Michele Scarponi, Nicky Haiden. Due nomi famosi vittime di incidenti stradali gravissimi mentre pedalavano, in cui il primo ha perso la vita e il secondo sta combattendo per non morire, sono solo la punta dell’iceberg di una vera e propria strage che avviene giornalmente sulle nostre strade.
Come mountain biker abbiamo la fortuna di girare in posti dove traffico non ce ne è, ma spesso per arrivarci dobbiamo pedalare sulle strade aperte alla circolazione motorizzata, e a chi non è mai capitato di essere sfiorato da automobilisti che non lasciano la distanza di legge, cioè un metro e mezzo? [ndr. È una proposta di legge, al momento]
Negli ultimi anni la situazione è peggiorata, in particolare per un motivo: l’uso degli smartphone alla guida. La ritengo una vera e propria piaga, che coinvolge non solo noi, ma tutti, cominciando dai pedoni che malauguratamente attraversano le strisce pedonali pensando e sperando di farcela fino all’altro lato della strada indenni. Ma non solo: incidenti in cui non si “vedono” le auto ferme in autostrada, malgrado si trovino in un tratto rettilineo, o uscite di strada/frontali inspiegabili se non a causa della distrazione.
Come ciclisti non abbiamo speranze contro un tale comportamento. La fazione degli auto-nazi vi dirà che siamo indisciplinati, viaggiamo in gruppo occupando la carreggiata, ecc. Come in ogni cosa, non esiste una categoria di persone che sia perfetta a prescindere, neanche i ciclisti. Gli indisciplinati ci sono ovunque o, meglio, la categoria di chi non rispetta il codice della strada è trasversale, e va dai pedoni agli automobilisti, passando dai moticiclisti e dai ciclisti.
Però noi non abbiamo in mano un’arma. Questa fu la prima cosa che il mio istruttore di scuola guida mi disse: “Hai in mano un’arma“. Avevo 18 anni, me la ricordo ancora. Tanto per rendervi l’idea, ecco l’arma usata intenzionalmente per fare male, dopo che un automobilista che smanettava al telefono era stato ripreso da un ciclista urtato dalla macchina. Nella maggior parte dei casi l’auto diventa un arma letale senza volerlo, ma il risultato non cambia, anche se sarebbe bastato un niente per evitare l’incidente: guardare la strada invece del telefono.
Cosa possiamo fare? Come ciclisti poco, se non rispettare il codice della strada, usare le luci anche di giorno, e girare da soli il meno possibile. Già, perché se si è in un gruppo di 3-4 persone saremo più visibili, anche se procediamo in fila indiana. Intralciamo il traffico? Ma chi lo dice, il tizio che ha fretta e che non può rallentare per qualcuno che procede più lentamente di lui su una strada che è di tutti, e non la sua privata pista? Cominci con il rispettare i limiti di velocità, e si rilassi alla guida, non è una gara.
Come automobilisti, amici, membri di una famiglia possiamo fare invece tanto. Sensibilizzate quelli che vi stanno intorno, e dite loro di lasciar stare il telefono quando si guida, e di usare le cuffiette per le telefonate, se non si ha un viva-voce. Perché se il ciclista muore e l’automobilista non si fa niente, il risultato cambia drasticamente se al posto della bici c’è un camion, un auto che procede in senso contrario o un platano.
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