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Nico Vouilloz è stato definito da molti come uno dei più grandi mountain bikers di tutti i tempi. Recentemente abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo a Digione, in Francia, al quartier generale di Lapierre, per scoprire di più su come la pensa circa l’attuale situazione gare dopo tutti questi anni ai massimi livelli
MTB-MAG: Nico, dopo tre stagioni di Enduro World Series, cosa ne pensi di questo sport finora?
Nico: Principalmente ho visto il primo e il terzo anno. Ho notato i miglioramenti del circuito, innanzitutto c’é stata un grande miglioramento con i media e con il resto dell’ambiente MTB. Dall’interno ora è sicuramente più professionale. Ciascun organizzatore è in grado di realizzare la gara con il suo stile, quindi in un certo senso è buono. Noi rider però ora chiediamo di avere più regole che siano le stesse in ciascun evento. A ogni gara alla quale ti presenti devi studiare il regolamento e vedere qual é la modalita con la quale devi correre, incluse le fasi pre-gara. Inizialmente c’era il concetto di lasciare che ci fosse libertà, “lo spirito dell’Enduro”, in base alla nazione. La maggior parte dei corridori sta aspettando qualcosa di più standardizzato tra ciascuna gara, soprattutto per il pre-gara sui percorsi. É evidente che più riesci a provare e più vantaggi hai, quindi penso che sia una situazione che necessita di essere perfezionata per ottenere un’atmosfera migliore. La possibilità di provare è sempre determinante, soprattutto se vivi vicino alla località della gara. Il resto è molto buono.
MTB-MAG: Quando pensi di ritirarti dalle gare? Oppure continuerai a farlo per divertimento?
Nico: Il 2015 per me è stato un anno nel quale vedere se fossi ancora in grado di gareggiare a un buon livello dopo il mio infortunio al ginocchio. Mi sono divertito quest’anno. Anche per Lapierre è buono che io stia a un buon livello, per provare le bici e portarle al limite. Per il 2016 ancora non so. La mia idea iniziale era di correre solo alcuni eventi, magari qualche gara europea. Gareggiare in qualche cosa con le E-Bike. Siamo un marchio che sta credendo molto al mercato E-Bike, ma anche perchè mi diverto quando guido le E-Bike.
MTB-MAG: Veramente?
Nico: Si, sinceramente. Mi piace la sensazione di potenza, è un po’ una via di mezzo tra bici e moto. Mi piacciono le bici, mi piacciono le moto, mi diverto sulle salite ma non quando non ho potenza. Farò qualcosa di più in questo ambito negli anni a venire. Ancora non lo so, mi fermerò quando mi infortunerò di nuovo. Ho quasi 40 anni e mi ci vuole parecchio tempo per riprendermi dagli infortuni ora. Non farò come ha fatto Fabien Barel che ha terminato completamente. Penso che quando mi fermerò continuerò a correre in eventi di livello inferiore. Compirò i 40 a Febbraio, magari dovrei vincere un evento prima dei 40.
MTB-MAG: Dicono in molti che sei uno dei più grandi mountain biker di tutti i tempi. Che sensazione ti dà sentire questo tipo di riconoscimento, nonostante il picco della tua carriera sia stato diversi anni fa?
Nico: Mi sento orgoglioso. La gente ricorda cosa ho fatto nel passato, vincendo tutti quei titoli di fila. Penso che si debba essere orgogliosi di carattere per essere in grado di vincere un titolo dopo l’altro così come ho fatto.
MTB-MAG: Ora quando gareggi senti la stessa responsabilità di dover vincere?
Nico: Ora lo faccio più per me, per provare a me stesso che sono ancora veloce, dopo 15 anni al massimo della mia forma. Ora sono vecchio, perciò non ho più pressione. Voglio essere veloce ma senza stress. Adesso è solo per me e per il mio divertimento.
MTB-MAG: La famosa gara di Cairns nel 1996: cosa successe quel giorno dalla tua prospettiva? Come ti sei sentito quel giorno?
Nico: Per me è stato un giorno speciale. Ero un vero mountain bike racer che veniva dalla MTB e anche se ero timido, ero un mountain bike racer. Magari dopo tutti quegli anni la gente si aspettava che qualcun’altro vincesse il titolo mondiale, ma io ero più preoccupato che il titolo di Campione del Mondo restasse a un mountain biker e che non andasse a qualcuno proveniente da un’altra disciplina. Ero felice perchè ho perso solo 2,5 secondi negli ultimi 30 secondi, dove c’era un sacco da pedalare fuori dal bosco e Shaun (Palmer) pedalava forte. Ero felice anche se il margine era basso, ma nella parte più discesistica ero più veloce di 2,5 secondi. Fu sicuramente intenso! Poi ricordo di Shaun quando vinse la World Cup a Big Bear e alzò il braccio quando arrivai con un tempo più alto. Indossava la sua giacca speciale, eravamo in amicizia e si rideva e scherzava. A tutte le gare ha portato la giacca sulla hot seat sperando di poterla indossare ancora. Lui è stato un grande per lo spettacolo e per la mountain bike. L’ho poi battuto alla gara successiva, che è stata anche la prima gara di Chris Kovarik. Io vinsi e Chris arrivò secondo.
MTB-MAG: Manca lo spettacolo nel riding moderno?
Nico: Magari il pubblico vorrebbe più personaggi e più sfide. Io non sono così ma posso comprendere che alla gente questo piaccia, perchè dà maggiore interesse. Io preferisco le sfide sui percorsi.
MTB-MAG: Vincere è l’unica ragione per correre? La vittoria conta così tanto oppure è comunque bello gareggiare?
Nico: Vincere conta. Tutti se lo ricordano. É come mettere una targa che ricordi ciò che è successo. A Finale ho concluso dietro di 1,5 secondi. La gente lo ha riconosciuto ma lo avrebbe fatto maggiormente se fossi stato 1,5 secondi avanti. Sono felice di aver chiuso nella top ten. Non sarei stato felice se fossi stato oltre la top ten, ma quinto o sesto va bene, anche se preferisco il podio.
MTB-MAG: Cosa hai intenzione di fare nei prossimi 20 anni?
Nico: Mhmm, qualche gara e qualche altra cosa. Lo dissi a Fabien Barel: “non puoi smettere di correre!” Hai bisogno di fare altre cose, ma quando gareggi non puoi smettere di farlo improvvisamente.
MTB-MAG: Un racer resta un racer per sempre?
Nico: Mhmm si, penso proprio di si!
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