Lo so, sono fortunato, vivo in un posto bellissimo. Non voglio fare invidia a nessuno, però Merano è veramente un posto eccezionale, anche per quanto riguarda la mountain bike. Si comincia a pedalare direttamente dal centro della città e si possono raggiungere le cime più alte, oltre i tremila metri. E quanti sentieri per scendere, di tutti i tipi. Solo quelli visibili dalla conca di Merano sono più di 50, e si arriva a 200 con quelli raggiungibili con piccoli spostamenti di non più di un’ora in bici. Tanto che nell’arco di un anno, io non ripeto mai più di una volta lo stesso sentiero. E in più sono nato e cresciuto all’ultimo piano di una casa con una vista meravigliosa su tutte le montagne dei dintorni, mi basta uscire sulla terrazza per scegliere l’itinerario da fare in giornata. Guardando verso nord, la conca di Merano è chiusa dalle splendide cime del gruppo del Tessa,
ad est dall’altopiano di Avelengo,
ad ovest da S. Vigilio mentre a sud la vista arriva fino alle Dolomiti. E in quest’ultima direzione c’è una montagna che mi ha sempre incuriosito più di altre, con una forma particolare a picco su Bolzano.
Avevo forse dieci anni quando ho chiesto per la prima volta a mio padre, grande frequentatore delle nostre cime, che nome avesse quella montagna così strana.
Monte Macaion, mi disse, e quel nome mi rimase impresso per sempre. Ogni volta che uscivo in terrazza guardando verso mezzogiorno, perdevo qualche minuto a fissarla, cercando di immaginare come ci si potesse arrivare e quale vista meravigliosa si potesse godere da lassù. Per un motivo o per l’altro, non sono mai riuscito a salirci, poi per caso sfogliando un libro vedo un itinerario in mountain bike che passa proprio da li. E’ un percorso semplice, quasi tutto su strade forestali, ma siccome a me le cose facili non sono mai piaciute, comincio a studiare un itinerario un po’ più lungo dove si possano percorrere anche molti sentieri. Unisco degli itinerari che avevo già fatto nei dintorni e ne esce un percorso che mi ispira, il classico “per molti ma non per tutti”, con qualche salita molto ripida, un po’ di portage, qualche divertente sentiero e l’immancabile panorama, che spero finalmente di riuscire a scoprire, quello dalla cima del Macaion. Aspetto il giorno giusto, perché il tempo deve essere per forza bello e stabile per poter godere l’infinita vista dalla cima, e quando finalmente l’alta pressione è stabile, contatto l’amico Samuele che è già un po’ che mi dice che ha voglia di venire a fare un giro con me. Samuele è un siciliano che già da più di 10 anni vive a Merano, fa il militare, e neanche a dirlo, si è innamorato cosi tanto di questa città che ormai ha anche preso la residenza in provincia. Gli dico che andremo a fare un giro piuttosto impegnativo e lui è d’accordo. So che in questo momento è piuttosto allenato e può farcela. Alle 7 passo a prenderlo in auto, ci portiamo un po’ in quota perche in ogni caso oggi il giro supererà i 2000 metri di dislivello e alle 7.30 partiamo dal parcheggio del ristorante Bad Gfrill sulla strada delle Palade a quota 1150 m. Non c’è neanche il tempo di riscaldarsi, la strada forestale parte subito ripida, poi ripidissima e con il fiatone, ma in breve tempo, arriviamo al passo Palade a quota 1518. Al passo prendiamo il sentiero 50, prima a spinta e poi con tanti su e giù nel fitto di un bel bosco e con tante radici che ci impegnano non poco, poi deviamo sul 56 verso il lago di Tret.
Questa mulattiera è più pedalabile e con vari saliscendi fra prati e boschi arriviamo alla malga di Tret e subito dopo al bel lago,
dove ci possiamo rilassare un attimo mangiando qualcosa.
Fatto il giro del lago, ripartiamo sul sentiero 512 verso il Macaion, passando per verdissimi prati e boschi di abeti.
Il sentiero è stato rimesso a posto di recente ed è completamente pedalabile, ormai abbiamo finito le nostre riserve di acqua, ma verso la fine di una breve discesa ci possiamo rifornire ad una cascatella.
Siamo tornati sotto quota 1600, adesso ci mancano gli ultimi 300 metri di dislivello su strada forestale per arrivare in cima al Macaion. Saliamo con calma e io ancora non riesco ad immaginarmi quale sarà il panorama a cui penso ormai da tanti anni. Siamo quasi in cima, il bosco si fa più rado, ultimi due tornanti ripidi e con sassi smossi e finalmente eccoci sulla cima del monte Macaion!
Ed ecco la vista meravigliosa su gran parte dell’Alto Adige. A nord tutta la valle dell’Adige fino a Merano e le sue cime oltre i tremila metri,
a est Bolzano e tutte le Dolomiti, a sud il monte Roen e le cime trentine. Mi siedo e con calma mi godo lo spettacolo, ho aspettato 45 anni questo momento e adesso voglio immagazzinare tutto nella mia memoria.
Sotto di me un salto quasi verticale di 700 metri, ma per fortuna non soffro di vertigini. Mangiamo un panino e ci riposiamo un po’ al sole, sempre con gli occhi rivolti verso l’infinito. Purtroppo dobbiamo ripartire perché siamo solo a metà itinerario e il sentiero per tornare è ancora molto lungo. Un ultimo sguardo verso Merano, adesso ogni volta che uscirò in terrazza e guarderò verso sud, mi tornerà in mente questa meravigliosa vista.
Ci avviamo sul sentiero 500, un lunghissimo e divertente single track che arriva fino al confine sud dell’Alto Adige, passando per il monte Penegal, il passo della Mendola e il monte Roen. Ma noi dobbiamo deviare prima e prendiamo il 545 che prima in leggera salita e poi ripidissimo in discesa e con qualche tratto tecnico, ci fa scendere sui 1100 metri, dove incrociamo l’alta via di Appiano che dovremo seguire verso nord. L’alta via alterna tratti di forestale a tratti di sentiero, non è particolarmente difficile ma continua a scendere e a salire, ormai stiamo pedalando da tante ore e la stanchezza comincia a farsi sentire.
Inoltre entrambi abbiamo finito l’acqua, dietro ogni curva spero di incontrare una fontanella o una sorgente, ma purtroppo niente. Questo versante del Macaion è molto secco e poco frequentato dagli escursionisti. I paesi sono tutti più in basso e non c’è possibilità di rifornirsi, caso quasi unico in Alto Adige, dove un po’ di acqua si trova abbastanza spesso. Ci fermiamo un po’ per riposare un’ultima volta, proprio sotto alla cima del monte. Poco tempo fa eravamo proprio li in cima, 700 metri più in alto!
Proseguiamo sempre in saliscendi, finalmente troviamo un maso con una fontana, sono ormai due ore che non beviamo e ci attacchiamo avidamente al rubinetto. Finalmente rinfrescati, ripartiamo per gli ultimi 150 metri di dislivello in salita fino al parcheggio e al ristorante, dove arriviamo alle 16 e naturalmente ci concediamo una birra fresca e un delizioso strudel per festeggiare questa bella avventura.
L’itinerario con traccia GPS si trova qui.
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