Un gruppo di ragazzi di SRAM è stato in Nuova Zelanda con Sven e Anka Martin: ecco il loro racconto.
Tutti sogniamo viaggi in posti come questo, ma per molti di noi mortali esperienze simili restano dei sogni. Quando è stato deciso che alcuni di noi avrebbero trascorso sette giorni sulle strade e sui sentieri della South Island neozelandese, molti di noi erano scettici, fino al momento in cui siamo atterrati sulla terra del Kiwi.
Provate ad immaginare di pedalare, surfare, derapare silenziosamente e saltare su uno dei sentieri più belli che abbiate mai visto. Gli unici suoni erano quelle delle foglie di faggio sotto i copertoni. L’umidità dal vicino mare della Tasmania appare come una brezza sul viso, sulle spalle e sulle mani, è come se non ci fosse proprio. E’ la perfezione. E’ la Nuova Zelanda.
Dopo qualche giorno sui sentieri del Queenstown Bike Park, la nostra squadra è montata sul forgone dei Martin e su un reperto che abbiamo trovato ad un autonoleggio locale. Il nostro furgoncino aveva 350000 chilometri ed è stato il terzo ed ultimo che abbiamo “testato” prima di lasciare la città. La nuova Zelanda è un’attrattiva talmente grande per i viaggiatori più avventurosi che non potevamo non immaginare tutte le storie che questo furgone a dieci posti aveva da raccontare.
Trasmissione manuale, guida a destra, vibrazioni poco rassicuranti ad alta velocità, ma il van si è mantenuto intatto su e giù per le montagne, lungo le autostrade dell’isola meridionale della Nuova Zelanda e su fino in cima all’isola, a Nelson. Questo furgoncino era chiaramente un vincitore, e lo dimostrava ogni volta che Anka e Sven si fermavano per gonfiare una gomma del loro, che perdeva aria lentamente ma in continuazione.
Abbiamo raggiunto il nostro pittoresco alloggio al Caigieburn Range dopo sette ore di guida attraverso vedute fantastiche. Il progetto era di pedalare fino alle leggendarie piste da sci del Craigieburn Ski Field la mattina e scendere dall’adiacente monte Cheesman, a circa 16 km lungo la strada, nel pomeriggio. Il sole è sorto presto e ci siamo messi in moto per quella che sapevamo sarebbe stata una giornata fantastica. La salita fino a Craigieburn, attraverso la strada Craigieburn Valley Ski Road si è dimostrata fattibile, ed abbiamo chiacchierato e scherzato per tutto il tempo fino ad arrivare in cima. La salita di 7 km ci ha portato agli alloggi invernali di Craigieburn ed agli sportelli per lo skipass, abbandonati per il riposo estivo. Quando siamo arrivati in cima alla salita, il tetto formato dal bosco è scomparso lasciandoci vedere il panorama di un bacino alpino, pieno di ghiaioni e di frane e con due skilift in posizione precaria in mezzo alla valle.
Sven ci ha mostrato il percorso, uno stretto singletrack che scorreva nel bacino dentro e fuori da boschi e poi di nuovo nel cuore della valle da cui eravamo arrivati.
La discesa da Craigieburn è stata esattamente tutto ciò che una persona in mountain bike possa mai desiderare. Passaggi tecnici e rocciosi alternati a sezioni piene di radici su cui galleggiare in velocità. La Nuova Zelanda è un paese così piccolo che la metà di essa può essere percorsa in 7 ore con il nostro vecchio furgoncino, eppure sembrava enorme: ad ogni sosta incontravamo un terreno diverso da quello del giorno precedente e che sembra va completamente di un altro pianeta. Ci è stato detto che per la maggior parte dei biker ci vuole mezz’ora per concludere questa discesa, ed era chiaro che sarebbe valsa la pena di rifare la salita un’altra volta ed un’altra ancora, se avessimo avuto il tempo. Ma era ora di spostarci al monte Cheesman.
Quando il nostro furgoncino ha raggiunto il punto di partenza lungo la strada del Mt Cheesman Ski Field, il sole stava tramontando. Da lissù ci siamo guduti una vista diversa da qualunque altra cosa avessimo visto in Nuova Zelanda e ci siamo presi il tempo per apprezzare veramente il posto in cui ci trovavamo. Una volta partiti con le bici, siamo entrati in un incredibile sentiero alpino, attraverso prati, curve e salti. Abbiamo continuato così fino a che il sole non è scomparso dietro le montagne intorno a noi. Il sentiero di fronte a noi portava, quasi dritto in discesa, attraverso la vegetazione incantata del bosco. Man mano che il gruppo di disperdeva ci sentivamo gridare entusiasti. Era difficile credere di aver trovato un sentiero più bello del precedente, ma ormai stavamo cominciando ad abituarci a restare stupefatti.
Ci siamo spostati a nord e poi ad est attraverso la West Coast Road al buio, fermandoci solo per bere una birra e mangiare dei panini in un bar ancora aperto, sull’Arthur Pass. Avevamo Canterbury alle spalle e la regione della West Coast riempiva i nostri sensi. L’umidità nell’aria e l’odore delle vicine spiagge sul mare della Tasmania erano fortissimi al nostro arrivo nel piccolo paese di Punakaiki. La mattina successiva è nata col sole più luminoso e noi ci siamo ritrovati in cabine annidate nella giungle.
Una breve visita alle Pancake Rocks di Punakaiki ed un rifornimento ad un bar locale ci hanno rimesso in strada, mentre la gomma del furgoncino dei Martin perdeva sempre di più. Ogni volta che la pompa veniva rimessa al lavoro, era per noi l’occasione per fare delle foto. La highway 6 ci ha portato a nord ed a est a Nelson, ed il viaggio di 5 ore ci ha datto il tempo di rilassarci, di chiaccherare un po’ e di goderci il paesaggio fuori dai finestrini.
Nelson era più che adatta come ultima tappa del nostro viaggio. Ci siamo stabiliti in una casa arroccata in cima alla collina sopra Nelson e sopra la Tasman coast. Essendo una piccola città portuale, Nelson ha un feeling internazionale che manca a così tante città intorno al mondo. Le vie sono piene di fantastici ristoranti, bar e caffè ed ha il feeling di una piccola metropoli ricca di cultura.
HouseMartin ha preparato i furgoni e l’attrezzatura per portarci fino all’inizio di un sentiero locale, sulla cima della Fringed Hill, fuori dalla città (e sopra di essa) il giorno successivo il nostro arrivo. Questo è uno dei giri “dopo il lavoro” preferiti di Anka, e malgrado la difficoltà per raggiungere l’inizio del sentiero fosse qualcosa di mai provato prima in Nuova Zelanda, abbiamo trovato uno di quei singletracks meravigliosi a cui eravamo stati abituati. Eppure il terreno era così diverso da quello visto a Queenstown e Craigieburn: questo correva in un bosco più vecchio e pieno di radici. Mentre Anka e Sven festeggiavano il ritorno sui loro sentieri locali, il resto di noi cercava di regolare le bici per le rocce e radici mosse e per i tanti saliscendi. Alcuni di noi sono caduti più volte, ma sono comunque riusciti ad apprezzare ciò che questo sentiero offriva per tutto il percorso fino alla Matai Valley.
Nel nostro ultimo giorno a Nelson i Martin hanno deciso di finire alla grande, noleggiando un elicottero per raggiungere un trail che altrimenti sarebbe stato raggiungibile solo in diverse ore di pedalata, nei Richmond Mountain Ranges. Siamo partiti verso nordest, fuori da Nelson e di nuovo sulle montagne, lungo una strada sterrata per poi parcheggiare alla nostra “zona di atterraggio”, uno spiazzo campeggiabile vicino ad un fiume. Qui è anche dove avremmo concluso il giro. Mentre il nostro pilota ci portava abilmente al punto di partenza in un paio di viaggi, abbiamo avuto la possibilità di vedere coi nostri occhi quanto sia vasta questa regione della Nuova Zelanda, racchiusa tra le zone di Marlborough e Nelson.
Salutando l’elicottero ci siamo lanciati nell’ignoto del sentiero davanti a noi, con le aspettative create dalla grandiosa rete di sentieri che avevamo visto fino a quel momento. Ebbene questo… questo era ancora meglio.
I primi chilometri del sentiero erano veloci, larghi e con le sponde, con foglie di faggio sparse ovunque. Giusto il tempo di gasarci e abbiamo cominciato a vedere le prime salite, che più tardi hanno lasciato il posto a brevi tratti da fare con le bici in spalla. Una salita corta ma ripida ci ha infinr portato a quella che Sven e Anka dicevano essere “la cima” del sentiero. Ci siamo fermati per pranzo prima di cominciare la discesa. Eravamo nel bosco, ed era difficile dire dove il trail avrebbe portato.
Il sentiero davanti a noi era aperto ed aveva radici, salti e curve con sponde naturali. Le foglie di faggio ci toglievano grip ma lasciavano che le gomme riprendessero tenuta appena fuori dalle derapate, permettendoci di andare avanti. Era il paradiso.
Il giro è finito con una traversata di 45 minuti per raggiungere di nuovo il nostro furgoncino ed un barbecue che HouseMartin aveva premurosamente preparato. Ci siamo raccontati com’è andata la giornata, i rischi di cadute, le conquiste e le risate. C’era perà la sensazione che stessimo tutti per perdere qualcosa, malgrado tutto quello che avevamo guadagnato. E’ stata un’avventura meravigliosa attraverso Otago, Canterbury, la West Coast, le regioni di Nelson e Marlborough in Nuova Zelanda. Eravamo tutti sani, felici ed abbiamo concluso l’avventura apprezzando l’assoluto splendore del paese. In Nord America faceva freddo e c’era la neve. Aspettate… perchè stiamo di nuovo partendo? Abbiamo visto a mala pena la superficie di cosa la Nuova Zelanda possa offrire ai biker. Sven e Anka di HouseMartin hanno organizzato meticolosamente un viaggio che ci ha portato su tutti i grandiosi sentieri che possono essere percorsi in un periodo di tempo così limitato. Quando è arrivata l’ora di salutare i nostri amici sudafricani preferiti, il sentimento che provavamo era di gratitudine, ma allo stesso tempo c’era la tristezza per poter essere restati così poco, pur avendo coperto distanze così lunghe. Torneremo, e la prossima volta per più tempo, nessuno di noi ne dubita. La domanda è: riusciremo a farlo presto abbastanza?
Foto: Adrian Marcoux e Sven Martin.
Video: Mind Spark Cinema.
Testo: Sarah Leishman