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Siamo ormai a metà di un dicembre finora avaro di neve. E’ venerdì sera e ci stiamo preparando per il nostro solito giro del sabato mattina. Ma questa volta c’è qualcosa di diverso nell’aria, infatti una perturbazione sta attraversando le alpi e la neve è attesa fino a bassa quota. C’è già chi pensa di montare le ruote chiodate, ma in effetti con la neve fresca i chiodi non servono, le normali gomme, specie se ben tassellate, sono più che sufficienti per ottenere una buona trazione in salita e un perfetto controllo della bici in discesa. Le chiodate dovranno aspettare che la neve si trasformi e cominci a ghiacciare, in fondo l’inverno è appena iniziato.
Durante la notte siamo svegliati dal forte vento che si è alzato, è il classico vento di foehn che scavalca le alpi alla fine della perturbazione, passa le cime oltre i 3500 metri e abbassandosi repentinamente verso le valli situate 3000 metri più in basso, comprime l’aria e la scalda, trasformandosi in un vento caldo sempre gradito durante la fredda stagione, infatti ogni tanto può far alzare la temperatura anche di 20°. Unico problema è che con l’innalzamento della temperatura anche la neve fa una brutta fine, almeno nel fondovalle.
Infatti sabato mattina mi sveglio e guardo fuori dalla finestra: c’è ancora vento, la temperatura è discreta e della neve non c’è nemmeno l’ombra. Però guardando verso l’alto, all’incirca sopra i mille metri, vedo gli alberi ancora bianchi. Speriamo
Faccio colazione, mi vesto e alle 7.45 sono puntuale al ritrovo con i miei due fidi compagni di uscita, Robi e Mirco.
Decidiamo per il classico giro “dietro casa”, esposto a sud e riparato dal forte vento che proviene da nord, che attraverso asfalto, sterrate e sentieri ci porterà dai 300 metri di Merano ai 1600 metri della malga Leiter, per poi scendere su divertenti sentieri, speriamo almeno in parte innevati, fino in città.
Partiamo perciò subito in salita, e arrivati verso i 1000 metri di altezza, cominciamo a trovare le prime tracce della amata polvere bianca.
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Saliamo ancora, ormai la neve ha già un certo spessore, ed è bellissimo essere i primi a lasciare le nostre tracce sul candido mantello.
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Siamo adesso ormai in vista del punto più alto del nostro giro, la Leiteralm, quassù la temperatura è intorno a zero gradi ma si sta benissimo, infatti la lunga salita ci ha tenuti belli caldi e l’aria che si respira è meravigliosa, fresca e pulita dal forte e freddo vento del nord. Sopra i mille metri, infatti, il foehn non è più un vento caldo ma diventa sempre più freddo man mano che si sale
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Eccoci alla malga, in questa stagione è chiusa perciò ci cambiamo all’aperto le maglie bagnate, e mentre lo facciamo ammiriamo lo splendido panorama verso la valle dell’Adige. Merano è sotto di noi, mentre la in fondo, a più di 35 km di distanza, sotto l’inconfondibile sagoma del monte Macaion, c’è Bolzano
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Comincia adesso quello tutti noi stiamo aspettando da quasi un anno, la prima, vera, discesa sulla neve in mountain bike e ci gettiamo giù dalla scalinata iniziale.
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Proseguiamo subito dopo sul divertente sentiero completamente bianco.
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Le gomme hanno un’ottima tenuta e troviamo subito il giusto feeling
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Si affonda infatti nella neve quel tanto che basta per divertirsi
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Il sentiero si stringe e con la neve che appiattisce le asperità è quasi è irriconoscibile
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Solo i cartelli ci aiutano a rimanere sul sentiero giusto
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Usciamo adesso dal bosco e siamo al cospetto delle maestose montagne che ci fanno da scudo dal gelido vento del nord
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Continuiamo a percorrere il candido sentiero
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Che scende con magnifici scorci sulla valle dell’Adige
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Ecco ora un largo prato innevato dove dare sfogo alla velocità
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E in breve arriviamo al rifugio Oberplatzer, dove una foto di gruppo è d’obbligo.
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A questo punto il colpo di scena! Bisogna sapere che i nostri giri del sabato mattina sono sempre tiratissimi come tempo, cioè se dobbiamo rientrare assolutamente alle 12 e abbiamo 4 ore di tempo, non studiamo mai un giro da 3 ore e 45, in modo da prendercela con calma, ma se possibile ne scegliamo uno da 4 ore esatte o anche da qualche minuto in più, cosi giusto per il gusto della sfida e per sfruttare al massimo il tempo a nostra disposizione. E devo dire che in tanti anni di uscite insieme, in anticipo non siamo mai rientrati, ma devo dire neanche in ritardo, se non di qualche minuto, ormai abbiamo accumulato una certa esperienza e conosciamo alla perfezione ogni sentiero che ci permette eventualmente di tagliare per rientrare sempre puntuali. Naturalmente fra noi vige la regola che in caso di guasto meccanico, che sia una bucatura o la rottura di una catena, se si calcola che c’è il tempo di riparare il guasto lo si fa tutti insieme e si continua, se invece i minuti sono ormai contatissimi, ci si accerta che il malcapitato abbia tutti gli attrezzi per la riparazione e lo si lascia miseramente al proprio destino! Anche se questo, per fortuna, è successo rarissime volte. Il rientrare sempre all’ultimo minuto, ha però comportato finora il fatto di non potersi mai concedere neanche il tempo per un caffè, di chiacchiere ne facciamo sempre in abbondanza mentre si sale, ma ultimamente ci siamo detti più volte che sarebbe stato bello fermarsi almeno una volta a bere qualcosa assieme, e finora non è stato possibile.
Allora il colpo di scena, dicevo. Robi guarda l’ora e provoca: “e se ci fermassimo a bere un caffettino?” Mancano ancora mille metri di dislivello su sentiero fino in città, ma dopo un breve consulto calcoliamo che dieci minuti forse riusciamo a farli saltare fuori ed entriamo in baita, cosa che ci sembra stranissima visto che non è mai successa in tanti anni di uscite insieme.
Naturalmente siamo gli unici avventori, vista l’altitudine e la neve appena caduta, e ordiniamo i nostri caffè. Beh….caffè….veramente, da buoni montanari, abbiamo puntato su qualcosa che ci facilitasse le curve del sentiero da affrontare subito dopo, ovverosia un caffè corretto grappa, un latte al vov e un punch, liquore caldo all’arancia!
Su di giri per questa inedita fermata in baita ( e probabilmente anche per quello che abbiamo bevuto) , ripartiamo verso la città.
Robi mostra subito tutta la sua “gioia” per la pausa alcolica
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Mentre Mirco si getta senza tema giù dalla scalinata innevata
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Lasciamo cosi la baita alle nostre spalle
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E continuiamo sul sentiero innevato
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Si apre ancora uno scorcio verso il fondovalle
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E il divertimento delle ruote sulla neve sembra non avere mai fine
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C’è ancora tempo per un bel drop sulla neve
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E alle 12 in punto siamo in città.
Ora, il caffè del titolo avete capito cosa c’entrava, ma il reggisella telescopico cosa ci azzecca in questa storia? Ebbene, al nostro arrivo in città ci siamo chiesti come mai in un giro che avevamo stimato da 4.15 ore siamo riusciti a guadagnare i dieci minuti per il caffè? Forse che invecchiando andiamo più veloci? Non credo proprio! Forse abbiamo sbagliato a calcolare i tempi? Non credo neanche a questo! E allora? Allora è successo che Mirco e Robi hanno appena aggiunto alle loro nuove Radon da AM due reggisella telescopici, io ce l’avevo già sulla mia strive e con tutti i ripidi saliscendi che abbiamo fatto nella mattinata, senza mai fermarci, abbiamo guadagnato quei minuti che prima si usavano per abbassare e alzare di continuo la sella manualmente. E allora un grazie ai tre superlativi e funzionalissimi rs reverbe che ci hanno fatto guadagnare una sosta al bar, e non solo per quello naturalmente, anche se sono già sicuro che la prossima volta useremo questi dieci minuti per allungare ancora il giro e farci qualche chilometro in più!
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