Ieri abbiamo probabilmente assistito ad uno dei mondiali più avvincenti di sempre, se non altro nella categoria Uomini Elite. Una gara molto combattuta, resa bollente dalle polemiche dei giorni precedenti.
Non lo vedevamo dalle catastrofali Olimpiadi di Tokio, dove una disattenzione gli è costata carissima non solo per la gara stessa, ma in particolare per i risvolti fisici dovuti alla botta alla schiena che lo hanno influenzato a lungo anche su strada. Ieri finalmente era ai nastri di partenza di una gara MTB, ma l’olandese alla ricerca del triplete (maglia iridata su strada, CX e MTB) si spalma come un principiante sul ghiaino di una curva durante il giro di…. lancio!
Un bello smacco anche in virtù dei favoritismi nella posizione della griglia di partenza, che però hanno dato un maggior vantaggio al vincitore di giornata (qui la spiegazione).
Come, solo 7? Ebbene sì.
Nessuno dubitava della forza del campione olimpico, campione europeo e ora anche campione del mondo XCO. Che non fosse uno di quei simpaticoni con cui andare a farsi una birra a fine giro lo si era già capito dalla nostra intervista. Ma che il britannico, dopo aver preso a sportellate Schwarzbauer durante lo Short Track, facendolo cadere e prendendosi così il bronzo, tutto quello che avesse da dire fosse “I don’t care” (non mi interessa), beh, è proprio una nota stonata nel piccolo mondo della mountain bike.
Ripeto, fortissimo e con una gara perfetta, ma chissà quando rivedremo mai la maglia iridata ad una gara di coppa del mondo. Sarà ben ripiegata nel suo armadio, quello sì.
Se c’è una persona che incorpora la MTB alla perfezione è lui. Ieri ha dato anima e corpo per cercare di non far sparire la maglia iridata in un armadio britannico. Si è alleato con Haterly dando un ritmo forsennato ai primi 5 giri di gara per non far rientrare Pidcock, bruciando così un sacco di energie che gli sono costate l’argento nel finale.
Certo, chi vince sempre non diventa automaticamente simpatico, però un 37enne che ha vinto tutto e che ha ancora tutta quella voglia di dare il massimo è difficile da trovare. Chiedere a Sagan.
Non pervenuto. Lo slovacco, che quest’anno chiude la sua gloriosa carriera su strada per tornare alla mountain bike, non si è visto. Poco conta che fosse stato avvantaggiato in griglia come i due compagni di merende MVDP e Pidcock. A 33 anni sembra essere bruciato, stanco e svogliato. Un nome altisonante, niente più.
Finalmente uno incazzato in coppa del mondo! Gesto dell’ombrello, pollice verso sul traguardo (arrivando quarto), polemiche post gara. Koretzky è stata la voce di tantissimi biker per i suddetti favoritismi ai cocchi UCI. E chissà cosa sarebbe successo se anche lui fosse partito dalla quarta fila…
Alzi la mano chi credeva che il neozelandese potesse fare un finale del genere. Lo specialista del Short Track ha staccato Schurter e sembrava quasi averne ancora per andare a prendere Pidcock, fosse la gara durata qualche giro in più. È stato una di quelle variabili che hanno acceso la gara, rendendola imprevedibile e diversa dalla solita battaglia Schurter vs. …. (inserire nome atleta a caso).
Avremmo tutti sperato di più per l’atleta italiano di punta sulla sua Santa Cruz Blur azzurra, ma quest’anno sembra essere lontano dal picco di forma del 2022, quando aveva vinto ben due gare di coppa del mondo, a Lenzerheide e a Vallnord. Speriamo che il finale di stagione sia in crescendo, sarebbe bello rivederlo sul podio. Resta da chiarire se abbia avuto un problema tecnico alla bici. Chi sa parli!
Per il secondo anno di fila la francese si porta a casa le maglie iridate in Short Track e XCO, malgrado non fosse stata la più brillante durante la stagione di coppa del mondo. Non solo, l’ha fatto sulla nuova front di Pinarello, trattando il tracciato scozzese come un qualsiasi argine. La sua dominanza ha purtroppo reso noiosa la gara femminile.
Leggenda narra che MVDP le abbia chiesto di bere insieme un caffé per farsi spiegare come raggiungere il triplete.
Cos’altro dire di un marchio italiano che nel 2023 presenta due montain bike, e vince due titoli mondiali? Non solo, ne vince uno con una front e uno con una full. Adesso al buon Fausto tocca produrle queste Dogma XC, visto che gli unici esemplari esistenti sembrano essere quelli sotto il sedere di Pidcock e Ferrand-Prevot.
Cambiare il regolamento due giorni prima della gara più importante della stagione sembra uno scherzo di cattivo gusto, ma è successo veramente ai campionati del mondo di ciclismo 2023. Vuoi mettere avere per la prima volta un atleta (maschio, la Ferrand-Prevot l’aveva già fatto) campione del mondo nelle tre discipline più importanti? Vuoi mettere i titoloni su tutti i giornali e la gloria eterna per i burocrati che hanno scelto di far partire Pidcock, MVDP e Sagan più avanti?
L’UCI si è beccata, nell’ordine:
Brava UCI. Se vuoi fare qualcosa di utile per il ciclismo, comincia col cancellare quell’indecenza di gare E-XC.
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