Il vento cercava invano di scompigliare la barba di Niccolò, che ormai da diversi minuti se ne stava come impietrito, con lo sguardo fisso davanti a sé. Ci vollero le mani energiche di Sergio per farlo rinsavire: un colpo ben assestato fra le scapole e, con un sobbalzo, tornò fra noi. Ma quale la ragione di tanto smarrimento?
Semplice: un nuovo valico era stato faticosamente superato, ma ancora nulla appariva all’orizzonte.
Nessun grosso complesso turistico o stazione per lo sci alpino nell’ampia vallata; nessuna traccia di parchi gioco con filo-diffusione in vetta alla vetta più alta, e nemmeno di centri commerciali. Dove erano poi le casette a schiera tutte uguali, destinate a schiere di turisti tutti uguali?
(Per non essere accusati di eccessiva parzialità, riferiremo del ritrovamento di segni attribuibili all’uomo del Novecento, quali residui bellici, la cacca di cane su un marciapiede, una brandina utilizzata a guisa di cancello – di probabile origine ligure o valtellinese – e la caserma dei Carabinieri di Acceglio, sicuramente opera di un geometra frustrato, forse ideatore anche dei più noti nani da giardino).
Sentieri e strade militari si allontanavano a perdita d’occhio e Niccolò non si dava pace. Per lui era la prima volta in Val Maira, e, come in trance, continuava a ripetere: “Dai, saliamo anche lì”, “Presto, svalichiamo anche di là!”, “Uh! Non possiamo non provare questo sentiero!”.
Come un bambino in un parco giochi, non riusciva a contenere le proprie emozioni e pareva noncurante di chi lo seguiva con crescente preoccupazione e principi di crampi.
La Val Maira, evidentemente, lo stregava.
Ma una decisione andava assolutamente presa: sedarlo, o farlo ragionare?
Federico cercava una soluzione nelle carte, mentre la sera piano piano ci prendeva alle spalle.
Poi d’improvviso arrivò l’illuminazione: “Giovanni ci aspetta per cena a Sagna Rotonda” esclamai concitata, fingendo l’arrivo di un SMS. “Non possiamo più tardare!”.
Così, non senza mugugni, la discesa, finalmente, poteva aver inizio.
Avvolti in una luce tiepida e dorata, era il momento di regalare alle nostre ruote tutta la quota faticosamente guadagnata, ricavandone in cambio entusiasmo ed adrenalina. Altro che bike park!
Difficile non farsi catturare da quel senso di euforia, tipico di chi vive giorni intensi e senza tempo, qualcosa che ricorda da vicino le prime fasi di una sbornia.
Sbornia che ci tendeva l’agguato per la serata, distratti dalle coccole culinarie che la cucina casalinga di Sagna Rotonda ci avrebbe offerto.
Niccolò ovviamente era l’osservato speciale: bisognava placare il suo stato di forma eccessivo, assicurandogli per l’indomani una più moderata prestazione. Per cui fiumi di birra artigianale e vini piemontesi venivano indirizzati nei suoi calici, con sguardi ammiccanti e occhiolini fra gli altri membri del gruppo.
Al risveglio ci aspettavamo di vederlo comparire con la testa pesante e l’equilibrio precario. Ma evidentemente lo stato di grazia lo aveva nuovamente salvato, e già pressava per risalire in sella.
Ormai senza speranza, non ci restava che sfoderare un nuovo itinerario dalla lista di Cicloalpinismo.com: portage e fatica erano così assicurati, e le brame del nostro amico almeno in parte stemperate.
Ma i nuovi panorami grandiosi intorno al Monte Chersogno, il Monviso appena a un passo, il susseguirsi di valli e cime mozzafiato riproponevano scene già viste.
Per evitare nuovi “Saliamo di lì”, “Scendiamo di là” non ci restava che razionargli i viveri!
Fu nel momento stesso in cui afferrammo il suo lo zaino che, da una tasca laterale, fuoriuscì un recipiente contenente un liquido verdastro, dalla densità sospetta.
A nulla valse il tentativo di occultarlo: l’avevamo scoperto!
L’intenso odore di aglio ci avrebbe dovuto fare insospettire da tempo, ma a questo punto era chiaro che il doping di Niccolò era la Bagna Càuda!
Entusiasmanti discese sul fil del rasoio ci riconsegnarono stanchi ed appagati ad una nuova e piacevole serata a Sagna Rotonda.
La sintonia nel gruppo, specie ora che Niccolò era in fase depurativa, era perfetta, e quei pochi giorni insieme a condividere grandi emozioni e paesaggi non sarebbero stati presto dimenticati.
Ma vivere di soli ricordi non ci piace. Per cui state certi: torneremo in Val Maira e a Sagna Rotonda appena possibile per scrivere nuove avventure.
Ci vediamo là?
Ospitalità:
Ecovillaggio Sagna Rotonda gestito dall’ospitalissimo Giovanni e dalla sua famiglia. Splendida struttura composta da appartamenti con vari posti letto, in un contesto davvero strepitoso a 1640 m di quota.
Giovanni organizza il servizio shuttle per raggiungerla dal fondovalle con bici al seguito, come pure il servizio accompagnamento per chi lo necessitasse.
Molto interessante anche la “cena a domicilio”, che recapita direttamente nel proprio appartamento ottimi pasti caldi. Da poco infatti la struttura è dotata anche di un’ottima taverna con cucina.
Itinerari:
Passo Cavalla – Sorgenti di Val Maira
Un grazie a cicloalpinismo.com e a Matteo Zunino di passaggioanordovest.eu per gli itinerari sempre interessanti che propongono.
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