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Dalla rampa della “lussuosissima” casettina in legno della partenza, rivedo ancora la pista che mi si snoda davanti, nel sole, tutta per me. Sento ancora i bip bip del cronometro… l’asterisco che diventa verde.
“Vado!”. Dopo tanta tensione parto convinta e gagliarda, positiva. E infatti scendo bene: EVVAI.
Primo bosco: curva a sinistra dentro cumuli di terra molle che sono diventati enormi… Decido di prendere la linea centrale invece della solita esterna. Drittino smosso: sono lenta. Cerco lo stesso la pietra sotto cui girare ma noto delle radici in più.
Poi improvvisamente vedo la bici rimbalzare ruote all’aria…
Un flash. Tutto si ferma. Gelo. Silenzio assoluto intorno.
Mi rialzo. Riacchiappo la bici scostandola dalla fettuccia. Rivedo ancora i miei piedi che cercano di rimettersi sui pedali. Mentre i secondi scorrono. Eterni.
Riparto, forse tremo. Rischio un altro volo, e poi finalmente riecco il gas e la grinta.
Scendo forte, molto forte!! Sento il mio fiato nel casco e il corpo che esegue fluido la sequenza di passaggi così come li ha imparati: sasso, radice, buco, ceppo, sali, apri, alleggerisci, schiaccia.
Esco dall’ultimo bosco saltando bene la stradina, quindi mi attacco ai freni per evitare “di arrivare sulla luna” al mega-salto finale. E poi il traguardo, la folla, gli avambracci che si gonfiano.
Cerco il tabellone dei tempi: 5’42’’, +11’’ rispetto a ieri. Quanto margine ho ancora sull’avversaria a cui nelle qualifiche avevo dato 20 secondi??
Ma ecco che la vedo comparire all’uscita del bosco. Guardo il cronometro. Avanza implacabile.
Niente.
Ho perso. Per 3 secondi.
Mi sento mancare. Mentre mi sbatto la manica dalla terra mi dicono di salire su una seggiolina di legno al mio “secondo” posto. Mi mettono in mano un pupazzetto che non volevo e una Redbull, che nemmeno volevo. Intanto io continuo a ripetere “noooo”, “noooo”…
Dagli altoparlanti annunciano che “la nuova campionessa del mondo è ………”, ma non hanno detto il mio nome. L’inno e la bandiera non sono poi stati quelli italiani.
Come sono la Val di Sole e le Dolomiti di Brenta??
Non ne so nulla! Ho visto solo gli ovetti fino alla stazione intermedia, quel tratto di bosco radicioso, sassoso e polveroso e ho a malapena girato la frazione di Commezzadura.
Per contro ho dato un nome a tutti i sassi, ceppi, buchi presenti presso le mie linee. E ho passato molte (molte) ore nel “caratteristico” piazzale dei paddock.
Ma come?? Non eri una rigida fanatica del portage?
Quando lo scorso autunno vi raccontavo delle mie gite in montagna (Regole d’autunno, sopra i 2000) mai e poi mai avrei detto di poter “resistere” 5 (e più) giorni a “ciondolare” nel parcheggio di Daolasa, percorrendo su e giù (a piedi e in bici) la stessa pista per oltre 30 volte! Ma non solo ne sono stata entusiasta: ho lasciato la Val di Sole persino malinconica!
??
Con il racconto che vi ho fatto sopra spero di essere riuscita a rendere un po’ l’idea delle molteplici emozioni che mi hanno attraversato in poco più di 5 minuti. Che sono una “piccolezza” se paragonati ai 5 giorni di Mondiale!
Mondiale??
Sì, ho partecipato al Mondiale Master di downhill.
Tu??
Sì, io. Ed ho pure rischiato di vincerlo!!
Della mia categoria M1, su quella pista scendevo più forte io. Ma sono scivolata.
Che sia stata la tensione?
Facendo downhill da marzo può essere che non abbia ancora tanto imparato a gestirla. E comunque la notte prima della gara non ho dormito niente: a furia di ripetere mentalmente la pista (cercando di addormentarmi) devo aver scavato un sacco di buche.
Ma com’è che sei scesa dai monti per fare downhill? Non stavi sempre sopra i 2000 metri?
Ci vado ancora sopra i 2000 metri. E comunque mi sono iscritta al Mondiale per avere l’onore di passare sotto l’arco gonfiabile bianco con su scritto UCI – DHI Word Championship! Non certo alla mia quinta gara di DH mi sarei aspettata una medaglia.
Federica Amelio
www.facebook.com/la.fede/
PS. Un grande grazie agli eroici fotografi (@Gabriele Zanetti, @Mauro Mariotti, @Yuri Cortinovis, @Alex Luise) che si sono presi oltre 10 giorni di terra in testa (e sugli obiettivi).
PPS. Mi è spiaciuto non poter ringraziare il mio Team Manager Sandro Alessi con l’oro che avrebbe sognato…
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