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Quando si parla di formati ruote e gomme, si va a toccare un punto dolente nella psiche del mountain biker moderno. Di fondo, la questione è semplice: la bici che si è comprata è la migliore. Punto. Convinzione che sale esponenzialmente se il mezzo è nuovo. Non c’è test od opinione di amici che possano far tentennare il biker sotto effetto placebo. Neanche la SS più fanatica arrivava a tali livelli. Forse il paragone è sbagliato, perchè raramente il nazista diventava comunista prima del 1945, il mountain biker invece è pronto a disprezzare la 26″o la 29″ che prima difendeva a spada tratta quando passa ad un formato diverso.
E fin qui, niente di nuovo. Guardando dove si va a parare, però, viene fuori come tutto questo rebelot stia riducendosi ad una mera questione di compromessi. Prendiamo le fat, il mio argomento preferito, soprattutto perchè oggetto di un fanatismo fin troppo facile da provocare. È come entrare nella Bürgerbräukeller con il pugno alzato e vestiti di rosso (niente paura, quel locale è stato demolito 70 anni fa). Una bici pensata per il cercatore d’oro del Klondike, che qualcuno porta sulle ciclabili nostrane e diventa “la bici con cui ci puoi fare tutto”. Ok, ma come lo fai questo tutto? Ed ecco che arrivano i compromessi. Dal bicipite di Popey a furia di gonfiare/sgonfiare i salvagenti formato magnum che si hanno intorno al cerchio, alle curve con le gomme sflosce che diventano “grippose come non mai”, e così via. Inutile mettere il dito nella piaga, lo sapete quali sono i dogmi del fat biker.
Caso vuole che qualche acquirente di fat bike si sia accorto del cancello che si era messo sotto le chiappe, ed ecco che arrivano puntualmente le “semifat”. In pratica il nuovo Plus inizia da un meno, cioè dai pollici tolti alle gomme dei cancelli di cui sopra. Figata atomica, pensano in tanti. Si possono usare le ruote da 29 o quelle da 27.5 con gomme da 3 pollici. Peccato che, sulle bici che noi tutti abbiamo in garage, una gomma da 3 pollici non passi nel carro posteriore e, se uno si è comprato una 27.5 plus, si ritrova il mozzo Boost 148 che rende di fatto inutilizzabili le care ruote della rottamata 29 (gli evangelizzatori delle Valli di Comacchio si staranno rivoltando nella tomba).
Insomma, altri danè che se ne vanno. E sono solo la punta dell’iceberg. Quello che sta sott’acqua sono i soldi che dovrete spendere in gomme, camere d’aria, pezze e valium per la crisi di nervi che vi prenderà di sicuro quando bucherete per la 100ma volta sul trail che, con l’ormai dimenticata 26 pollici, facevate ad occhi chiusi. Già, perchè quello che nessuno vi ha ancora detto, se non la mia pochezza in questa prima prova, é che, per tenere basso il peso di queste gomme monster, ci rifilano gomme in carta velina. Volete girare senza bucare? Aggiungete almeno 2-300 grammi a tali gomme, ed ecco che i piedi sbucano fuori dalla coperta corta: ruote pesanti, effetto voláno a manetta, una pena sia in salita che in curva. Un po’ come le fat. Un po’ meglio delle fat, a dire il vero, ma sempre lontano anni luce da una bici come si deve.
E torniamo ai compromessi. Sinceramente, devo percorrere tutta questa Via Crucis per accorgermi che la mia gomma da 2.3″, montata su una ruota di qualsivoglia diametro, va meglio delle semi/fat? O sono davvero così una schiappa in bici che ho bisogno di un gommone da trattore per percorrere a passo di lumaca un tratto di sentiero che i normo-tecnica-dotati fanno senza problemi? Ah già, il grip in salita. O sulla neve (mi raccomando, non più profonda di 10cm, cottura media, pendenza non superiore al 14.5%). Un momento: quei 20 metri in sella su un giro di 40 km valgono gli svantaggi che ho appena elencato, o sono solo un modo per dare spazio al mio esibizionismo e dire “Eh, quel povero pirla con le gomme da 2.3″ spingeva”? Già, perchè poi, in discesa, torna in gioco il fattore tecnica di guida, reattività della bici ed affidabilitá delle gomme. E le semifat arrivano a valle quando gli altri sono già alla birra.
Insomma, sembra che si siano gonfiate le gomme – in tutti i sensi – per poi accorgersi che il miglior compromesso lo si aveva già in garage: la cara e vecchia bici con gomme dalla larghezza “classica”. Vanno bene in salita, così come in discesa, non si buca ad ogni sasso appuntito, non pesano una tonnellata e non hanno bisogno di cento standard nuovi. Ma, soprattutto, non vi costringono a comprare una bici nuova.
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