Avevo trascorso diverse serate invernali ad informarmi su alcuni itinerari in zona Gottardo e uno di quelli che mi ispirava di più passava dal Canton Ticino al Vallese, per poi sconfinare in Val Formazza (Italia) e tornare in Ticino. Avete presente quando si sogna ad occhi aperti davanti ad una cartina, cercando di immaginare come saranno i sentieri? Ecco, verso febbraio mi trovavo in quello stato di trance ed avevo già pianificato un girone da 7 giorni in quelle zone, con una puntata a Zermatt. Purtroppo, fra il dire e il fare, quest’anno c’era la…. neve.
Ad inizio luglio, quando volevo partire per il giro insieme a due amici tedeschi venuti giù per l’occasione, sul Passo della Novena c’era così tanta neve che si poteva ancora sciare.
Così mi ero messo il qcuore in pace e ho lasciato passare quasi tutta l’estate prima di mettere le ruote sui tanto agognati sentieri. Oggi, per la precisione. Giornata perfetta, calda ma non troppo, senza una nuvola e trails secchi e polverosi. Visto che ho già dato sul Novena e che non avevo voglia di scarpinare per un’ora e mezza su una strada asfaltata, mi sono concesso un passaggio con il bus postale che da Airolo porta al passo (qui la fermata).
Cosa c’è di meglio che dormirsela mentre l’autobus giallo si mangia i 1100 metri di dislivello che distano dal Novena?
Al passo c’è ancora qualche turista, mi metto il casco e mi sparo i primi due tornanti in discesa per uscire dalle strade battute ed arrivare brevemente ad un posto incantevole, il Lago del Gries.
Se uno si gira indietro vede però questo mostro, su cui oggi un addetto alla manutenzione era intento a calarsi in corda doppia (trovatelo nella foto!).
Da qui, credeteci o no, parte un sentiero perfettamente pedalabile in salita fino all’omonimo passo, dove sconfino per la prima volta in Italia, e precisamente in Val Formazza.
Intorno a me ci sono ghiacciai, morene gigantesche e una linea sinuosa che scende in direzione Riale. Sono più o meno a quota 2400m.
Avevo letto ogni cosa su questa discesa: che era infattibile, scavata e franata. Invece oggi, con mia grande sorpresa, si è rivelata in condizioni perfette, con un fondo sabbioso godurioso e tante belle curve che sembrano essere state pensate per le mountain bike. Non ci sono tante foto, dato che ero troppo intento a godermela. Arrivo ad una sterrata che porterebbe comodamente a Riale, ma vedo diverse tracce di bici che prendono un sentiero sulla destra, che si rivela essere un bel prolungamento della discesa.
È mezzogiorno, diciamo pure che non ho fretta e che il paesino walser di Riale mi piace molto, così mi siedo sulla terrazza della Walser Schtuba (Stube Walser), dove non posso farmi sfuggire un bel piatto di polenta e formaggio ed un tiramisù indimenticabile. Delle calorie non mi preoccupo molto, visto che proprio davanti al mio naso parte la salita che porta al Passo San Giacomo, perfettamente sotto il sole.
Sono solo 600 metri di dislivello su una pendenza costante, anche se il fondo è in parte scassato. A dir la verità la strada ha proprio una bella linea, così la fotografo dall’alto.
Da lì a poco arrivo all’ennesima diga, mentre pedalo penso a cosa fare se si rompesse proprio adesso. I soliti pensieri apocalittici che ti vengono in mente quando sei da solo e fatichi.
Per poi scoprire che non c’è quasi acqua, dall’altra parte, dato che stanno facendo manutenzione alla diga. Il lago, o quel che oggi ne rimane, si chiama Lago del Toggia.
La strada continua con una dolce pendenza fino al Passo San Giacomo, dove risconfino in Canton Ticino.
Da qui le opzioni di discesa sono tante. Non mi faccio tanti pensieri, anche perchè la traccia che avevo caricato sul Garmin non va, e scendo verso la Val Bedretto. Il sentiero è veramente divertente, anche se ci sono dei brevi punti franati dove si deve spingere. In certi tratti é un po’ stretto causa piante, ma si va bene lo stesso.
Dopo circa 700 metri di dislivello arrivo poco sopra All’Acqua, dove ricomincio a sudare su un sentiero tutto su e giù, prima di risalire per arrivare poi in singletrack fino a Bedretto, malgrado l’ultimo tratto sia un esperimento di cui non conosco ancora le conseguenze.
Il sentiero all’inizio è stretto e i tornantini sono ancora più stretti ma soprattutto ripidi. Riesco a farne solo qualcuno in sella poi, per fortuna, diventano sempre più umani finchè il sentiero non diventa un opera d’arte di flow che mi sputa fuori a Bedretto. Da qui mi lascio gentilmente cullare dalla forza di gravità sulla strada asfaltata del passo fino al parcheggio della funivia di Airolo.
Se volete farvi questo giro, fatelo adesso, prima che la neve si riappropri di queste zone meravigliose. Potete partire direttamente da Bedretto, da lì passa il postale (orario qui, bus 112 da Airolo al Nufenenpass) che porta le bici, oppure, se volete pedalarvela fino al Novena, vi risparmiate una decina di km piuttosto pianeggianti.
Qui trovate la traccia con tutti i dati.
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