Il silenzio

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Ieri ho chiesto ai miei amici cosa notassero guardando questa foto:



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È stata scattata a mille metri di altitudine sulle montagne della Valcolla, appena a nord di Lugano. La vista spazia dall’omonimo lago per arrivare alla Pianura Padana.

La prima risposta è stata “manca lo smog”, ed in effetti non si vede la classica cappa giallognola che diventa sempre più spessa più si va verso sud. Non tirando Favonio, l’unica forza che riesce a spazzarla via insieme alla pioggia, il mancato inquinamento si deve alla quarantena da Coronavirus.

Non era questa però la risposta che cercavo, bensì il cielo blu, senza strisce di condensa degli aeroplani. Le linee si intrecciano in tutte le combinazioni possibili, durante una giornata senza vento come quella di ieri, quando sarebbero state lunghissime e solo lentamente si sarebbero dissolte. Proprio al contrario di quando tira il Favonio: in quel caso le strisce sono lunghe poche centinaia di metri e spariscono pochi secondi dopo il passaggio dell’aereo.

Dalle foto non si possono sentire i suoni, e questa è stata forse la cosa che mi ha colpito di più: il silenzio.

In montagna, lontano dalle strade, siamo soliti pensare che non ci siano rumori, ma è solo perché siamo abituati a sentire il sottofondo degli aerei che passano sulle Alpi, con il lontano e costante ronzio dei loro motori. Ieri mi sono fermato alla fine della prima salita, mi sono seduto su un prato ancora giallo, e ho ascoltato il nulla. La cosa mi ha fatto paura. È come se il mondo si fosse fermato e che gli uomini fossero spariti dalla faccia della terra. Mi sono venuti in mente vari libri e film di zombie o di alieni che attaccano il nostro pianeta, e mi sono perso nei miei pensieri.

Da qualche anno, dopo aver letto World War Z, un libro che parla (con taglio giornalistico) di un virus nato in Cina che trasforma le persone in morti viventi, mi sfido mentalmente pensando a cosa farei se mi trovassi in una situazione simile. Come potrei salvare me e la mia famiglia, dove mi nasconderei? Girovagando tutto l’anno per i monti faccio mente locale a posti sperduti ed abbandonati dove nascondermi, come potrei trovare cibo e acqua, come difendermi se arrivasse uno zombie, che immancabilmente apparirebbe di notte e avrebbe le sembianze di Eddie degli Iron Maiden.

Roba catastrofica, lo so, ma sfido chiunque a non aver avuto quei cinque minuti di catastrofismo imperante guardando le strade vuote di questi giorni. La fantasia che diventa realtà? Speriamo di no. Sto già pensando a cosa fare se il virus mutasse e i positivi si tramutassero in zombie pronti a divorarmi, ma questa è un’altra storia…

Buona festa del papà a tutti.

Altri libri consigliati per il periodo
Pines (e gli altri due della trilogia)
Dark matter
Il racconto dell’ancella

 

Commenti

  1. Tc70:

    Ti dirò...ho vissuto per 35 anni in campagna, da piccolo uscivo con le bestie insieme al nonno, ero selvatico più di un cinghiale, conoscevo erbe che mangiavo, ero in cascina stile Albero degli zoccoli (ed ho il dvd, un must per me :mrgreen: ) si ammazzava il maiale tutti gli anni, in casa, senza il bisogno di certificazioni Asl e veterinarie...il padre era macellaio e quindi non era un problema, conigli e ogni animale da cortile eran fonte di alimento, avevo vigneto e piante da frutto di ogni tipo e per ogni stagione...la spesa la si faceva solo per vestiti e o prodotti di pulizia, tra l'altro c'era chi in quei anni veniva per cascine a vendere ogni sorta di prodotto, non avevamo il bagno, solo una concimaia e si andava di boccaletti la notte, ci si lavava facendo scaldare l'acqua sul gas a bombola, in tinozze di plastica che poi servivano per la vendemmia... dopo i compiti si andava a far il fieno per le bestie...rimpiango con amarezza quegli anni, se potessi tornerei indietro seduta stante...ma purtroppo non era mio, eravamo ''fattori'' in affitto e dopo 35 anni ci han ''cacciato '' fuori...ora vivo in zona periferica del paese, ma quanto mi manca quella vita...che purtroppo non da soddisfazioni economiche, ma psicologiche più di ogni altra cosa al mondo, che se ne dica e quando sono in giro e vedo animali, non capisco più nulla, devo avere un contatto con loro, e moglie che mi sgrida, ''lascia stare, si arrabbia, puzza e ho paura''...e ho 50 anni...fate vobis...
    Eravamo poveri ma felici e non siamo mai morti per fame anche se non esisteva Amazon ma non è facile da spiegare a chi ha vissuto sempre in città :spetteguless:
  2. Io sono figlio di contadini e fino a 24 anni ho avuto il vaso da notte sotto il letto e la cucina era l'unico locale riscaldato di casa, il primo scaldabagno a legna è arrivato a 14 anni, posso dire che in quel periodo di bello c'era solo l'età.
    Smettiamola con la retorica
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