un valore di tutto rispetto per una bici con escursione di 150mm anteriore e posteriore. Come potete immaginare, in salita la Pikes Peak va che è un piacere e, anche se non ho potuto provarla su grandi dislivelli, la sensazione è che sia perfetta per i lunghi giri alpini. Geometrie non esasperate, tubo sella piuttosto verticale, e delle sospensioni bloccabili la rendono facile da portare anche su asfalto o sullo scorrevole. A ciò si aggiunge la possibilità di variare gli angoli grazie al ProGeo, e devo dire che l’operazione è veramente semplice e veloce, anche se fatta su sentiero. Nel setting più verticale, con compressione dell’ammortizzatore parzialmente o completamente chiusa, la Pikes Peak arrampica veramente bene, e il bobbing non dà fastidio.

Rimanendo in tema sospensioni, il nuovo ammortizzatore Fox Float DPS, anche senza piggy bag come nella versione da me testata qualche settimana fa, è molto sensibile e la posizione “trail” si adatta bene ai sentieri tecnici con tanti saliscendi. Sulle lunghe discese valtellinesi non ho notato un eccessivo surriscaldamento o irrigidimento a causa dell’olio caldo, ma per poter dire l’ultima parola dovrei provare la bici sui sentieri di casa con i miei punti di riferimento.

In discesa la AM non sarà una schiacciasassi come la EN ma, rimanendo nelle sensazioni sul ProGeo descritte da Mauro qui sopra, non ho sentito la mancanza di quei 15mm in più di travel. Anzi, sullo stretto mi è proprio piaciuta, con una grande manegevolezza e facilità nel girarsi. Dove paga un po’ pegno, rispetto alla sorella più “grande”, é sul veloce scassato, in primis per la forcella meno rocciosa e massiccia della 36.

Dalle prime sensazioni sembra che la Pikes Peak AM abbia colto nel segno e farà felice chi cerca una bici leggera ad un prezzo competitivo.

rosebikes.it

Un ringraziamento per l’ottima ospitalità ai gestori della Fattoria Sempreverde, base ideale per esplorare i sentieri della zona.

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