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In occasione della presentazione della nuova mountain bike Canyon Lux CF 29 abbiamo avuto la possibilità di visitare tutti i reparti e gli uffici della sede Canyon a Koblenz (D), graziosa cittadina situata nella parte settentrionale della Renania-Palatinato, chiamata “Deutsches Eck” (angolo di Germania) per il fatto di trovarsi nel punto di confluenza dei fiumi Reno e Mosella.
Non è la prima volta che MTB-Forum si reca in visita alla sede tedesca (qui il report del 2008) ma essendo trascorsi quasi cinque anni, abbiamo colto volentieri l’occasione offertaci, anche nell’ottica di misurare l’eventuale crescita aziendale.
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La storia
L’attuale sede è stata costruita nel 2006 (inizialmente solo la parte dello “show-room”) e integrata poi nel 2008 con tutti gli altri reparti della Casa madre, ma la storia di Canyon è iniziata molto prima, per mano del fondatore e proprietario Roman Arnold, appassionato ciclista amatoriale fin dall’età di 14 anni. Il padre Tony e il fratello Frank seguivano e supportavano Roman nei primi anni ’80 durante le sue competizioni ciclistiche, vendendo anche pezzi di ricambio a quanti ne avessero avuto bisogno. Il business prese piede, tanto che nel 1984 la famiglia Arnold aprì una piccola attività di vendita all’interno del proprio garage, nella cittadina di Löf, dove abitavano. L’anno seguente, il 1985, Roman Arnold fondò la ditta “Radsport Arnold GmbH”, con sede a Koblenz.
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La Somec Bahnrad del 1982 utilizzata dall’allora 15enne Roman Arnold
L’attività crebbe notevolmente, e dal 1990 la Radsport Arnold si orientò verso la distribuzione di prestigiosi marchi statunitensi, con un occhio di riguardo rivolto al mercato asiatico, dove Taiwan stava iniziando a mostrare chiari segni delle sue enormi potenzialità.
Nel 1996 il successo del marchio tedesco necessitava di un nuovo assetto, molto più adeguato alle dimensioni dell’attività aziendale. Venne così registrato il nome “Canyon”, scelto in quanto facilmente accostabile alla popolarità che la mountain bike stava avendo negli Stati Uniti, in pieno boom delle ruote grasse. La Radsport Arnold iniziò quindi a distribuire biciclette con il marchio Canyon, assemblate in Germania ma prodotte a Taiwan.
Nel 1998 Canyon progettò la mtb full-suspended FS1000, la prima a essere concepita interamente nei reparti dell’azienda tedesca. Da lì in poi si ebbe una escalation notevolissima nella ricerca e nello sviluppo dei progetti, anche perché nel 1999 Roman Arnold volle con sé Lutz Scheffer, celebre product designer del settore auto, che divenne il principale ispiratore delle forme telaistiche di Canyon.
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La full FX 2000, una delle prime creature disegnate da Lutz Scheffer
Nel 2001 Radsport Arnold cambiò la ragione sociale nell’attuale Canyon Bicycles GmbH e nel 2002 iniziò a lavorare il carbonio. Nacque il telaio mtb full-suspended “Photon” che però, nel corso di una prova effettuata dalla rivista tedesca “Mountain Bike”, si ruppe in corrispondenza della scatola del movimento centrale. L’esito negativo convinse Roman Arnold a creare nel 2003 un laboratorio di test interno, in collaborazione con la facoltà di Ingegneria Meccanica dell’Università di Pforzheim. In seguito nacquero progetti vincenti e innovativi, alcuni addirittura sbalorditivi (come avvenne nel 2005 con la specialissima stradale 3.7, dove la sigla numerica indica il peso in kg della bici completa).
Dal 2006, con lo show-room inaugurato a Koblenz, Canyon iniziò anche un programma di sponsorizzazione di vari team (ad oggi sono il team professionistico Katusha, il Topeak-Ergon Mtb Racing Team e il Canyon Factory Mtb Enduro Team), nonché il supporto a giovani talenti seguiti dall’esperta supervisione di Erik Zabel, legatosi a Canyon negli ultimi anni della sua brillante carriera professionistica e ancora attuale preziosissimo consulente della Casa.
I premi e i riconoscimenti conseguiti da Canyon nel corso degli anni sono numerosissimi – più di un centinaio – e tutti di grande importanza, a testimonianza delle filosofia aziendale, improntata alla passione per lo sport e alla realizzazione della bicicletta migliore per soddisfarla.
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La Speedmax Concept, premiata con il “Red Dot Award” 2012 quale prodotto per il miglior design
Il presente
Oggi Canyon è una consolidata realtà mondiale, che distribuisce – tramite vendita esclusivamente diretta di tipo online – mountain bike, bici da corsa, triathlon (e a breve anche bici da “dirt”), componenti, abbigliamento e accessori in tutto il pianeta. Oltre al quartier generale, Canyon vanta sedi in Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca e Benelux che si occupano delle vendite e del servizio clienti.
Nella struttura di Koblenz trovano posto circa 350 addetti, oltre a una quarantina di impiegati negli uffici di una palazzina adiacente e altri quaranta presso un magazzino fuori città.
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L’interno dello show-room, con bici d’occasione, tutte disponibili per una prova
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L’ampio, luminoso show-room al piano terra – con bar annesso – accoglie i clienti e i visitatori, offrendo loro le occasioni dell’outlet (bici da corsa e mtb a prezzi scontati, con la possibilità di provarle nel piazzale antistante prima dell’eventuale acquisto), l’abbigliamento, i componenti e gli accessori dei marchi distribuiti da Canyon in Germania, le biciclette frutto di progetti particolari e quelle appartenenti ai campioni attuali o del recente passato.
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La leggerissima Projekt 6.8, con triplice freno a disco e leve cambio dal profilo esclusivo
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La bicicletta 2012 di Luca Paolini
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La mtb utilizzata da Manuel Fumic alle Olimpiadi di Pechino 2008
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La bici con la quale Cadel Evans si aggiudicò il Mondiale su strada 2009, a Lugano
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…e quella con cui Philippe Gilbert vinse la classifica UCI World Tour 2011 e il Campionato belga
Accanto al piazzale, collocato in un’area pubblica e quindi fruibile da chiunque lo desideri, un divertente “pump track” dove testare le bici (imminente il parto di una creatura “dirt” in casa Canyon) o trascorrere piacevoli momenti della propria pausa pranzo.
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Behind the door
Una porta di sicurezza, la cui esclusiva apertura è affidata al badge aziendale, collega lo show-room all’officina e al magazzino. E’ tutto un brulicare di biciclette, componenti vari, scatoloni di imballaggio, attrezzi, macchinari, personale addetto al montaggio e alle riparazioni. Oltre all’assemblaggio e alla spedizione di biciclette nuove, qui giungono dalla Germania tutte le Canyon degli acquirenti che necessitano interventi di manutenzione o riparazione, siano esse in garanzia o meno.
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Per quanto concerne il montaggio delle nuove bici, va detto che tutti i telai arrivano già verniciati e finiti da Taiwan, pronti per essere assemblati. Ogni addetto Canyon deve essere in grado di eseguire il montaggio di qualsiasi parte o componente della bicicletta, da corsa o mtb che sia.
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Si lavora a rotazione su due turni di 8 ore complessive (pausa pranzo inclusa), con inizio alle 6 del mattino e alle 14 del pomeriggio. Cosa che garantisce mediamente la preparazione e la spedizione di circa 250 bici al giorno. Ma nei periodi di grande richiesta del mercato si arriva anche a triplicare i turni, con punte di 600 bici preparate nell’arco di 24 ore. I volumi di vendita 2012 hanno fatto segnare la ragguardevole cifra di 65.000 biciclette spedite da qui in tutto il mondo.
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Torel è il brand con cui Canyon commercializza le proprie biciclette in Svizzera, nazione in cui il marchio “Canyon” era già stato registrato precedentemente da altri
La rotazione delle mansioni e delle postazioni di lavoro avviene periodicamente, con frequenza massima settimanale, in modo da non risultare ripetitiva e alienante. C’è comunque qualche eccezione, come lo specialista dell’aerografo o delle ruote, autentici maestri di sensibilità e precisione manuale.
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Alcuni macchinari per l’assemblaggio sono stati progettati e brevettati dagli ingegneri Canyon. Ma qui non è tutto automatizzato, le abilità manuali specialistiche sono sempre prevalenti nel lavoro quotidiano.
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All’interno del magazzino è installato un monitor che sintetizza l’avanzamento lavori sulla linea di montaggio, sia a livello giornaliero che a livello settimanale.
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Ogni bicicletta viene impacchettata in un apposito scatolone antiurto, chiamato “bikeguard”. Oltre al manuale di istruzioni e agli accessori obbligatori per la circolazione stradale (luci, avvisatore acustico, catarifrangenti), per le mtb Canyon fornisce anche la pompa sospensioni specifica.
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Una volta assemblate, le bici vengono provate da ciascun addetto nel piazzale della ditta, in modo da certificare la bontà di funzionamento di ogni componente montato.
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Laboratorio test
Canyon certifica la qualità dei propri prodotti attraverso il suo speciale laboratorio interno di test, nel quale trovano posto numerosi costosi macchinari, realizzati in collaborazione con l’Università di Pforzheim.
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Ogni macchinario ha una sua funzione specifica, che sottopone telaio o componenti a determinati carichi per un numero di cicli tale da simularne l’intera vita. In alcuni casi si oltrepassa il milione di cicli.
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L’apparecchiatura più sofisticata e costosa – si parla di qualche decina di migliaia di euro – è tuttavia lo scanner a raggi X, per verificare la bontà di realizzazione della stampa dei telai e dei componenti in carbonio.
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Tutti i telai dedicati ai professionisti e ai team supportati vengono passati al vaglio di questa macchina e, soprattutto, all’occhio attento dell’addetto.
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I telai destinati alla commercializzazione di serie, invece, vengono analizzati a campione, in misura del 10%.
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In Canyon si avvalgono anche della tomografia computerizzata, una vera “chicca tecnologica” per l’industria ciclistica.
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Dove nascono i progetti
Al piano superiore trovano posto gli uffici (direzione, amministrazione e finanza, Research & Development, marketing, vendite, customer care), tutti ampi e luminosi. Ma ci sono anche spogliatoi con docce e armadietti personali per cambiarsi (qui si fa sport anche in pausa pranzo, oltre che utilizzare la bicicletta per raggiungere il posto di lavoro), una cucina ben attrezzata, un’ampia sala da pranzo, due “meeting room” con videoproiettore, un grande terrazzo dove organizzare grigliate aziendali e pranzare o cenare all’aperto (quando la stagione lo consente). Non mancano alcuni “coffee-corner”, dotati di macchina del caffè di un rinomato brand italiano.
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Nella spaziosa hall, su una parete accanto a comode poltrone e a un divano in pelle, è appeso un display sul quale sono riportati in tempo reale i dati relativi al numero di utenti collegati al sito Canyon, suddivisi per nazione. Per una società che vende esclusivamente online, controllare l’andamento del canale web è fondamentale.
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Tutti corridoi del piano sono addobbati dalle numerosissime maglie autografate appartenenti agli atleti e alle squadre che hanno colto le proprie vittorie in sella a biciclette Canyon.
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Gli addetti al “customer care”. Il feedback degli acquirenti è tenuto in grande considerazione per migliorare i prodotti
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In un’azienda nella quale l’età media è appena superiore ai 30 anni, i progettisti sono quasi tutti giovani e sfornano molto spesso idee vulcaniche. Il reparto R&D appare come la bottega di Leonardo da Vinci. Ovunque bozzetti, disegni, pezzi speciali stampati in 3D, telai sperimentali appesi a una rastrelliera, scaffali pieni di faldoni che contengono a loro volta documenti e disegni archiviati, bici “pilota” ricoperte di sensori ed elettrodi, prototipi di bici da collaudare…
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Il reparto R&D rappresenta il cuore e il cervello di Canyon, interfacciandosi con molteplici realtà: l’Istituto di Ricerca dei materiali compositi di Kaiserslautern (per i progetti di ricerca di nuovi materiali in funzione dei carichi e delle forze alle quali è sottoposta la bicicletta), l’Università di Scienze applicate di Pforzheim e il “Frauenhofer Institut” di Pfinztal (per il test su telai e componenti) e naturalmente con i rider e i team ufficiali, cui è affidato l’ultimo grado di test dei prodotti sui campi di gara. Il tutto coadiuvato da Lutz Scheffer, che non ha mai interrotto la collaborazione con Canyon.
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Un set di alcuni “sample” realizzati con stampanti 3D
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Il prototipo della nuova bici da “dirt”
Le idee di un progetto vengono tradotte in disegni, quindi in “sample” tridimensionali e successivamente in prototipi sottoposti a test di laboratorio, per il controllo qualità. Se una di queste fasi dovesse risultare inefficace o insoddisfacente, il progetto torna allo step precedente. In queste fasi nascono numerosi brevetti, alcuni esclusivi (Canyon ne detiene più di 200), altri liberi di essere utilizzati gratuitamente. Dopo che i prototipi hanno superato i test di laboratorio, ne avviene il test sul campo, e quando raggiungono le prestazioni volute, passano alla fase di produzione e commercializzazione. Per la gioia e il piacere di chi li pedalerà.
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