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A distanza di qualche mese e di (ahimé) qualche sventura che mi tiene più lontana dalla mountain bike di un inverno senza neve, il sapore nostalgico di gazpacho andaluso indugia ancora sulle labbra.
Errore! Devo ridare vita alle emozioni, farle unire al volo degli uccelli nei cieli catartici sopra la Sierra Nevada, come allora e…
… come la polvere esplosa dall’impatto delle ruote sui sentieri della Alpujarra.
Devo poi colorarle e speziarle come le vie arabo-andaluse di Granada, brulicanti di gente e traboccanti di oggetti da mille e una notte, evocatori di tempi e luoghi lontani.
Ci provo, anche se l’inizio non aiuta…
“Basta mare!” Quando esprime un desiderio, Mauro tuona spesso con un ordine. A stupirmi oramai, più dei modi, è la scaturigine di un suo desiderio. Non siamo naufraghi in un’isola, tramortiti da onde, divorati dalla fame e con i polmoni gocciolanti acqua salata. Esaurisce la sua voglia di mare in una spiaggia selvaggia, lambita dalla bassa marea e accarezzata dal sole per l’ultimo saluto del giorno.
L’astinenza dalle montagne lo innervosisce ed è necessario portare quanto prima le ruote e le terga dove l’ombra che si posa sui sentieri è quella degli abeti.
In cerca di azzurro per un’altra storia, quello del cielo sopra le montagne, riprendiamo il nostro viaggio. Alle selvagge spiagge di Cabo de Gata dono una fetta di cuore, uno smartphone di appena un mese di vita, e l’unico casco portato con me in vacanza. Mi stupisco di come tanta generosità possa essere confusa con il trittico distrazione/disorganizzazione/disordine.
La nuova proposta di Mauro fa evaporare la mia nostalgia di mare. Destinaciòn: Sierra Nevada!!!!!!
Sulla mappa dei suoi desideri si aggiunge una bandierina per una nuova catena montuosa, tra quelle pedalate, sciate e arrampicate in tutto il mondo.
Lungo la via verso la Alpujarra, mentre un paesaggio puntellato di agavi e fichi d’india, curva dopo curva, si spoglia di umano per svelare la propria natura, la speranza di comprare un casco per la mia incolumità dilegua tra le eteree note del Muwashshah cantate alla radio.
Alla prima sosta in un piccolo bar di paese troviamo in un solo colpo e in una sola persona, la guida canadese Michael, tutto quello che cerchiamo, oltre al casco:
“You are in the best place for mountain biking in Spain!”
Presto scopriamo che esistono luoghi in cui il gps non è necessario, perchè qualunque imbocco diventa il sentiero freeride dei nostri desideri.
In un solo posto troviamo insieme Livigno, Finale Ligure e Salice D’Ulzio, senza impianti di risalita, con sentieri nati ancora prima che la mtb nascesse, ma per essere percorsi da mtb.
E’ un luogo dove è possibile fermarsi e fermare il tempo…
…dove le ruote fameliche, avventandosi sul sentiero, alzano al cielo nubi di polvere…
…dove i piccoli paesi di Bubión, Capileira e Pampaneira sono le prime spruzzate di neve dell’inverno in tutte le stagioni…
…e i cieli sono infiniti come le emozioni.
Nel nostro accogliente hostal, dove il paziente e cordiale proprietario è partecipe di ogni nostra avventura, viene alla luce un altro desiderio: “Prepara tutto! Domani andiamo sopra i 3000!”
Arguisco che i millequattrocento metri di quota di Bubión sono diventati collina.
Beata tranquillità, addio…
Abbandoniamo il proposito di raggiungere i 3479 metri del Mulhacén, la vetta più alta della Sierra Nevada, per evitare salatissime multe. Sperando che gli ottanta metri in meno del Veleta non provochino ulteriore instabilità psichica…
Le emozioni di questa giornata meriterebbero un altro report, per le lunghe pedalate in compagnia delle sole pietre…
…o sopra un’intera città, Granada.
Per nuove conoscenze…
… e per la discesa infinita…
… affrontata con gambe mummificate per la salita, ma chiudendo tutti i 57 switchback!
I fisici lo sanno. E’ solo una questione di sistemi di riferimento. Un giorno sei a 3400 m di quota e guardi una città. Il giorno dopo dalla città guardi la stessa cima.
Camminiamo per le vie di Granada con la mente piena di natura selvaggia. Ci imbattiamo in vigili del fuoco che, invece di estinguere incendi, accendono sorrisi;
camminiamo per i souq di secolare splendore del centro e vediamo scorrere flamenco per le vie del Sacromonte, scrosciante dalle finestre. Per qualche giorno abitiamo le vie di una città a nostra misura, con la curiosità e la discrezione dei suoi gatti.
Infine chiudiamo la nostra scoperta della Spagna immersi nella magia di un luogo che desideravo visitare da tempo, l’Alhambra. Ci facciamo catturare dai fascinosi dettagli, mulinelli di attenzione che travalicano il tempo per l’incanto.
Purtroppo è ora di tornare.
Mi consola una verità di cui sono complici la musica, le foto, i sapori, i profumi:
i bei viaggi non finiscono mai…
Alessandra
Trovate qui la prima parte del nostro viaggio: Una storia di mare a passi di flamenco
Questa parte di viaggio sulla mappa:
La Alpujarra si trova sul versante sud della Sierra Nevada. Tutta la zona è parco, ma con una distinzione in base alla quota: la parte bassa è parco naturale, più in alto diventa parco nazionale. Mentre nel parco naturale non c’è alcun problema a percorrere i sentieri in bici, nel parco nazionale è consigliabile restare sulle mulattiere. Il tutto è comunque gestito in modo abbastanza “elastico”, nel senso che anche all’interno del parco nazionale non ci sono problemi a percorrere i sentieri meno battuti dai pedoni (tipo il 57 Swithcbacks, un nome un programma…).
I sentieri sono in genere ben tenuti e la segnaletica è buona. Una mappa ben dettagliata in scala 1:40000 è reperibile all’ufficio turistico di Capileira.
Quando
Noi ci siamo stati a fine settembre trovando cieli tersi e temperature perfette. Il fondo dei sentieri alle quote più basse (comunque oltre i mille metri) era molto secco e polveroso. Alle quote più alte il fondo è invece molto simile a quello delle zone alpine.
Dove soggiornare
Noi abbiamo soggiornato a Bubion, presso l’Hostal “Las Terrazas de la Alpujarra”. Il posto non è lussuoso, però è accogliente, ha un bel giardino, le bici stanno al sicuro e c’è la possibilità di lavarle. I proprietari sono inoltre molto gentili e conoscono a menadito i sentieri.
Essendo la zona battuta dai turisti, esistono comunque molte possibilità di alloggio anche nei paesini limitrofi di Pampaneira e Capileira.
Supporto logistico
Muoversi autonomamente non è difficile (noi abbiamo fatto così), ma per ottimizzare tempi e metri di dislivello vale la pena appoggiarsi ad un’agenzia. Di seguito un paio con base a Bubion:
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