Ad inizio anno Öhlins ci ha mandato due forcelle RFX 36 solo all’apparenza identiche, perché una è il modello ad aria, mentre l’altra è a molla (coil). Sono state provate a turno sulla Yeti SB 5.5 che usiamo per i test e, dopo vari smonta/monta, è venuta l’ora di pubblicare il risultato della comparativa. Se cercate i test singoli, li trovate qui e qui.
Dalla foto è difficile capire quale sia la RFX 36 ad aria e quale a molla, esternamente la distinzione si nota solo per la diversa forma della parte fra cannotto e testa e dai pomelli di regolazione. Su quella ad aria troviamo infatti il tappo per la chiusura della valvola in cui inserire l’aria per regolare la camera pneumatica, mentre sulla coil è presente la regolazione del precarico. I pomelli blu, quelli per la compressione alle alte e basse velocità, sono identici.
In fondo ai foderi la RFX ad aria ha una seconda valvola per regolare la camera della progressività (ramp up), cosa non presente sulla coil.
Se le differenze esterne sono poche, dove cambia tutto è all’interno, visto che la coil fa affidamento ad una molla invece che all’aria e quindi per poterla regolare al proprio peso sarà necessario cambiare la durezza della molla stessa. Non solo, anche il peso è diverso, con 350 grammi in più sulla versione a molla, per un totale di 2.390 grammi, non esattamente un peso piuma. Insomma, se si guardano i numeri e la facilità di regolazione, l’aria parte in pole position. Con questa comparativa vogliamo però andare a vedere quali sono le differenze sul campo.
Stessa bici, stesso set up, stessi sentieri. Condizioni ideali per una comparativa. Andreani, il distributore italiano di Öhlins, mi ha mandato una RFX 36 coil con la molla per il mio peso vestito in ordine di marcia, di circa 72 kg, ed una più dura su mia richiesta, che finirò per non usare mai. Avendo provato a lungo quella ad aria, ero molto curioso di carpirne le differenze. Dico subito che ho regolato la compressione alle alte e alle basse in maniera identica al mio set up preferito che avevo trovato su quella ad aria, variandole poi di caso in caso a seconda del terreno. Ma non è qui che le due forcelle si diversificano, bensì nel feeling complessivo.
Già da fermi si nota come la coil sia più burrosa e abbia uno stacco di partenza minore rispetto alla versione ad aria. Il motivo sta nel minor numero di tenute e guarnizioni che una molla richiede rispetto ad una camera ad aria. Se si nota su un rider dal peso di 72 kg, questa caratteristica sarà ancora più accentuata per chi pesa di più ed è costretto a gonfiare molto la camera ad aria. In azione questo si traduce in una ruota anteriore letteralmente incollata al terreno, una senzazione quasi da forcella da DH. Devo ammettere che dopo un paio di discese ho smesso di preoccuparmi di scegliere le linee più pulite sul sentiero, tanto avevo una gomma bella solida che reggeva i colpi e al posteriore montavo un ammo a molla, sempre di casa Öhlins, che faceva una bella accoppiata con la coil.
Nelle sospensioni a molla spesso la progressività è minore rispetto a quelle ad aria, e risultano lineari dall’inizio alla fine della corsa, con i conseguenti problemi di supporto a metà corsa. Bene, la RFX Coil è probabilmente la forcella più sostenuta che io abbia mai provato, senza dover esagerare con la regolazione della compressione. In pratica è sensibile come ad inizio travel, ma non si mangia la corsa quando caricata dal peso del rider su discese ripide o in frenata. Parlando di progressività, il fine corsa è molto difficile da raggiungere, ed il feeling è quello che ci sia un sacco di riserva quando serve, come su un atterraggio sbagliato. Ammetto di essere rimasto molto stupito, e sono andato a rileggermi il test di Ian Collins in cui si diceva:
Così spiega Alex Boyle, che si occupa del reparto MTB in Öhlins: “Abbiamo ottenuto una progressione tale da un lato tramite la frenatura, dall’altro sfruttando l’aria intrappolata negli steli. La cartuccia idraulica è sigillata e l’aria ha quindi un determinato volume. Non può spostarsi nello stelo” In poche parole, è come se ci fosse una camera d’aria nella cartuccia idraulica. Va inoltre sottolineato che la molla è fissata sia ai due estremi che a metà, risultando così estremamente silenziosa.
Per ottenere un risultato simile sulla versione ad aria bisogna avere molta pazienza nel trovare il giusto equilibrio andando a modificare il setting della camera “ramp up” (quella con la valvola in fondo allo stelo), facendo tante prove sul campo. Intendiamoci, anche la RFX 36 ad aria è molto sostenuta e scorrevole, ma la coil è definitivamente di un altro livello e molto più semplice da regolare, perché basta mettere la molla giusta per il proprio peso.
Le prestazioni della coil sono inoltre costanti indipendentemente dall’altitudine e dalla temperatura a cui ci si trova, perché una differenza nella pressione esterna dell’aria non va a ripercuotersi su quella della camera ad aria, che non c’è. Insomma, è una forcella “ignorante”, nel senso positivo del termine, cioé che la si monta e via, senza tante paturnie. Il blocco della compressione alle alte velocità è deciso e aiuta sulle salite asfaltate, nel caso si vada in piedi sui pedali, ed è identico su entrambe le forcelle.
La RFX 36 Coil pesa di più della sorella ad aria e si può regolare solamente cambiando la molla, ma offre prestazioni che faranno felici i riders che amano la sensazione di una ruota anteriore incollata al terreno. Sorprendente la pienezza a metà corsa e la progressività. Se vi trovaste nel dubbio fra molla ed aria, date un occhio al vostro peso: più sono i chili che mettete sulla bilancia, e più la versione a molla è la scelta giusta, perché vi troverete con le stesse prestazioni di riders più leggeri di voi, cosa che non è sempre vera con le forcelle ad aria, anche in termini di durata del prodotto.
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