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[Continua da qui] Dormiamo come dei ghiri in una tenda che i ragazzi di Tyax Air, la società che organizza i voli, aveva lasciato presso il lago, fra ululi di qualche animale che non riusciamo bene ad indentificare e sonore russate causate dai due six packs che ci siamo scolati insieme alle bistecche (Renè beve solo Red Bull).
Al mattino fatichiamo ad uscire dai sacchi a pelo. Fa freddo fin quando il sole non arriva con i suoi caldi raggi. Il primo posto in cui si fa vedere è il molo, come si può notare da dove facciamo colazione:
Renè, con uno zaino solo, sembra volare, così come Ross. Insomma, faccio la lucina di fine treno fino al passo, che è tutto tranne che windy.
Come da copione, la discesa è da sbavo. Lascio spazio alle immagini per descrivervela.
Il piacere è di breve durata perchè dopo soli 400 metri di dislivello ci attende la salita all’Eldorado Pass. Come il nome suggerisce siamo in piena zona mineraria, o quel che ne resta. Sembrerebbe che in passato qualcuno abbia avuto fortuna con le sue ricerche, tanto che pedaliamo su quel che rimane di un doubletrack, o strada mineraria che dir si voglia. Incontriamo addirittua ben sei mountain bikers diretti allo Spruce Lake. Come dei naviganti d’altri tempi ci fermiamo a parlare e a chiederci dove siamo diretti. Un saluto e la solitudine del backcountry canadese ci inghiottisce di nuovo mentre combattiamo con le pendenze proibitive del passo dorato.
“È l’ultimo Passo questo, no?” chiedo a Renè che tiene la cartina in mano. Lo Svizzero in silenzio scruta la linea segnata da Sterl e scuote il capo senza dire altro. Pochi metri dopo capisco il motivo del silenzio: un sentiero parte sulla nostra destra prima in discesa, poi sale su una piccola sella e si fa intravedere all’orizzonte su un ulteriore passo che sembra irraggiungibile. Montagne spoglie, dai colori che ne tradiscono la ricchezza di minerali, accompagnano tutta la nostra cavalcata verso quella che speriamo essere l’ultima salita della giornata. Ogni tanto dei ruscelli attraversano il sentiero, accompagnati da dei muschi dal verde acceso, quasi come quello delle nostre bici.
La traccia è completamente pedalabile, anche in salita, e arrivati al Camel Pass ne siamo certi: da qui al lago Tayx solo discesa! Ci facciamo prendere dall’euforia di avercela quasi fatta e ci buttiamo giù a rotta di collo per l’ennesimo sentiero da antologia. Non sto neanche più a descriverlo, tanto ormai avrete capito che questo itinerario è entrato di forza fra i miei 10 preferiti di sempre.
Arrivati al Tayx Lake non crediamo ai nostri occhi: una strada sterrata conduce alla Tyax Lodge, un bell’albergo di legno posto su un pratone adiacente al lago, dove galleggia tranquillo il nostro idrovolante che ci riporterà a Whistler. La Tyax Lodge, d’inverno, è il centro di un paradiso per chi ama sciare in neve fresca. Da qui partono gli elicotteri che hanno a disposizione una regione più grande del Tirolo austriaco per portare gli sciatori nella powder canadese. Ci facciamo dare il depliant, facciamo finta di non guardare i prezzi e sognamo questo posto coperto da metri di neve, di fronte ad un gigantesco burger con patatine fritte e birra fresca. Oblio, dolce oblio.
Info
A chi volesse fare il nostro stesso itinerario consiglio di rivolgersi a Tyax Air, dove è possibile prenotare i voli e la guida, indispensabile a meno che non si conosca qualche local disposto a raccontarvi per filo e per segno come trovare i sentieri. La zona è completamente isolata e, una volta partito l’idrovolante, ci si deve arrangiare da soli ad uscirne.
L’aereo porta 4 persone (guida inclusa) + pilota, bici e vettovaglie. Tutte le info e i costi comunque sul sito della Tyax Air.
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