Come un topo di biblioteca sto continuamente cercando spunti per nuovi giri da fare nei dintorni di Merano. Guide sugli itinerari in mountain bike ormai non ne guardo più, sempre le solite cose, sempre i soliti sentieri che ho percorso ormai troppe volte. Improvvisamente mi capita fra le mani un libro sulla storia di Merano che non ho mai letto. Comincio a sfogliarlo. Il titolo di un capitolo subito cattura la mia fantasia: il sentiero dei morti! Trovo la pagina e comincio a leggere: Dai tempi più antichi la comunità di Plan, in alta val Passiria, dipende dalla parrocchia di San Pietro di Quarazze, frazione di Merano.
Una via di montagna, detta “sentiero dei morti”, collega le due località attraverso il passo di Sopranes. E’ il sentiero utilizzato, fino al settecento, per trasportare i morti da Plan a Quarazze. Le salme, fatte congelare durante l’inverno, vengono portate alla parrocchia di San Pietro in primavera per la sepoltura. Contemporaneamente le donne conducono con se i neonati, per farli battezzare nella chiesa.
Interessante. Corro a casa, apro la cartina e comincio a cercare questo antico sentiero dei morti. Eccolo, è il numero 6 che parte da Plan (Pfelders in tedesco) , arriva al passo di Sopranes a 2600 metri e poi scende verso Merano. Sempre più interessante. Comincio adesso a studiare come poter creare un giro partendo da Merano. In effetti sembra abbastanza semplice (sulla carta) , si parte da Merano (300 m.) e su ciclabile sterrata si arriva a San Leonardo in Passiria (700 m) . Da qui si sale a Plan (1600 m.) e poi si pedala ancora su forestale fino quasi a quota 2000 m. Poi il sentiero sale ripido fino al passo di Sopranes, perciò bisognerà portare la bici in spalla per circa 600 m di dislivello. Da qui però mi aspetterà una discesa di 2300 m. fino al centro di Merano! Come sarà il sentiero per scendere? Ciclabile? Tecnico? Beh se ci scendevano con i morti non dovrebbe essere impossibile! Però questo succedeva più di mille anni fa, nel frattempo cosa sarà cambiato? Non mi resta che scoprirlo e non vedo l’ora.
Ultimo piccolo particolare, facendo un paio ci conti dovrei metterci almeno otto ore per chiudere il giro e io come spesso succede ho solo una mattina a disposizione. Nessun problema, basta fissare la partenza molto presto, all’alba. Anzi all’alba è già troppo tardi, per tornare in tempo meglio partire almeno un’ora prima dell’alba!
Per sicurezza monto le luci sulla bici e alle 4.30 sono pronto per partire.
Conosco la pista ciclabile praticamente a memoria, é abbastanza larga e più chiara del terreno circostante, per cui riesco a seguirla anche senza torcia, è cosi bello pedalare solo con la luce della luna. Sciolto dalla catena degli obblighi e della reperibilità, salgo di passo lesto. Con l’accelerazione del respiro s’impone anche la solita sensazione come di incitamento che già avevo provato da ragazzo, quando camminavo da solo nel paesaggio notturno. A tale sensazione si unisce anche un po’ di apprensione e un leggero turbamento, nonostante la dimestichezza con l’ambiente che mi circonda e la grande gioia di vivere. Poi entro nella foresta. Non si è ancora fatto giorno, ma la luce è cosi chiara che non devo più aspettare il mattino. Attraverso gli alberi vedo il cuneo di luce che il sole nascente, da qualche parte dietro le montagne, proietta attraverso una forcella.
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Salgo sul sentiero verso i prati scoscesi di Plan, quando il cinguettio degli uccelli si abbatte su di me come un temporale. Vado cosi veloce da provare alle coscie una sensazione di piacere, inspiro l’aria fresca della foresta con avidità, come fosse razionata.
Non mi fermo per prendere fiato né per guardare un uccello che si invola lento nel sottobosco.
Salgo seguendo il ritmo del battito cardiaco e nella consapevolezza di avere di fronte un lungo cammino.
Eccomi finalmente a Plan, l’ultimo isolato paese prima che la valle si stringa e dopo la malga Lazins
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il sentiero sale ripido verso il passo Ghiacciato, dove sono già passato facendo il giro del Similaun http://www.mtb-forum.it/community/forum/showthread.php?t=103738
Questa volta invece giro a sinistra. Ecco che inizia quello che aspettavo: il sentiero dei morti.
Inizialmente riesco ancora a pedalare, poi il sentiero passa il rio e a quota 2000 metri comincia a salire ripido. Non c’è altro da fare che mettersi la bici in spalla e armarsi di pazienza, per i prossimi 600 m di dislivello si cammina. Salendo la valle si apre e posso ammirare il magnifico panorama che offrono la cima Fiammante e la cima Bianca ad oltre 3200 metri.
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Continuo a salire, è passata un’altra ora e le spalle cominciano ad essere dolenti, i 15 kg della torque cominciano a farsi sentire, ormai sono a 2400 metri ma devo fermarmi per qualche minuto. Ne approfitto per mangiarmi una banana e guardare il panorama alle mie spalle, ecco laggiù in fondo alla valle l’inizio del sentiero.
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Riparto, raccolgo le ultime forze e in breve sono ai 2600 metri del passo di Sopranes
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Sono ormai le 11, sono partito 6 ore e mezza fa e ho accumulato 2400 metri di dislivello. Mi merito 10 minuti di sosta. Mi cambio e mangio un panino mentre studio da lontano il sentiero che dovrò percorrere in discesa
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Non mi rimane molto tempo, fra due ore devo essere a casa e ho ancora un sentiero da 2300 metri di dislivello da scendere fino a casa. Indosso le protezioni e parto.
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Il sentiero è proprio quello che speravo, qualche parte tecnica ma si può percorrere tutto in sella, il giusto mix fra impegno e divertimento
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Scendo i primi cento metri di quota e improvvisamente ecco lo spettacolo che speravo: i laghi della Muta
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Si tratta di un gruppo di una decina di laghi di montagna posti a quote variabili fra i 2100 e i 2500 metri e visti dall’alto sono di una bellezza straordinaria
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Euforico scendo verso il primo lago
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Adesso sono sopra il lago Verde, ma non posso distrarmi troppo perché il sentiero si fa più tecnico
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Ecco li sotto il lago della Casera e il lago di Vizze
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Sono davanti al lago verde e il sentiero passa una zona paludosa
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Il sentiero continua a scendere e in breve sono alla malga Bocker, a 1600 metri di altezza, è mezzogiorno e sarebbe giusto il momento di fermarsi per un succulento kaiserschmarn e una radler sulla terrazza del rifugio, ma il tempo è tiranno e proseguo.
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Ora il sentiero è leggermente più largo, in parte lastricato, poi diventa più ripido con qualche passaggio tecnico
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Mi godo il sentiero metro per metro, adesso qualche tornante stretto, poi un bel tratto flow e in men che non si dica arrivo alla fine del sentiero, dove i nostri avi, più di 1000 anni fa, arrivavano dopo una giornata di marcia per seppellire i loro defunti, la chiesa di San Pietro. Si racconta che la chiesa di San Pietro presso Quarazze sia stata costruita dagli gnomi. Per loro non fu affatto facile dato che, ogni volta che montavano l’armatura del tetto, i giganti di Castel Tirolo la distruggevano.
Allora gli gnomi decisero di terminare la chiesa di notte mentre i giganti dormivano e, dato che la casa del Signore terminata non si può danneggiare, la chiesa è giunta intatta fino ai giorni nostri.
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(foto di repertorio, sambugan in azione alla chiesa di San Pietro)
Dopo una breve ma doverosa visita alla chiesa e alla cripta dove ancora oggi sono conservate ossa e teschi degli antichi abitanti di Plan, percorro l’ultimo tratto del sentiero che arriva fino in centro a Merano e alle 13 sono puntualmente a casa, dopo 65 km e 2500 metri di dislivello.
L’itinerario: http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/1211
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