5 Aprile
Giorno 4 : Tataouine / Chenini / Guermessa / Douiret 50 km
Per oggi Alessandro di Coast to Coast, l’organizzatore del viaggio, mi preannuncia una tappa di trasferimento, abbastanza leggera in attesa del”tappone” di domani nel deserto. Sono quasi rassegnato ad una tappa sulla quale avrò poco da scrivere e specialmente da divertirmi. Invece l’itinerario è Stu-Pe-Fa-Cen-Te!
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Un incredibile viaggio nel tempo, alla scoperta delle popolazioni troglodite che abitavano queste zone già più di 3500 anni fa. Partiamo per il villaggio berbero di Guarmessa per scoprire il patrimonio architettonico e culturale della montagna con i ksour, veri e propri villaggi fortificati.
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Passiamo per la famosa moschea dei sette dormienti dove la leggenda locale narra che sette cristiani perseguitati dall’imperatore romano sarebbero venuti qui e si nascosero in una grotta per svegliarsi 309 anni dopo, nel mondo islamico, prima di morire lo stesso giorno!
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Saliamo la dura rampa che ci porta fino al paese ormai disabitato e ci divertiamo a pedalare fra le rovine ammirando i panorami infiniti sul deserto roccioso. Torniamo poi verso valle lungo l’antica via lastricata.
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Qui si scatena anche Alessandro, che già conoscendo quello che ci sarebbe aspettato, per oggi ha abbandonato la bici elettrica e ha sfoderato la sua mitica Blur, con la quale riesce a stare dietro senza problemi agli scatenati Ciccio e Antonio. Pedaliamo adesso sotto il sole che comincia a scaldare senza pietà. Il prossimo paese che visitiamo è Chenini, racchiusa in un semicerchio al cui centro è racchiusa la moschea, qui c’è un luogo dove le famiglie vivono ancora nelle caverne e non sembra essere cambiato tanto nei millenni. Ci fermiamo per il pranzo nel punto più panoramico dell’antica città con vista sul deserto, e mangiamo il classico sfilatino del deserto in dimensioni magnum.
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Adesso affrontiamo il “sentiero sacro” un single track infinito che si arrampica a mezza costa sulla montagna per giungere a Douiret attraverso l’altopiano.
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La prima parte del sentiero è di una bellezza sconvolgente, ci divertiamo tutti come matti, sia chi si destreggia bene sui single track stretti, sia chi non è abituato e scende dalla bici per maggior sicurezza. Incredibile ma vero, questo sentiero non ha niente da invidiare ai più divertenti e impegnativi single track delle Alpi.
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Spingiamo la bici per alcuni tratti, difficile pedalare fra queste rocce. Adesso vediamo che un tratto del sentiero è franato e dobbiamo deviare bici in spalla fino all’altopiano. Chi non è abituato al portage fatica parecchio, ma alla fine arriviamo in cima, siamo circa a 600 metri di altezza.
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Adesso possiamo ricominciare a pedalare sull’antico sentiero che univa Chenini e Douiret. E’ come un viaggio nel tempo che sarà difficile cancellare dai nostri ricordi. Dopo una lunga pedalata sull’altopiano, iniziamo la discesa verso il villaggio berbero di Douiret, dove un’associazione locale ha compiuto grandi sforzi per ripristinare le case diroccate.
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Si scende lungo un fantastico canyon, con tratti lastricati sconnessi molto impegnativi.
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Ecco il punto giusto per mettere alla prova la mia Rose, finora nel deserto si è comportata molto bene, ma su sentiero tecnico e ripido ho paura che una front possa avere dei limiti e non farmi godere la discesa. Quasi mi dimentico però che è una 29er, e infatti appena mi butto sulle roccie smosse le ruotone fanno subito il loro dovere e passano senza problemi gli ostacoli, aiutate dai tubless tenuti poco gonfi. Certo non è come avere una full da 160, ma è sicuramente un ottimo compromesso in situazioni che richiedono una bici leggera per la maggior parte del tempo.
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Il canyon è molto bello, ma dobbiamo affrettarci perchè il sole sta calando velocemente. Arriviamo in vista del paese, alcuni pastori berberi stanno badando ad un gruppo di capre. Ultima veloce discesa e siamo all’albergo, ricavato anche questo da vecchie abitazioni troglodite. Cena tipica, poi siamo invitati a ballare sulle note dell’antica musica popolare berbera e a nanna nelle caratteristiche e pittoresche camere. Domani ci aspetta la tappa più dura, interamente nel deserto e senza possibilità di fermarci a pranzare in qualche locale, fino all’oasi di Ksar Ghilane.
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