Ieri stavo guardando le statistiche del video sulla visita a Pinarello, pubblicato lo scorso giovedì. Numeri che provengono da Youtube, dunque una delle piattaforme social più usate a livello globale da tutte le generazioni. Ebbene, la fascia di età che più ha guardato quel video va dai 55 ai 64 anni.
“Chiaro, il pubblico di chi va in bici da corsa è più anziano di chi va in mountain bike, è sempre stato così“, mi sono detto. Sono quindi andato a vedere le statistiche di un video del Tech Corner: “Come far scorrere le pedivelle al meglio e risparmiare energia“. Un argomento trasversale, che dovrebbe interessare a tutti. Di nuovo, la fascia di età più forte è quella che va dai 55 ai 64 anni.
Andiamo a vedere una video serie da “supergiovani” come la Epic Trail Series di Steve Ude, e per la precisione “Kilian Bron mi porta al limite“. I biker dai 44 ai 54 vincono, in questo caso.
Sia chiaro, sono numeri che fanno felice me e le aziende, perché andiamo a prendere esattamente le fasce di età che hanno i soldi da spendere in prodotti e vacanze legate al mondo del ciclismo, ma proprio questo è il problema: il costo di ingresso nel nostro sport.
Tralasciando gli adolescenti, che fanno affidamento ai soldi dei genitori, ma dove sono finiti i 20-30enni, cioé i giovani che guadagnano la loro vita in maniera indipendente? Quelli che erano su questo sito 20 anni fa, cioé noi 40-50enni di adesso, che stiamo leggendo queste righe?
I fattori che hanno portato i giovani via dal ciclismo e lo hanno fatto diventare uno sport da “vecchi” sono i seguenti.
I costi di tutti i prodotti
Ne abbiamo parlato fino alla nausea, perché durante la bolla Covid i prezzi delle biciclette e degli accessori sono diventati assurdi, ma non mi pare che la bike industry si sia ancora resa conto che se si continua su questa strada il consolidamento del settore (= fallimento di tante aziende, distributori e negozi) sarà inevitabile. Se un top di gamma può anche costare 15.000€ ed essere venduto, non si può applicare un rincaro alla media e bassa gamma, cioé quella fascia di prezzo che va a toccare i consumatori più sensibili agli aumenti di prezzo, senza perdere per strada la fetta più grande di potenziali clienti.
Pochissime aziende riescono a sopravvivere vendendo solo alta gamma. Tutte le altre hanno bisogno di numeri che provengono dalla bassa e media gamma. Sappiamo bene che chi si approccia al nostro sport andrà a comprare un prodotto economico e solo in un eventuale secondo momento sarà disposto a spendere di più, ma il “prodotto economico” è già fuori dalla portata e soprattutto dalla predisposizione di chi vuole comprare una bici per la prima volta.
Gare senza appeal
Quale ragazzino non vede l’ora di fare una vita da monaco nei migliori anni della sua vita, perennemente a dieta, sfondandosi di bici 6-8 ore al giorno? E quale vorrebbe diventare un calciatore che, oltre a guadagnare di più, riesce anche a fare la bella vita? Oppure seguire le orme di un Cicciogamer, dove non serve neanche alzarsi dal divano?
La risposta è scontata. Aggiungiamoci che le discipline mountain bike più divertenti, anche da praticare, come l’enduro e la downhill o non si riesce a mostrarle in TV per problemi logistici (la prima) o le si nasconde dietro un paywall (la seconda) ed ecco che ci troviamo di fronte ad uno sport visto in gran parte da pensionati.
Le bici elettriche
Da un lato le ebike hanno alzato l’età media del ciclista grazie ai motori che permettono anche a chi non è più in forma di godersi una giornata in sella. Dall’altro le aziende pensano di avere trovato la gallina dalle uova d’oro in questo prodotto destinato a chi ha le risorse finanziarie per comprarlo, cioè il 50-60 enne, ed è lì che spendono i loro soldi in promozione, marketing e sviluppo. Ormai in alcuni negozi si trovano solo bici elettriche. Anzi, i negozi vengono chiamati “concessionari”, come quelli delle auto e delle moto. Roba da anziani, appunto.
Come ringiovanire il nostro sport?
Come prima cosa serve abbassare i prezzi della bassa e media gamma, di tutto il materiale di consumo e degli accessori: gomme, pastiglie freno, caschi, zaini. Un ragazzino che gira in bike park e che buca non può sentirsi chiedere 80€ per una gomma nel negozio presso la funivia, tantomeno può uno zaino fatto in Cina costare 170€.
Visto che i giovani sono social-dipendenti, vogliamo forse smetterla di finanziare ambassador che l’unica cosa che sanno fare è mostrare zinne, chiappe e tatuaggi, ma non sanno andare in bici? È pieno di accunt del genere, senza bisogno di metterci una bici di mezzo.
Andate nei campetti come il Monza Pizza Park o il TK durante un qualsiasi weekend a vedere cosa succede, fate felice qualche ragazzino in gamba con una piccola sponsorizzazione. I suoi follower avranno la sua età, ma questa è anche la generazione che fra 10 anni avrà i soldi per comprarsi i vostri prodotti (parlo con voi, aziende!).
Sono due cose facili sulla carta, ma la prima, quella dei prezzi, richiede un ripensamento e una piccola rivoluzione nel nostro settore che si vede come “il nuovo golf”. Questo non è il nuovo golf e non lo sarà mai, e sopratuttto diventerà irrilevante se non attiriamo i giovani.
Giusto o meno piacciono altre cose.
Oggigiorno i nostri genitori sarebbero in tribunale e noi affidati ad una comunità.
Però il ciclismo, inteso in senso sportivo agonistico, era cmq uno sport di nicchia anche negli anni 80 e secondo me tale rimane.
Gli sport di squadra con la palla la faranno sempre da padrone fra i giovani.
E' anche giusto, sono più adatti alla voglia di socialità.
Il ciclismo è per orsi amanti della fatica come altri sport individuali.
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