Il Passo dei Ghiacciai del Gelas

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Forse non tutti sanno che a meno di 40 km dalla costa Ligure esistono montagne che si elevano oltre i 3000 metri alle spalle delle quali resistono, all’incombere del riscaldamento globale, le lingue di ghiaccio più a sud d’Europa . Da diversi anni sognavamo di raggiungere in bici questi incredibili luoghi per far tastare alle ruote grasse i sentieri che lambiscono questi leggendari ghiacciai e chiudere così uno dei giri più belli, classici e famosi del panorama escursionistico in Alpi Marittime.

Il Giro dei Ghiacciai del Gelas, normalmente, viene effettuato a piedi impiegando tre giorni, facendo tappa ai Rifugi Pagarì e Soria; la nostra sfida è quella di tentarlo in giornata con le bici al seguito, un impegno fisico e tecnico notevole, tenendo conto delle tante variabili che un progetto del genere può riservare, prima tra tutte è che mai nessuno ha portato due ruote attraverso queste zone, ricoperte di pietre e ghiaccio, e dove la probabilità di dover affrontare più tratti “alpinistici” che non prettamente “ciclo” è assai alta …

San Giacomo di Entracque (1210 m), ben prima che spunti il sole con un aria bella fresca, ci apprestiamo a scaricare le bike dalla macchina … l’ingombro dei mezzi stipati sulla nostra piccola utilitaria risulta decisamente maggiore rispetto al solito, infatti al posto delle consuete bici da all mountain/enduro quest’oggi abbiamo a disposizione due Canyon Dude, Fat bikes gentilmente fornite da Canyon Italia, che metteremo alla prova con un test che più duro davvero non poteva venirci in mente!

In realtà l’intento è quello di sfruttare le doti di galleggiamento di queste belve, dai ruotoni generosissimi, sulle immense pietraie che presumibilmente ci troveremo ad affrontare durante l’interminabile discesa.

Per gli amanti di dati tecnici le due bici montano rispettivamente pneumatici 4”0 la Front suspendended mentre sulla rigida i gommoni sono addirittura da 4”8!.

La mole dei nostri zaini è direttamente proporzionale a quella delle ruote: pompa con manometro a pedale nel caso di forature, telecamera, treppiede regolabile, reflex, videocamera compatta (per vedere di riuscire a tirare fuori qualche immagine degna di raccontare questa esplorazione), attrezzi vari, ricambi, protezioni, cibo, corda, ramponcini, acqua ecc … ecc … in definitiva, siamo carichi come muli!

Iniziamo la salita sulla carrareccia sterrata che conduce al Pra del Rasur, il tratto più rilassante dell’intera giornata, e probabilmente anche l’unico totalmente pedalabile in salita, poi ci aspetta un grande “camallo” che stimiamo in 4/5 orette che dovrebbe consentirci di svalicare il Passo dei Ghiacciai del Gelas per vedere se dall’altra parte del vallone si riesce a stare in sella … la giornata è serena e giungiamo al Pra del Rasur in meno di mezz’oretta dedicando un po’ di tempo a qualche ripresa.

Abbiamo due possibilità di salita entrambe già percorse nel 2014 nel giro del Rifugio Pagarì: la prima consiste nel ripercorrere l’itinerario della scorsa volta ovvero salire diretti al lago Bianco del Gelas tagliando fuori il Rifugio Pagarì, è la salita più dura ma è anche assai più breve … la seconda invece è quella di ripercorrere il giro classico lungo l’epica traccia che passa per il Rifugio Pagarì, una delle più belle discese mai fatte in Marittime, ma che nessuno di noi due ha mai affrontato nel verso di salita; per di più ci è giunta voce di recenti lavori di ripristino del sentiero che aumentano la nostra curiosità e quindi optiamo per questa seconda ipotesi.

La squadra 117 degli operai forestali della valle Gesso che si è occupata della manutenzione del sentiero ha compiuto l’ennesimo capolavoro e per lunghi tratti riusciamo incredibilmente a pedalare le nostre fat e viene difficile pensare che nel 2014 avevamo faticato a stare in sella in discesa! Che spettacolo!

In meno di 2 ore e mezza di un intenso mix di portage e tratti pedalati siamo in vista del Rifugio Pagarì dove ricaricare le batterie con la consueta birra servita dal rifugista preoccupato che nei prossimi anni orde di biker diano l’assalto al rifugio rendendo impraticabile il sentiero. Noi francamente facciamo fatica ad immaginare masse di cicloalpinisti che abbiano la nostra stessa voglia di imbarcarsi in imprese del genere, siamo a oltre 2600 metri di quota e qui per guadagnarsi la discesa si spinge e si “camalla” alla grandissima! Se mai un giorno il “morbo” del portage avesse il sopravvento sugli appassionati di mtb, noi non ci stancheremo mai di raccomandare il massimo rispetto del sentiero che si attua soltanto con tecniche di guida consone al mantenimento dello stesso!

Ora ci aspetta un lungo traverso a tratti esposto e panoramicissimo che ci scodella nelle immense pietraie che precedono i suggestivi laghi Bianco e Blu del Gelas. Soltanto nella prima parte riusciamo a galleggiare e rimanere in sella,  poi un rude portage ci accompagna fino al Bivacco Moncalieri (2710 m) dove arriviamo decisamente provati. Una breve sosta e non ci resta che affrontare la parte più impegnativa ed incognita della nostra traversata: meno di cento metri di dislivello ci separano dal passo dei Ghiacciai, un posto decisamente impervio con un tratto di cresta dove è necessario l’uso delle mani e dove il nostro ingombrante carico ci darà del filo da torcere. A quanto ci risulta siamo i primi ad affrontarlo con le bici e questo rende la cosa ancora più adrenalinica.

Vogliamo documentare per bene tutte le fasi, io mi occupo della parte fotografica, Filippo di quella video e in men che non si dica ci ritroviamo in coppa a 2750 m di quota! Sensazioni aeree e vista unica al cospetto del Gelas, con li davanti a noi l’Argentera che domina tutte le Marittime.

Degli antichi ghiacciai perenni del Gelas non rimangono che alcune lingue grigie e qualche piccolo fazzoletto bianco incastonato tra un mare di pietre e rocce. Iniziamo la discesa prestando la massima attenzione, visto che il sentiero non c’è e solo qualche raro ometto indica la via da seguire. Una breve cengia ci costringe al passamano con le ingombranti bike con qualche equilibrismo.

Poco sotto i 2700 m di quota il pezzo rognoso è superato e nonostante il sentiero sia ancora tutt’altro che evidente ci ritroviamo finalmente in sella nel tentativo di galleggiare tra le pietre. Man mano che scendiamo la traccia diventa sempre più evidente fino a trasformarsi in uno splendido serpentone che si snoda sotto di noi. Siamo in cima alla Gorgia della Maura e non ci sembra vero osservare lo splendido sentiero che evidentissimo punta verso valle disegnando “mille” tornanti.

Del resto già la carta topografica parlava chiaro ma tastando con le ruote possiamo solo confermare che ci troviamo di fronte ad una delle più lunghe serie di tornanti ciclabili delle intere Alpi Marittime. La difficoltà tecnica del percorso non risulta mai eccessiva ma la continuità ed il terreno roccioso mettono a dura prova il nostro fisico nonostante le proprietà di galleggiamento delle FAT che, seppur senza (o con pochi) ammortizzatori compiono egregiamente il loro dovere permettendoci di superare ogni tipo di ostacolo. In vista della piana del Rifugio Soria (1840 m) riusciamo a rifiatare e ci concediamo una seconda bevuta.

Da segnalare che nonostante la buona giornata, dal Pagarì al Soria non abbiamo incontrato anima viva, ovviamente stambecchi e camosci esclusi!

Dal Soria non ci resta che scendere lungo la scassatissima carrozzabile che ci catapulta a San Giacomo: a Filippo che si è sceso con la FAT rigida tutto il tragitto che dal passo dei Ghiacciai arriva al Soria fumano letteralmente le braccia (ma sopprattutto i freni che con rotori da 160 risultano essere sottodimensionati per questo tipo di escursioni) e da buon amico non posso esimermi dal concedergli l’uso della front fino a San Giacomo (come abbia fatto a scendere resistendo ai mille colpi e a tutte quelle rocce me lo chiedo ancora adesso!)

Che dire di più se non che questo giro entra a pieno diritto nelle più belle avventure cicloalpinistiche della nostra carriera: siamo riusciti a placare la nostra sete di avventura e di esplorazione, attraversando il cuore della nostra valle preferita! Inutile negare che un giro del genere è distruttivo per il fisico e siamo arrivati a casa discretamente disfatti, ma il fatto di essere riusciti a completare il giro in giornata ed essere probabilmente stati i primi ad aver solcato queste zone in sella ad una bici ci riempie di orgoglio: per non parlare poi della discesa e della cavalcata di cresta che non dimenticheremo tanto facilmente!

NOTE: da verificare preventivamente la condizione stagionale dei ghiacciai poiché fino ad estate inoltrata potrebbe essere necessario l’utilizzo dei ramponi per oltrepassare il Passo dei Ghiacciai.

Per scaricare la traccia GPS (in formato GPX) e vedere la mappa del percorso cliccare qui.

Dati del giro

San Giacomo d’Entracque – Pra del Rasur – Rifugio Pagarì – Lago Bianco del Gelas – Lago Blu – Rifugio Moncaglieri – Passo dei Ghiacciai del Gelas – Pera di Fener –  Gorgia della Maura – San Giacomo d’Entracque
Presenze: Bobo, Wild

Quota di partenza: 1210 m (San Giacomo d’Entracque)
Quota Max: 2750 m (Passo dei Ghiacciai del Gelas)
Disl: 2000 m
Ciclabilità salita: 35 %
Ciclabilità discesa : 95 %
Difficoltà: OC+/OC+
M4-T4(T5)-E4
Sviluppo: Km 30
Credits: www.cicloalpinismo.com | www.cinghialtracks.it

 

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