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Se ti fermi a fare due chiacchiere con chiunque nel mondo della Mountain Bike e gli chiedi chi è il miglior fotografo nel nostro settore, la risposta sarà inequivocabilmente la stessa: Sterling Lorence.
Per decenni ha plasmato il modo con il quale noi vediamo il Mountain Biking sia nei suoi aspetti più intimi che in quelli più intensi. Sterling ci ha omaggiato di stupende fotografie di riding dalle più remote regioni del pianeta Terra. Sia per quanto riguarda le fotografie editoriali che per quelle pubblicitarie, lui è senza ombra di dubbio il fotografo di MTB più emblematico e una considerevole ispirazione per tutti coloro che hanno familiarità con il suo lavoro.
Siamo stati così fortunati da incontrare Sterling nel suo tempo libero per provare a carpire i suoi segreti e vedere come funzionano esattamente le cose nel suo lavoro dietro alle lenti.
MTB-MAG: Quale è stata la scintilla che ha acceso in te l’interesse nel fotografare le Mountain Bikes?
SL: Da bambino sono cresciuto nel North Shore di Vancouver, ho girato in bici in queste foreste e sono sempre rimasto rapito dalla bellezza e dall’intensità di come giravamo. Ho desiderato immortalare questo in una foto e ho inizato a provare e fallire…
MTB-MAG: Quale è stata la prima foto o evento o spettacolo che ha acceso quella scintilla che ti ha portato a fare di tutto questo un lavoro?
SL: Ho scattato per divertimento per 4-5 anni mentre frequentavo i miei corsi universitari in risorse geografiche e ambientali… e uno dei miei amici, Mitchell Scott, stava scrivendo alcune storie sul riding nel North Shore. Furono pubblicate sulle riviste e divenne un’opportunità per far pubblicare anche le mie foto insieme alle sue parole. Agli editori piacquero i miei scatti e ricevetti numerose richieste, poi cominciarono a contattarmi i marketing manager per farmi scattare foto di North Shore per le loro pubblicità… e l’unica cosa che so è che sono trascorsi 15 anni. Fortunato e gasato.
MTB-MAG: In un certo modo tu sei un’eccezione, nel senso che sei molto abile nella fotografia di avventura ed editoriale, ma fai anche un ottimo lavoro con le luci e anche in studio. La maggior parte dei fotografi invece è molto creativa oppure molto tecnica. Tu hai uno studio a casa? Come sei diventato così esperto con le luci?
SL: Si, ho un piccolo spazio adibito a studio a casa mia e ho fotografato prodotti RaceFace per 8 anni qui. Come fotografo sono intrigato dal ruolo che hanno il sole e le nuvole nelle foto… e applicare le stesse cose a ciò che può essere creato utilizzando la luce artificiale. Da professionista nel mio lavoro, sento che è necessario essere in grado di eseguire bene i lavori con luce artificiale per molti dei miei clienti che lo richiedono. Occorre essere molto versatili, considerando che il meteo e ciò che offre è sempre molto imprevedibile e inaffidabile. L’uso dei flash invece è molto prevedibile e affidabile.
MTB-MAG: Hai una camera oscura?
SL: No. Solitamente uso quella della mia scuola.
MTB-MAG: Conservi la tua vecchia attrezzatura per motivi nostalgici?
SL: Conservo le cose che hanno perso tutto il loro valore o che sono rotte. La maggior parte delle cose usate le vendo. Nella fotografia è economicamente troppo impegnativo conservare le cose.
MTB-MAG: Abbiamo letto il tuo articolo sul vecchio 300mm 2.8 su Bike Magazine tempo fa e ci è piaciuto molto. Ti senti di dire che è il componente preferito della tua attrezzatura?
SL: Mi piace il 300 2.8 ma non è il mio preferito. Non riesco a usarlo abbastanza. Devo dire che essenzialmente non è il mio rapporto con la mia attrezzatura che mi rende un buon fotografo. Penso che ho finito per fidarmi del mio istinto nel fare affidamento sul mio equipaggiamento per creare le immagini che cerco. Quando sono in giro, i miei occhi, il mio cuore e la mia immaginazione sono le cose che mi danno soddisfazione mentre cerco lo scatto. Credo in me stesso e quello che ne viene fuori mi piace, quindi quando scatto una determinata foto, questa assume la composizione e l’angolazione che alla gente poi piace vedere. Agli editori e ai clienti piace. So di avere questo asso nella manica, è la componente chiave del mio equipaggiamento sulla quale faccio affidamento. Il resto è solo un mucchio di vetro ed elettronica.
MTB-MAG: Qual’é la tua più grande fonte di ispirazione?
SL: Un giro in solitaria nel North Shore per un paio di ore o più, sarebbe la cosa che più mi piace. Vedo e immagino scatti più che qualsiasi altra cosa. Anche il mondo dello skateboard e del surf mi ispirano in tal modo. C’é molto lifestyle e mi piace la vibrazione che alcune di quelle foto creano.
MTB-MAG: Principalmente fotografi cose inerenti la Mountain Bike. C’é qualcos’altro che fotografi per lavoro oppure che hai fotografato semplicemente per hobby? C’é qualcosa che segretamente ameresti fotografare?
SL: Sono aperto a lavori da chiunque mi cerchi, e per fare di questo una professione è necessario cimentarsi anche in altri sport e altri settori. Ho fotogradato anche bici da corsa e ho fatto qualche lavoro anche nella corsa a piedi. Ho fotografato sport olimpici e i Vancouver Canucks di Hockey. Una volta che inizi a lavorare con grandi agenzie creative, gli art director a cui piaci ti girano altri lavori interessanti. Mi diverte scattare ai prodotti perchè è impegnativo renderli il più belli possibile. Segretamente sono intrigato dall’uso delle luci nella fotografia di architettura e mi è capitato di fare alcuni scatti a degli interni.
MTB-MAG: Chi è il tuo fotografo preferito o, se questa è una domanda troppo banale, chi è stato a influenzarti maggiormente?
SL: Ho colto ispirazione da molti fotografi in circolazione. Ognuno di essi lavora bene nel proprio ambito. Durante i miei primi anni, c’é stata competizione con Derek Frankowski e Blake Jorgenson per la conquista del territorio e loro sono grandi artisti in questi sport. Entrambi hanno una grande combinazione di capacità visiva unica e creativa che li porta a essere originali nella composizione, ma hanno inoltre un grande senso dell’azione sportiva e sanno come esprimere il momento giusto. Come dicevo prima, guardo anche a surf e skate per trarre ispirazione e mi piace vedere ciò che French Fred Mortagne fa nello skate e anche quello che Morgan Massen fa nel surf. Sebas Romero che scatta MTB in Spagna è davvero brillante nell’uso delle luci.
MTB-MAG: Qual’é il tuo più grande vizio?
SL: Questo lavoro! Sembra talmente permissivo a volte viaggiare in tutto il mondo verso posti incredibilmente belli… ed essere pagati per farlo!
MTB-MAG: Hai mai scattato in DH World Cup? È un po’ una bolgia e possiamo capire perchè uno scelga di non farlo troppo a lungo, ma quello che vogliamo chiederti è se ci hai mai provato.
SL: Ho scattato saltuariamente a qualche gara negli anni e certamente mi sono divertito. La mia carriera professionale si è sviluppata attorno a molte altre aree del nostro sport, prima che le gare di DH fossero un’opportunità professionale. Ora che sono piazzato piuttosto bene facendo moltre altre cose nell’industria della MTB, onestamente non riuscirei ad avere il tempo per diventare un fotografo di DH race a tempo pieno. Inoltre viaggio già molto e non vorrei viaggiare ancora di più. Ho una famiglia e vorrei stare nel British Columbia il più possibile. La scena del Downhill ha già parecchi fotografi brillanti.
MTB-MAG: Qual’é il rider che preferisci fotografare?
SL: Questa è una domanda tosta a cui rispondere. Ci sono un sacco di riders/amici con i quali mi piace lavorare. Andrew Shandro, Thomas Vanderham, Wade Simmons e Matt Hunter hanno tutti aiutato la mia fotografia a plasmarsi per quello che è adesso e ne sono grato, inoltre sono amici anche nel tempo libero. A livello di puro stile e talento nel Freeride, Thomas Vanderham è davvero stiloso e tecnicamente abile. A livello di avventura è meraviglioso girare e lavorare con Matt Hunter. Per la sua personalità e per lo stile unico sui trail, dico Andrew Shandro. La leggenda Simmons invece è un mix di tutti loro elencati precedentemente.
MTB-MAG: Le tue foto sono praticamente perfette. Puoi raccontarci un aneddoto su di una volta in cui hai magistralmente cannato una foto, tanto per farci credere che tu sia effettivamente umano?
SL: Tutti gli scatti sono impegnativi e faccio errori continuamente. Durante ogni scatto, quando vedo qualcosa che mi piace, lavoro duramente nel tentativo di ottenere l’immagine che ho visto. Riguardo il mio lavoro in camera e provo a perfezionare gli scatti direttamente sul posto. Ho avuto la fortuna di lavorare con rider davvero talentuosi, quindi do la responsabilità a loro se a volte le foto appaiono fin troppo perfette. David Reddick, fotografo di Bike Magazine, è stato il mio mentore all’inizio della mia carriera. Ha avuto influenza su di me facendomi imparare quale fosse un’immagine potente e quale non lo fosse. Posso dire che Dave ha formato il mio occhio per lo scatto più di chiunque altro.
MTB-MAG: Qual’é stato lo scatto sul quale hai lavorato più duramente?
SL: Dovrei menzionarne troppi, ma riflettendoci, dovrei dire che i giorni peggiori sono stati quelli nei quali qualcuno è caduto e si è fatto male. A volte vorrei piantarla lì di fotografare il lato aggressivo della MTB, quando vedo che un rider si fa male. Sono stato testimone della frattura esposta del femore di Wade Simmons, Thomas Vanderham che si è rotto il gomito e Matt Hunter che si è procurato una brutta commozione cerebrale. Sono stati giorni devastanti e mi hanno portato a non voler essere in quella situazione. Altre giornate toste sono quando cerchi per forza uno scatto in un certo momento e gli elementi si mettono contro di te. Piogge torrenziali e freddo gelido, buio, mentre scatti per un catalogo di Mountain Bike femminile… e avresti bisogno di renderlo vivace! Giornate dure!
MTB-MAG: Pensi che insegnerai in un workshop un giorno?
SL: Ho già parlato in qualche workshop e mi piace condividere con gli altri. Anche rispondere a queste domande è divertente.
MTB-MAG: Qual’é l’obiettivo con il quale preferisci fotografare?
SL: L’obiettivo da 50mm su una Hasselblad equivale a uno da 35mm su una Reflex da 35mm. Questo aspetto è davvero sorprendente per ritratti e lifestyle. La profondità di campo e la sua qualità è stupenda. Ultimamente mi piace molto, ma non ho abbastanza opportunità di usarlo. Più che altro lo sto utilizzando con la mia piccola famiglia, che sta crescendo.
MTB-MAG: Come fotografo, quale pensi sia il tipo di fotografia più difficile da padroneggiare?
SL: Le nostre personalità individuali conducono alla nostra espressione nella fotografia, quindi mi sento di dire che la risposta è differente per ogni fotografo. Ho un grande rispetto per i fotografi di surf che stanno in acqua e lavorano molto bene. Ci ho provato e non potevo credere a quanto fosse dura spostarsi in acqua alla ricerca della posizione migliore per fotografare in mezzo a surf e surfisti che si schiantavano tra le onde. Comunque, al di là dello sport, penso che i grandi fotografi che scattano ritratti di persone e hanno bisogno di cogliere le espressioni e l’anima nelle loro immagini e anche giocare con le luci in uno stile soffuso ma teatrale… deve essere davvero tosto da padroneggiare.
MTB-MAG: Cibo preferito?
SL: Mi piace mangiare e adoro il cibo proveniente da tutto il mondo, ma se devo limitarmi a una nazione, starei sul cibo italiano.
MTB-MAG: Birra preferita?
SL: Lasciami dire che sono davvero preso bene con l’attuale situazione delle micro birrerie qui nel Nord America. Tutti questi tipi di IPA (India Pale Ale, una ricetta di birra tipica dei micro birrifici. ndr) sono davvero buoni.
MTB-MAG: Trail preferito?
SL: Heli drop sopra Disneyland nello Squamish con gli amici in una soleggiata giornata estiva.
Visitate il sito di Sterling: www.sterlinglorence.com e seguitelo su Instagram: @eyeroam.
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