[Race Insider] Supermountain di Scopello

Pioggia, nebbia, odore di muschio e di terra bagnata… Più che in Valsesia sembra di essere in Scozia…

Sono le 11 del mattino quando arriviamo al piazzale davanti alla seggiovia biposto che da Scopello porta ad Alpe di Mera, località da cui partirà quest’ultima Supermountain della stagione. Una grigia giornata di pioggia battente: le previsioni non promettono nulla di buono.

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Questo settembre è stato sfortunato… Una brutta distorsione alla caviglia mi ha costretto a saltare Pila e ad uno stop di 4 settimane. La forma fisica è un disastro, la caviglia è ancora dolorante ed ho appena ripreso ad andare in bici. Forse partecipare ad una Supermountain sotto il diluvio universale, su un tracciato tecnicamente impegnativo, in mezzo metro di fango non sarebbe la cosa migliore da fare per recuperare da un infortunio del genere… Fattostà che questa è l’ultima Supermountain e per niente al mondo voglio mancare!

Sabato: qualifica

Per chi non sapesse come funzionano le Supermountain, beh il formato è semplice. La domenica due manche con partenza in massa, ognuna delle quali assegna tot punti in base al piazzamento. Si sommano i punti delle due manche ed ecco la classifica finale. Il Sabato invece è dedicato alle qualifiche. Si gira liberamente sul tracciato, si fanno quanti giri si vuole. I cronometristi prendono i tempi di ogni giro ed il miglior tempo della giornata sarà quello che deciderà il piazzamento nella griglia di partenza delle due manche del giorno successivo.

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Arrivare alle 11 con la pista già lavorata e scavata dagli altri non è la cosa più furba che si possa fare, ma Scopello è lontana, noi siamo dei perditempo e la voglia di girare sotto la pioggia è quasi zero…

Scarichiamo il furgone, acquistiamo il giornaliero e partiamo: nel frattempo riprende a piovere con maggior intensità. Di male in peggio!

La prima discesa è traumatica: la paura di appoggiare male la caviglia dolorante mi blocca… Fango, radici e pietre viscide ovunque. Quand’è così bisogna essere sciolti, lasciar correre la bici. Oggi invece mi sento una lavatrice lanciata giù da un dirupo: sono rigido come un manico di scopa e la bici va dove vuole lei. Lo sconforto mi prende, mi vien voglia di ritirarmi: per scendere così, tanto vale starsene alla partenza!

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Arrivo in fondo: sono ricoperto di fango dalla testa ai piedi. Che fare? Ormai sono sporco, zuppo ed infangato: a questo punto mi faccio un altro giro! E poi un altro ancora, visto che non c’è due senza tre!

Guardo i tempi: scandalosi! 9 minuti e 30 secondi, sono 45° (o giù di li) in 5° fila… Eh beh, sono sceso proprio forte! Forse a piedi avrei fatto prima…

Non importa: sono qui solo per partecipare ed è già tanto riuscire a ad arrivare in fondo. Alla fine è meglio così, almeno non prendo rischi inutili.

L’idea di base sarebbe dormire in tenda… Peccato che ogni minuto che passa la pioggia si faccia sempre più insistente. Decidiamo quindi di cercarci un tetto sotto cui dormire e troviamo un simpatico agriturismo dove con poca spesa riusciamo a rifocillarci e dormire all’asciutto. Almeno una nota positiva in questa uggiosa giornata settembrina!

Domenica: la gara

Sveglia alle 7.30: fuori diluvia, ancora più forte di ieri. Che bella giornata si prospetta…

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Colazione, ultimi preparativi alle bici e con il furgone ci portiamo all’Alpe di Mera, che per fortuna è servita da una comoda strada asfaltata. Almeno così ci evitiamo 20 minuti di doccia in seggiovia… Scarichiamo all’ultimo, per bagnarci il meno possibile e ci portiamo verso la partenza. Per fortuna ha smesso di piovere: magari riusciamo ad evitare di prenderci una broncopolmonite fulminante!

1° MANCHE

Prima partono le donne: sono solo in 3 le coraggiose e temerarie ragazze che oggi prenderanno il via. L’unica italiana in gara è Valentina Macheda (Life Cycle) che sin dall’inizio domina la gara con una partenza bruciante.

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Partite le donne vengono schierati in griglia gli uomini. File da 10, non siamo in tanti (50-60 al massimo) ma i pochi ce ci sono sono forti. In fondo in queste condizioni solo i migliori gareggiano, solo quelli che puntano alla classifica e vogliono recuperare punti. Gli altri se ne stanno a casa (e forse non hanno tutti i torti!), a parte qualche temerario che non si fa scoraggiare.

30 secondi alla partenza… 5-4-3 il gruppo parte… Trovo un buco, mi ci infilo: partenza stupenda, ho recuperato due file, sono davanti! “Falsa partenza!” Tutti fermi… Qualcuno è partito in anticipo, si deve rifare tutto da capo. Imprecazioni e lamentele si alzano dal gruppo: chi come me è partito bene è giustamente su tutte le furie…

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Ci riposizioniamo, stavolta il buco nelle file davanti ovviamente non c’è più e la mia tattica, che prima aveva funzionato alla grande è svanita… Tra l’altro diversi furbetti hanno approfittato della confusione per portarsi nella fila avanti… La mia fila è praticamente vuota, mentre davanti sono tutti stretti ed ammassati. Bravi, bello spirito!

30 secondi, 5-4-3-2-1: si alzano le fettucce! Via, stavolta è tutto regolare. In piedi sui pedali prendo rapidamente velocità superando un po’ di persone, ma sono in pieno centro, in mezzo al gruppo. Inizia il primo tratto di salita: lo spazio si stringe, il gruppo si comprime, vengo chiuso a panino dai riders ai miei lati. “Non sarò certo io a mollare!” Cerco di tenere la mia posizione con le unghie e con i denti. Le spallate si sprecano, pochi secondi ed io insieme ad un altro ci agganciamo. I manubri si girano, vedo il terreno avvicinarsi alla mia faccia e tempo un nanosecondo e sono per terra. Il gruppo ci travolge, calpestando noi e le bici: mi sento tanto come un riccio in autostrada!

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Mi rialzo il prima possibile: per fortuna la pettorina ha fatto il suo dovere e mi ha protetto abbastanza. Riprendo la bici dalla mischia e riprendo a pedalata. C’è qualcosa di strano: il manubrio è storto, si è girato! Che fare? Continuare così? No, impensabile… Devo raddrizzarlo. Faccio un primo tratto in piano in questo condizioni, poi poco prima della discesa mi fermo, mi metto davanti alla bici e tenendo la ruota con le ginocchia lo raddrizzo.

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Non a tutti è andata così bene: un pezzo di manubrio viene recuperato dai commissari di gara nella zona della caduta… Chi sarà il temerario che nonostante il manubrio menomato ha continuato imperterrito la gara? E soprattutto come avrà fatto ad arrivare vivo in fondo, in queste condizioni?

Il tempo scorre inesorabile ed il gruppone passa, sono tra gli ultimi! Dietro di me solo la scopa e qualcuno che ha subito rotture o problemi meccanici durante la caduta. Sarà una gara tutta in salita, però almeno mi posso divertire con qualche sorpasso!

Scendo con la carogna di aver perso un sacco di posizioni… Sorpasso ad ogni curva, sfruttando tagli, anticipi o linee che si buttano dritte lungo la massima pendenza. Non ho paura di cadere o di ribaltarmi: l’unica preoccupazione è cercare di recuperare più posizioni possibili. Il traffico è molto, diversi sono in difficoltà per il fondo fangoso e l’elevata pendenza del tracciato, quindi scendono piano o persino cadono. D’altronde sono nelle retrovie ed è normale che sia così. Sorpasso, sorpasso: mi diverto come un bambino! Incontro altri compagni di squadra, passo anche loro. Per fortuna recupero posizioni su posizioni! Il pensiero della caviglia dolorante è ormai un lontano ricordo: ora l’unico obiettivo è passare più gente possibile!

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Arrivo in fondo, sorpassando gente fino alle ultime curve: sono 34°. Non mi posso lamentare è stata una bella rimonta!

2° MANCHE

Finalmente ha smesso di piovere ed un timido sole ha fatto capolino. Bene, direte voi, peccato che il sole asciughi il fango rendendolo ancora più viscido e scivoloso di prima!

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Saliamo in seggiovia: visto che non piove non vale la pena muovere il furgone. Ore 14: partono le donne. Ci posizioniamo in griglia, con gli stessi posti di prima. Stavolta la tattica è diversa: dopo la dolorosa esperienza della prima manche cercherò di stare fuori dal gruppo.

30 secondi! 5-4-3-2-1: si alzano le fettucce! Parto, scattando il più veloce possibile e cerco di portarmi subito sulla destra. Il gruppo come in prima manche tende a chiudere sulla sinistra dove succede il finimondo! Stavolta tocca ai primi che vengono coinvolti in una mega caduta di massa. Bici che volano per aria, riders che rotolano nella scarpata. Per fortuna a questo giro sono solo spettatore!

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Non tutti si rialzano dopo la caduta di massa che ha coinvolto i primi riders…

Il fatto di aver evitato la caduta mi ha fatto guadagnare senza dubbio parecchie posizioni, ma molti riders comunque riescono a recuperare, sfruttando anche il fatto che c’era parecchio traffico, il fondo era molto più scivoloso di prima ed in molti cadevano o si trovavano in difficoltà, rallentando l’intero gruppo. Le cadute avvengono quando meno te l’aspetti: quello davanti a te prima è in piedi, poi prende una radice, esplode e tu non puoi far altro che cercare di evitarlo.

Sono tutti in difficoltà: si vede. Io invece scendo abbastanza in scioltezza… Il segreto per guidare bene nel fango è essere rilassati: è proprio vero che è tutta una questione mentale. Sorpasso un po’ di gente, ma vengo anche passato da alcuni top rider, che dopo la caduta iniziale stanno cercando di recuperare posizioni.

I jolly si sprecano tra i partecipanti: sono tanti i punti in cui bisogna lasciar correre, peccato che ogni tanto ti trovi davanti qualcuno titubante che tira troppo i freni. Cosa fare? Rallentare è impossibile, l’unica tattica è convincere quello davanti ad andare più forte, per non travolgerlo. “Molla i freni, molla i freni” “Lasciala correre”, se quello davanti a te cade è la fine!

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So di essere in buona posizione e guido di conserva, anche perchè ormai le gambe cominciano a bruciare e non sono più lucido: le 4 settimane di stop si fanno sentire. Cerco di raccogliere le ultime energie per non morire prima della fine: l’ultimo tratto è velocissimo e se la stanchezza prende il sopravvento è la fine! Arrivo al traguardo stremato, però in 24° posizione.

Sono entusiasta: se il giorno prima ero quasi tentato di ritirarmi, un simile piazzamento era impensabile. Alla fine sono 29°. “Chi l’ha dura la vince”, effettivamente è vero: non bisogna mai demordere, tirarsi indietro davanti a condizioni di gara difficili significa perdere in partenza. Bisogna sempre partecipare, mai tirarsi indietro.

I risultati

Come detto, a Scopello non eravamo in molti, ma la gara è stata comunque di alto livello. “Pochi ma buoni” insomma, la lotta è stata serrata fino all’ultimo.

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Basta citare il nome di Marco Aurelio Fontana  (Cannondale Factory Team), per capire quale fosse il livello della competizione. L’atleta, bronzo olimpico a Londra, è infatti anche un ottimo endurista e discesista, dimostrandosi veramente un rider a 360° nonostante la sua specialità sia il cross country.

La vittoria della gara e di conseguenza del circuito è andata a Manuel Ducci (Life Cycle), che porta  casa una doppietta di cui non può che essere soddisfatto.

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Nella prima manche la vittoria è andata a Davide Sottocornola (Cicobikes Enduro), seguito da Marco Fontana che ha battuto in volata Manuel Ducci.

Nella seconda manche è stato invece Manuel a dominare la gara, correndo una run in solitaria dopo aver staccato Sottocornola all’inizio del bosco. Lotta serrata per la seconda posizione tra Marco Fontana e Francesco Fregona (Sportbike-Lapierre), lotta che si è conclusa con il sorpasso a pochi centimetri dal traguardo da parte di Francesco ai danni di Fontana.   Sottocornola purtroppo nella seconda manche è finito fuori strada travolgendo una fettuccia, che incastrandosi nel cambio ha bloccato la sua trasmissione. Poco da fare quindi, Davide è stato relegato in 4° posizione, annullando ogni possibilità di recupero nei confronti di Manuel Ducci.

Tra le donne la vittoria va alla svizzera Caroline Gherig (Specialized Twins Racing – Specialized), seguita da Valentina Macheda (Life Cycle) e dall’altra svizzera Barbara Katz (Rodeoriders – Rotwild). Valentina e Caroline se la sono giocata fino all’ultimo, quando una caduta in 2° manche ha dato la vittoria alla svizzera.

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Ad ogni modo Valentina è riuscita comunque a portarsi a casa il titolo femminile del circuito. Grandi festeggiamenti quindi nel Team Life Cycle, con Manuel e Valentina sui gradini più alti del podio che dimostrano di essere i dominatori assoluti di questa specialità.

Chissà che il prossimo anno non li vedremo primeggiare anche in gare internazionali? Le premesse ci sono tutte!

 

 

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