La ciclabile della Val di Fassa, che poi continua anche nella Val di Fiemme, è molto frequentata da ciclisti, pedoni, corridori: si lascia da parte la trafficata strada statale e si pedala o si cammina in tutta tranquillità fra i paesini di questo angolo di Trentino. È per gran parte asfaltata e non presenta difficoltà di alcun tipo, tanto che esiste anche un servizio shuttle che porta i ciclisti a Canazei, da dove possono poi percorrerla in discesa fino in Val di Fiemme. Percorso dunque adatto a tutti, famiglie comprese.
È capitato però che un ciclista sessantenne del posto cadesse a causa di un pedone disattento e di seguito si rompesse il femore. Questa la dinamica riportata da “L’Adige“:
L’incidente si è verificato nel giugno dello scorso anno sul percorso ciclopedonale che da Moena porta alla frazione Forno. L’accesso è riservato a pedoni, ciclisti ed a mezzi a motore autorizzati. Parte offesa nel procedimento è un sessantenne di Moena che stava procedendo lungo il percorso in sella alla sua bici. L’uomo teneva la destra. In località Forno ha notato davanti a lui, a distanza, tre donne che camminavano nella stessa sua direzione, fianco a fianco. L’uomo, in sede di querela, ha evidenziato che nel raggiungerle ha frenato e , avendo spazio sufficiente per il sorpasso, si è spostato verso sinistra con l’intenzione di superarle. Proprio in quel momento la signora che si trovava più a sinistra, pure lei sulla sessantina, si sarebbe spostata improvvisamente nella direzione del ciclista, non accorgendosi che stava sopraggiungendo alle spalle, urtandolo. L’uomo è caduto, ma essendo praticamente fermo si sarebbe solo procurato una contusione al gomito sinistro. Il problema più serio è stato qualche istante dopo, quando la signora, perdendo l’equilibrio, è caduta sulla canna della bicicletta, sotto cui era rimasta la coscia del ciclista. Il colpo è stato così forte da causare la frattura del femore sinistro dell’uomo.
Il ciclista è dovuto ricorrere ad un intervento chirurgico con l’inserimento di un «chiodo». I giorni di guarigione sono stati superiori a 40. A mandare in ospedale il ciclista, dunque, sarebbe stata la condotta della donna a piedi. Il codice della strada prevede che i pedoni debbano circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e su altri spazi predisposti. Nello stesso articolo, il 190, viene evidenziato che qualora questi spazi ed i marciapiedi manchino, come nel caso delle piste ciclabili, «devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione».
L’imputata, oltre a camminare sul lato destro della ciclabile, procedeva affiancata alle due amiche. In questo modo il gruppetto occupava pressoché completamente la carreggiata, come viene evidenziato nel capo di imputazione. Insomma, lungo il percorso ciclopedonale che da Moena porta a Fondo, così come in tutto le ciclabili, in assenza di marciapiede i pedoni (ed i corridori) devono procedere sul lato opposto al senso di marcia dei mezzi, dunque camminare tenendo la sinistra.
Nel procedimento in corso in tribunale a Trento, il ciclista si è costituito parte civile con la richiesta di risarcimento del danno. L’udienza è stata rinviata.
Da notare che il ciclista si era praticamente fermato, visto che le tre donne occupavano tutta la carreggiata, sfatando il mito dei ciclisti che “sfrecciano a 50 km/h” sbattendosene di tutto e di tutti. Sarà interessante seguire il processo, perché può creare un precedente sulle linee di condotta da seguire sulle piste ciclo-pedonali, anche da parte di chi circola a piedi.