Il Monte Salza e altri tremila


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Ogni giro cicloalpinistico ha una sua storia, questo che vi raccontiamo oggi nasce da molto lontano grazie a Wild, mente perversa e sbarazzina del gruppo, infatti se Bobo e’ il pilastro del gruppo, conoscitore di ogni singola pietra dal Monviso a Savona, Wild e’ la scheggia impazzita, forte dei suoi 10 anni in meno ne approfitta sempre per far schiattare noi poveri vecchietti proponendo cose sempre al limite e spesso anche oltre, con le annesse controindicazioni, così ogni tanto ci scappa il giro assurdo dove escono le frasi che diventano in un batter d’occhio le massime di noi ciclopirla, tipo: “Cicloalpinismo: le più belle discesa alpine in salita”, “ Non c’e’ gita senza portage “, oppure come in questo caso, l’istinto di sopravvivenza ci fa escogitare nuovi e impensati utilizzi della bici ( vedi ultimi secondo del video).



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Per il suo trentesimo compleanno Wild si era messo in mente di fare una gita toccando 3 cima sopra i 3000 mt con percorso possibilmente nuovo, ovviamente la proposta era stata accolta da tutti con favore organizzando cosi il fantastico “Giro dell’ Augille de Chambeyron“ con però solo 2 vette oltre i 3000 metri e dove per ironia della sorte Wild non poté venire.
Ovviamente Wild ci riprovò la stagione successiva facendo il “Tour di Roc della Niera e Cima di Pianasea” che doveva comprendere il M. Salza, ma questa volta un’imprevisto costrinse il gruppo ad accorciare il giro.
Giungiamo così a quest’estate e la ruota della fortuna dice che finalmente e’ arrivato il momento giusto: Wild trova Bobo e me pronti a realizzare il progetto , 3 bikers per 3 cime da 3000 mt e ovviamente una di queste sarà il M. Salza.

Il giro in questione e’ in parte conosciuto, si ha qualche notizie da parte francese sulla fattibilità del Salza e la prima parte ricalca il Tour di Roc della Niera ma ciò non toglie che sarà molto lungo e con una discesa tutta nuova che dal Passo di Fiutrusa ci dovrebbe scodellare direttamente su Pontechianale per chiudere il giro.

Partiamo di buon’ora con una giornata splendida che sembra essere di buon auspicio, iniziamo a pedalare già da quota 2700, subito sotto il colle dell’Agnello, facendo navetta con le macchine per evitare oltre 900 mt di dislivello su asfalto che sarebbero veramente troppi.
Dal colle imbocchiamo subito il sentiero che traversa al Col di Chamoussiere.

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Con facile percorso, gran parte a spinta, arriviamo sullo spartiacque italo-francese da cui si gode una magnifica vista sul Monviso, il Delfinato e tutte le alpi meridionali. Cavalcando il crinale arriviamo sotto al primo tremila di oggi, un brevissimo portage e siamo sul il Pic de Caramantran (3021).

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In lontananza, si intravede all’orizzonte la nostra meta, un piacevole saliscendi ci regala delle brevi ma divertenti discese.

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Anziché scendere verso il Refuge de la Blanche restiamo in quota e aggiriamo, sulla destra la Rocca Bianca (3014 m) fino al Col Blanchet (2897 m).

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Decidiamo di regalarci il secondo tremila con una toccata in vetta e percorriamo a bastone il sentiero con breve arrampicata finale fino alla croce.

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Si presenta così la prima vera discesa, scorrevole e veloce ma che purtroppo dura troppo poco.

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Dobbiamo infatti risalire 100 mt D+ fino a svalicare il Col Longet per godere del magnifico paesaggio di Laghi di Bes.

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Inizia qui la vera avventura, per raggiungere la vetta del Monte Salza, che si intravede in lontananza. Non esiste un vero e proprio sentiero ma dobbiamo affidare all’istinto e alle nostre capacità di orientamento.

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Dopo aver pedalato per quasi 1 km fra i pascoli, diamo un’attenta lettura alla carta e decidiamo di imboccare un canale pietroso per cercare di scollinare nel Vallon du Loup.

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Una volta svalicati nel vallone si apre di fronte a noi un ambiente surreale : un’immensa muraglia di pietra dominata dai quasi 3400 m del Bric de Rubren sovrasta il bellissimo Lac du Loup ( 2778 mt.) di color turchese intenso, fortunatamente una traccia ci aiuta a districarci tra questo mare di roccia.

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Ammagliati dalla maestosità di queste montagne proseguiamo per altre due ore il nostro trucido portage fino al raggiungimento del Colle di Salza (3176 m).

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Dal colle non si vede la vetta e così seguiamo alcune tracce di sentiero che proseguono su sfasciumi.

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Arrivati ad un passaggio di roccia esposto che ostacola l’accesso alla parte sommitale, previa perlustrazione, proseguiamo effettuando un delicato passamano dei nostri fidati mezzi raggiungendo così il crinale roccioso che fa da contorno ad un pendio piuttosto ripido di pietrisco fine che ci porta diretti alla sospirata croce di vetta del Monte Salza ( mt 3326).

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Dalla cima vediamo la nostra destinazione finale in lontananza.

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Con grande sollievo vediamo la traccia di discesa che si snoda sulla ripida pietraia della parete sud-est ma che sembra essere fattibile in sella nonostante la pendenza sostenuta.

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Una lunga e rigenerante sosta in vetta per godere del bellissimo panorama e tentiamo di partire direttamente in sella con discreto successo. Il sentiero scende ripido tagliando il versante a mezzacosta in direzione ovest; siamo euforici e il fondo costituito da piccole scaglie di pietra fa affondare le ruote creando l’attrito che ci permette di stare in sella e di non pensare troppo da dove stiamo scendendo!

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Nonostante la perdita di lucidità per l’aria rarefatta riusciamo a scendere tutti i 200 m di dislivello della parete mettendo il piede a terra davvero poche volte. Con grande soddisfazione ed euforia attraversiamo il vallone fino al bivacco Boerio (3094 m), vecchia conoscenza, costruito sulle rive del lago più alto delle Alpi occidentali. Sembra di essere sulla Luna!

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Voltandoci la vista della parete Sud Ovest del Salza è impressionante e sembra impossibile che in mezzo a quel muro di ghiaia, che appare verticale, si snodi un sentiero così incredibilmente ciclabile.

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Purtroppo non possiamo stare a lungo al bivacco Boerio che meriterebbe ben altra sosta per assaporare della bellezza del posto, imbocchiamo così il sentiero U27 (vedi Tour di Autaret e Rubren) e subito bisogna scendere in disarrampicata una cengia, ma sono solo pochi metri, poi attraversiamo una spettacolare balconata a picco sul Varaita di Rui.

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Perdiamo 150 m su tornanti al limite e anche un po’ oltre, fino ad un pratone a quota 2700 m.

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Qui si potrebbe proseguire con bellissimo percorso sino al rif. Meltze e scendere tutto il vallone di Bellino (scelta consigliata a chi volesse ripetere il giro).

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Ma il menu oggi prevede un’altra portata, anzi un’altro portage!
Attraversiamo il torrente e per tracce tagliamo il versante per qualche centinaio di metri per affrontare l’ultima fatica di giornata, i 200 m di dislivello per il Passo di Fiutrusa (2858 m). Con grande sorpresa, dopo un ripido portage fra i prati riusciamo a pedalare gli ultimi 100m di dislivello arrivando in sella al sospirato valico.

Gettando lo sguardo oltre il passo notiamo alcune tracce di sentiero (U15) e proviamo arditamente a percorrerlo in sella con scarsi risultati. Accettando a malincuore di portate le bici al fianco perdiamo quasi 100m di dislivello e finalmente, alla base di una ridotta militare, il versante diventa meno pietroso e ci permette di risalire in sella inventando divertenti nosepress per evitare di scendere lungo la massima pendenza.

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Purtroppo, raggiunto il fondo del vallone, dove il sentiero del Fiutrusa si innesta sul sentiero del Passo del Lupo, il sentiero che due anni prima ci aveva regalato una bella discesa ora si perde fra l’erba alta. Con molta attenzione scendiamo verso valle cercando, non senza difficoltà, di non perdere la traccia.
Ci accorgiamo con dispiacere che più in basso, un’immensa valanga ha spazzato via un bel tratto di sentiero e trovare le tracce diventa ancora più ostico.
Giunti a quota 1900 m troviamo la sorpresa (non gradita) di una nuova pista realizzata con escavatore al posto del vecchio sentiero, un finale veramente non meritato, ma che certamente non ci rovina la lunga e bellissima giornata passata a cercare di concatenare più vette e colli possibili.
Non ci resta che catapultarci velocemente lungo gli ultimi 300 m di dislivello che ci separano dalla frazione di Pontechianale dove fare navetta in auto e recuperare la vettura lasciata all’Agnello.

Nonostante la brutta sorpresa della bassa ciclabilità del vallone di Fiutrusa che ci ha privato di una discesa che poteva essere veramente bella, non possiamo che consigliare a tutti gli amanti del genere questo giro ma con l’accortezza di scendere per Il Vallone del Rui sino al rif. Meletze e poi proseguire a S.Anna di Bellino e a Casteldefino su asfalto da cui conviene lasciare l’auto e vare navetta sino al colle dell’Agnello.

Traccia: http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/15745
Info dettagliate su: www.cicloalpinismo.com

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