La Colombia è sempre stata sulla mia lista. Poi, una mattina, mentre prendevo un espresso, mi sono chiesto da dove venisse il caffè che stavo per bere, il processo di creazione e la scena della mountain bike in Colombia. E come per tutti i misteri della vita, c’è solo un modo per scoprirne di più.
Siamo arrivati a Bogotà e abbiamo trascorso le successive 7 ore attraversando il Paese fino al nostro punto di partenza, Armenia. Sono rimasta subito stupito dalle dimensioni delle montagne e dalla diversità del paesaggio: abbiamo attraversato il deserto, fitte foreste di pini e una vegetazione verde e vibrante con imponenti felci.
All’arrivo ci siamo messi al lavoro per montare le biciclette. Credo che nessuno di noi riuscisse a contenere l’eccitazione per la partenza. Non si sapeva ancora come sarebbero stati i sentieri, ma il nostro team di local ci ha assicurato che non saremmo rimasti delusi. I nostri pneumatici hanno toccato i 3200 metri di altitudine. Abbiamo finito a 1500 metri sul fondovalle di Calarcá. Sono rimasto a bocca aperta.
I nostri pneumatici hanno percorso le creste, con una fresca brezza mentre scendevamo in canaloni ricoperti di aghi di pino che offrivano un’aderenza ultraterrena. Poi ci siamo immersi in un fitto fogliame simile a quello della giungla, la terra sotto di noi era un arazzo di terra battuta e sentieri sinuosi. All’improvviso, il ritmo è cambiato; il terreno è diventato umido e insidioso. Frenare è diventato un azzardo, ogni curva una danza con la gravità, mentre scivolavamo, cercando disperatamente la trazione per affrontare le curve.
Non è passato molto tempo prima che visitassimo la nostra prima fattoria di caffè a metà di un sentiero. Si trattava di una piccola azienda gestita da marito e moglie. Raccoglievano e lavoravano tutto da soli e vivevano del caffè. Facevano persino essiccare i chicchi sul tetto della loro casa. La vita qui era diversa. Il pozzo d’acqua più vicino era a 500 metri di distanza e vivevano a 200 metri dalla strada più vicina.
Abbiamo scoperto che un tempo Bernado, il proprietario, scendeva alla fattoria in bicicletta. Oggi, invece, fa l’autostop e poi cammina. Si vedeva l’impatto su di lui. Questa vita era impegnativa, fisicamente faticosa e chiaramente non così gratificante dal punto di vista economico. Sono stati umili e accoglienti, offrendoci limonata fatta in casa e caffè appena preparato con i loro chicchi.
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