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Ogni luogo nuovo si semina nella mente dei viaggiatori sognando di diventare fiore, perché, se il terreno è fertile e fiorisce, il viaggiatore farà ritorno.
E fu così che, a distanza di un anno dall’alba sul Piz Nair e dall’anfiteatro di ghiacciai che si apre di fronte alla Fuorcla Surlej, l’Engadina rifiorì nelle nostre menti.
Stessa tenda, stessi monti.
E un sentiero inedito è ancora una linea sulla mappa, su cui la punta del mio dito scorre per pochi secondi. Domani la linea si farà terreno per le nostre ruote che scorreranno curiose sulla nostra scoperta…
…spinte da una curiosità che forse non è prerogativa solamente umana.
Cornice di questo viaggio è un paesaggio che, superata San Moritz, comincia a sbottonarsi, spogliandosi di maschere e di civiltà per svelare, pedalando verso il Cho d’Valletta, la sua anima selvaggia.
Vi faccio notare innanzitutto che qualcuno deve avere misurato con precisione, in qualche parte del mondo, la velocità di una funicolare, se vi trovi come conducente a San Moritz un abitante raggiante delle Isole Barbados. Accade per il principio di indeterminazione di Heisenberg.
E che paradosso! Quando Mauro scende da quella funicolare, per l’orologio della stazione, sebbene svizzero, è trascorso più tempo… Non lo aspetta il suo gemello invecchiato. Sono io ad attendere e a rammentargli che, per dimostrare la mia età, dovrebbe fare viaggi come questi più frequentemente e prendere più astronavi che funicolari.
Mauro, invece, che si è fatto uomo prima di conoscere me e la relatività di Einstein, credo abbia elaborato una sua teoria di comodo che lo rende giovane, almeno finché coltiva la passione per la mtb: l’età di una persona “percepita” è inversamente proporzionale alla velocità che raggiunge in bici. In altre parole una rivisitazione del wind chill, dove la temperatura diventa tempo.
Constato tristemente che la mia velocità è un terzo della sua e che questo mi rende una nonna ai suoi occhi.
La nota discesa dalla vetta del Piz Nair è per tutti uno show, qualsiasi sia la marcia inserita, per lo spettacolo che la natura mette in scena e per il divertimento offerto dal primo singletrack della giornata.
E la mia gratitudine nei confronti di Patricia sale ad ogni curva, per avermi suggerito una spettacolare alternativa alla folle scelta dell’anno scorso. Se non avete letto il racconto, potete comunque indovinare di chi.
Nessun fiore andrebbe a mio parere sradicato da dove è nato spontaneamente…
Questo è ancor più vero per i fiori (qualcuno mi sa dire come si chiamano?) che fanno da preziosa cornice alle nostre danze in sella; raccolti e regalati alla propria compagna, potrebbero persino far finire una storia, per tanta bruttezza.
La discesa dal Piz Nair termina laddove di solito arriviamo grondi di sudore e sgravi di forze dopo una lunga salita con rampe impegnative, alternativa agli impianti e allo svuotamento del portafoglio.
La conquista della scoperta è abbastanza faticosa, specie se non si è fatto ricorso agli impianti.
Consola pensare che se lo sforzo sarà premiato, il sapore della scoperta sarà più tondo, condito da gocce di orgoglio per la sua conquista.
E’ anche vero che, se al di là del passo ignoto dovrò spingere la bici fino a Samedan, in preda a deliri di stanchezza, la bici che porto in spalla la scaglierò addosso a qualcuno.
Laddove però la vista in salita si fermava, ai 2858 m della Fuorcla Valletta, si realizza un sogno.
Ieri il mio dito in pochi secondi ha disegnato tutto questo!
Nessuna bici da scagliare…
Ci scaglieremo noi in sella, famelici di singletrack, per un’interminabile discesa alpina e selvaggia, tutta pedalabile (anche da me!!!!), che edificherà muscolo per muscolo e piega per piega corpo e anima.
Perché i sentieri sono così, come nella vita…Talvolta finalmente riceviamo i doni tanto desiderati.
Le ali dei nostri sogni sono quelle di un piccione viaggiatore, che porta al collo un messaggio con il nostro progetto e la speranza è che la vita lo legga al più presto, prima della prossima curva.
Alessandra
Per la traccia gps cliccare qui
Dislivello in salita: circa 1300 m
Dislivello in discesa: quasi 2000 m, tutti su singletrack ad eccezione dei primi 100 m! (se scendete per il versante sud neppure quelli).
Itinerario mediamente difficile. I tratti ripidi in salita non mancano, sia lungo la carrozzabile che conduce alla partenza della funivia che lungo il singletrack che sale al bivio per la Fuorcla Valletta. Con un po’ di gamba si pedala comunque quasi tutto. Gli ultimi cento metri di dislivello per raggiungere la Fuorcla Valletta sono invece prevalentemente a spinta, così come la risalita da Margunin al Cho d’Valletta (meno di 100 m di dislivello). I sentieri di discesa sono quelli tipici alpini, però ben curati e con sezioni tecniche mai estreme.
Oltre che dal sentiero della traccia gps, Dal Piz Nair si può scendere per un sentiero più tecnico ed a tratti esposto. Cliccare qui per la traccia (una volta alla base della bastinata del Piz Nair, a quota 2683 m, bisogna poi abbandonare la traccia e svoltare a sx congiungendosi all’itinerario del report all’altezza del Lej Alv).
L’intera salita al Piz Nair è meccanizzabile partendo da S.Moritz. Una scelta più economica, nonchè quella della traccia gps, è partire da Celerina pedalando fino a quota 2486 m e qui prendere la funivia che porta sulla cima.
Salendo da Celerina è anche possibile una variante più corta del giro, senza raggiungere la cima del Piz Nair. Da Marguns (2276 m) è infatti possibile puntare direttamente alla Chamanna Saluver e lì congiungersi all’itinerario in versione lunga.
Se una volta giunti a Margunin non avrete più tempo o voglia di salire fino al Cho d’Valletta, un sentiero sulla destra scende direttamente all’Alp Munt (indicazioni -piuttosto scavato e non esaltante). A meno che non vi vogliate giocare l’impianto frenante per un sentiero tecnico ma tutto sommato poco divertente ed a tratti sporco, vi sconsigliamo invece la discesa diretta in Val Bever per il sentiero di sinistra. Il consiglio è comunque quello di fare un ultimo sforzo e proseguire fino al Cho d’Valletta, visto che la salita è più breve di quanto sembri. Sarete inoltre ripagati da un singletrack ben più interessante, sia tecnicamente che per le viste a picco sulla Val Bever.
Dall’Alp Muntatsch a Samedan si può scendere per un sentiero più facile rispetto a quello della traccia gps che percorre la Val Muntatsch: si imbocca la sterrata in discesa, e prima di giungere al primo tornante verso sinistra si prende un evidente sentiero che scende sulla destra (presenti indicazioni). Ad un certo punto il sentiero si divide: quello di destra è più facile, quello di sx un po’ più impegnativo con alcuni tornantini stretti. Se però vi piacciono i sentieri mediamente tecnici e guidati, il consiglio è di seguire la traccia gps e scendere per la Val Muntatsch.
Un ringraziamento a Patricia Roth di Bikeagentur ed a Kerstin Lietzke di Tourismorganisation S.Moritz per il supporto logistico.
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