Il giorno più lungo

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21 giugno: ogni anno, quando arriva questa data, mi ritrovo in uno stato d’animo fra l’euforico ed il triste. Euforico perché inizia l’estate vera e propria, triste perché da oggi le giornate si accorciano. Sentimentalismi a parte, era da anni che volevo utilizzare il “giorno più lungo dell’anno” per una pedalata di quelle lunghe, impegnative e da ricordare, possibilmente partendo da casa in bici.

Non si tratta di un itinerario nuovo, ma di un giro che unisce i più bei sentieri del Luganese, con tuffo finale nel lago. Con il prode amico Andrea Chiesa, la mente che sta dietro al reggisella Uptimizer, decidiamo di provarci, ed invitiamo un’altra mente fervida, quella di Thomas Stoll, l’ideatore della Stoll T1. Come potete ben capire, tutti e tre abbiamo utilizzato la Stoll T1 equipaggiata con l’Uptimizer, e non poteva mancare il report su MTB Mag, cioé il mio contributo a questo “lavoro a tre”.



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Partenza alle 8, discesa in città e lunga salita verso la Capanna Pairolo. Così cominicia la nostra giornata, sul versante in ombra della Valcolla, per evitare il più possibile gli effetti della canicola che imperversa nella regione da qualche giorno. Punte di 35° sono previste per oggi, per fortuna le fontane non mancano lungo il percorso, che infatti si può descrivere come una linea tratteggiata che unisce i punti di rifornimento dell’acqua.

Dopo 1200 metri di salita, prima pausa al Pairolo.

Quello nella foto è l’ultimo pezzo di strada sterrata della mattinata, dopo segue un sentiero di circa 15 km di lunghezza che gira intorno alla Valcolla passando per San Lucio e Piandanazzo. È completamente ciclabile se si ha la gamba per spingere in salita su delle rampe tecniche, ed offre scorci sul lago di Como, nella prima parte, e poi sul Lago di Lugano.

Scavalcata la Bocchetta di San Bernado, si transita in Italia

Il terreno è piuttosto scivoloso, a causa della siccità, e richiede più attenzione del solito. Vale la pena citare le bici, tutte delle Stoll T1 con 130/140mm di escursione, e con gomme Schwalbe Rock Razor da 2.35″ dietro e Nobby Nic (Andrea e Thomas) e Hans Dampf (io) da 2.35″ davanti. Thomas gira con con le ruote a razze della Bike Ahead di cui vi ho parlato qui, il resto della componentistica è uguale per tutti. Ho citato le gomme perché, gonfiandole con una pressione relativamente bassa, riusciamo ad avere un discreto grip anche in queste condizioni.

San Lucio con la caratteristica chiesetta posta sul confine fra Italia e Svizzera.

Arrivati a San Lucio, non poteva mancare una puntata rinfrescante alla fontana. Il caldo si fa sentire anche quassù a 1500 metri di altitudine.

Verrebbe voglia di farci un tuffo dentro.

Il traverso San Lucio – Piandanazzo è ormai un classico per chi frequenta la zona. Io e Andrea ne conosciamo ogni sasso, visto che lo percorriamo quasi tutto l’anno.

Uno dei passaggi ostici. Dalla foto non si vede, ma c’è una roccia in mezzo alla traiettoria proprio dove il sentiero è più esposto.

Il traverso finisce a Piandanazzo, dove inizia la fantastica discesa in direzione Corticiasca. Impossibile non farsela piacere, perché offre flow a non finire, senza mai essere scontata. È ormai ora di pranzo, gli stomaci chiedono di venire riempiti, così ci fermiamo presso l’agriturismo Rompiago nel mezzo della risalita verso il Crocione. Qui ci sono ben 160 capre in giro per i pascoli, che vengono munte a mano dal proprietario e sua moglie.

Capre, e  animali vari, tutti molto attenti a stare all’ombra, viste le temperature. Ci facciamo preparare una bella porzione di pasta, da mandare giù insieme alla classica gazzosa al mandarino prodotta nel Canton Ticino.

Ripartire a stomaco pieno, in salita, con la canicola, non è molto facile, ma dopo due tornanti siamo già al Crocione, il punto più panoramico del giro.

Non ve l’ho ancora detto, ma tutto questo giro percorre itinerari segnalati ed ufficiali. Gran parte è il 66, con le dovute varianti per andare sui sentieri più belli (vedere traccia alla fine dell’articolo).

È proprio nella discesa dal Crocione che Thomas pizzica la gomma posteriore. Classica foratura da cerchio largo (28mm di canale interno), con taglio fra i tasselli e sulla spalla. Con due vermicelli ce la caviamo, anche se gonfiare il pneumatico al sole provoca un bagno di sudore che il nostro amico svizzero-tedesco avrebbe volentieri evitato.

Da Gola di Lago decidiamo di non scendere direttamente a Camignolo, come vorrebbe l’itinerario 66, ma preferiamo salire in direzione Condra per percorrere i bei sentieri che portano quasi fino a Tesserete, e scendere successivamente nella Valle del Vedeggio. La ciclabile in valle è infuocata: sono le 14:30 e fa un caldo bestiale. Siamo a quota 350 metri, solo la fontana presso la funivia del Tamaro porta un po’ di sollievo.

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1000 metri di dislivello regalati!“. Così protesta Andrea, il krumiro dei metri di dislivello in salita, ma quando gli dò in mano il biglietto per la risalita, gentilmente offerto dalle funivie, smette di protestare anche lui. Nel prezzo è inclusa anche la sauna che si fa negli ovetti, resi bollenti dai raggi del sole.

La stazione a monte si trova a 1500 metri di quota, per cui si sta meglio, ma non abbastanza per non fondersi sulla durissima salita alla Capanna Tamaro: sono solo 350 metri di dislivello, ma completamente al sole, ripidi, scassati e con zero grip. Io comincio ad avere i miraggi, per cui mi fermo con Andrea al fresco dell’unica galleria. Ho la pelle d’oca, pur sudando come non mai. Mi sparo una barretta ed un gel, e torno in vita.

È importante essere “freschi” quando si inizia la discesa dal Tamaro, perché è molto impegnativa e con dei pezzi esposti. Inoltre, oggi, non c’è in giro nessuno, e abbiamo già 2.300 metri di dislivello nelle gambe, senza i 1.000 della funivia, ovviamente. Una torta alla mele alla Capanna, innaffiata da una Coca, ci ridà energie.

Una volta transitati sul traverso esposto, il resto diventa goduria pura, anche perché sappiamo che ormai è tutta discesa fino al lago. Non fosse che Thomas buca di nuovo, nella stessa maniera di prima. Scopriamo che i cerchi in carbonio sono troppo affilati, per cui è facile tagliare il copertone, soprattutto su un terreno così “cattivo” come quello del Tamaro.

Nella foto qui sopra potete vedere l’imbocco a quella parte di sentiero che forse è la più bella del giro, in quanto a linea e difficoltà: se si riesce a tenere bene la velocità, non si mette mai il piede a terra, con passaggi di grande soddisfazione e soprattutto divertenti. In caso contrario, spingerete. Ma se siete arrivati fino a qui, dovreste essere di quelli che se lo godono.

I sentieri continuano in direzione lago, è solo a 2 km dalla spiaggia che imbocchiamo la ciclabile lungo il Vedeggio, prima di arrivare al meritato tuffo nel lago.

Anche se dalla foto qui sopra sembra che Andrea e Thomas si stiano per togliere le braghe, posso confermare che si sono tuffati indossandoli!

Informazioni

Dislivello totale: 3.300 metri (di cui 1.000 in funivia). Km: 93. Anche se il dislivello vi sembra “poco”, è da notare che gran parte dell’itinerario si sviluppa su sentiero, quindi è più faticoso del solito.

Funivia Monte Tamaro

Traccia GPS

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