Registrato ben 9 anni fa a MTB-forum.it con il nickname “Er Tubbero”, Simon Cittati tra pochi giorni inizierà la sua nuova avventura come Brand Communications Manager per Rock Shox e Avid a Colorado Springs in Colorado (USA), al culmine di una carriera intensa, nella quale ha rivestito numerosi ruoli importanti nella comunicazione di vari settori della Mountain Bike, in una escalation di realtà professionali che lo hanno condotto nel 2009 al gruppo SRAM, una delle aziende più importanti e innovative nel panorama del ciclismo mondiale.
Simon, dopo qualche esperienza iniziata nel 2000, si appassiona definitivamente alla MTB nel 2003 con una bici da DH, una Iron Horse SGS come quelle guidate da Rennie e Hill ai tempi del team Iron Horse – Monster Energy – Mad Catz, con la quale partecipa a qualche gara sul territorio nazionale.
Entra in contatto con Stefano Garinei di Mountain Bike World, che si rivelerà essere il suo mentore. Scrive il suo primo articolo per la rivista nel 2004, come inviato alla Red Bull Battle di Baltimore (USA).
Nel 2006 inizia la sua avventura in ambito World Cup UCI, sempre come inviato di MTB World. Durante questa stagione stringe amicizia con Romano Favoino, che a fine 2006 lo ingaggia come Road Manager per il trade team UCI Playbiker – Iron Horse.
Nel 2007 inizia quindi una lunga avventura che lo porta in giro per il mondo, seguendo il team ma continuando a lavorare per MTB World e iniziando nuove collaborazioni con Singletrack e Mountain Biking UK.
Durante la stagione Simon trova anche il tempo di concludere i suoi studi di laurea e nello stesso periodo si impegna in prima persona nell’organizzazione della memorabile Urban DH di Roma, coadiuvato dagli amici Tiziano Mammana e Alessandro Ceci.
Nel 2008 l’impegno con il team Playbiker cresce in modo esponenziale, con l’ingaggio di diversi piloti stranieri (Adam Brayton, Floriane Plugin, Nathan Rankin e Mike Skinner) oltre agli italiani Lorenzo Suding, Edo Franco, Paolo Alleva, Luca Bertocchi ed Elisa Canepa.
A fine 2008 i numerosi impegni cominciano a diventare insostenibili e Simon, davanti a un bivio, sceglie la carriera di giornalista professionista, abbandonando il ruolo di Road Manager del team Playbiker. Non tutto però è andato per il verso giusto e nel 2009 Simon si rimette in gioco come addetto alla comunicazione e fotografo per Superenduro, proprio nella stagione in cui il circuito ha fatto il “boom” di popolarità. Nel contempo si occupa di comunicazione per Alpi Bike Resort, 24h di Finale Ligure, Argentina Bike e Cannondale Factory Racing, sempre continuando a scrivere per MTB World, Singletrack e altre riviste.
Durante questa stagione arriva il punto di svolta per la carriera di Simon. Di rientro dalla tappa di WC di Pietermaritzburg, in Sud Africa, trova una mail proveniente da Sram Europa nella quale la sede europea dell’azienda americana diffondeva la notizia di essere alla ricerca di un addetto alle Pubblic Relations per i propri uffici. La mail gli era stata inoltrata dal suo mentore Stefano Garinei con le parole “È un lavoro durissimo, ma è fatto apposta per te!”. Simon contatta subito quello che sarebbe poi diventato il suo capo e fissano un colloquio nella sede di Monaco di Baviera a distanza di due settimane.
Dopo un breve periodo di prova Simon ha conferma dell’assunzione e inizia ufficialmente la sua avventura con Sram a Eurobike 2009. Conclusi i vari altri impegni professionali tra cui Superenduro e le diverse riviste di settore, a gennaio 2010 si trasferisce definitivamente a Monaco di Baviera, iniziando a tempo pieno prima come PR generico tra MTB, strada e marketing in generale, per poi specializzarsi definitivamente nella MTB, fino a diventare il principale referente del team PR MTB di Sram Europe, che si occupa di tutti i rapporti con la stampa europea.
Le doti di Simon lo hanno portato sino alla recente e significativa promozione che tra pochi giorni lo vedrà ricoprire il ruolo di Brand Communications Manager per Rock Shox e Avid a Colorado Springs, in Colorado (USA).
La storia di Simon può essere di esempio per tutti coloro che vogliono realizzare il sogno di vivere della propria passione. Da parte nostra, se da un lato siamo molto contenti per la sua promozione, dall’altro ci dispiace sapere che non lo incontreremo più agli eventi europei, sia in qualità di referente per SRAM Europe, con la sua grande professionalità e disponibilità, che davanti a qualche birra alla fine di una lunga giornata di lavoro e/o di riding.
Messi da parte i sentimentalismi, abbiamo rivolto qualche domanda a Simon per conoscere meglio sia lui che la sua storia, decisamente interessante e ricca di ispirazioni.
MTB-Mag: Ciao Simon e benvenuto su MTB-Mag!
Simon: Grazie. È bello trovarmi qui a “raccontarmi”, considerando che mentre vi scrivo (martedi 28 gennaio) è ufficialmente l’ultimo giorno di lavoro qui in Europa.
MTB-Mag: Congratulazioni per la tua recente promozione. Ci spiegheresti di cosa si occupa esattamente un Brand Communications Manager?
Simon: Magliette, cappellini e adesivi! No, scherzi a parte, il Brand Communications Manager, secondo una definizione che a me piace molto, si occupa della connessione emotiva tra i prodotti di un brand e i consumatori, quindi coordina aspetti del prodotto come il naming, le grafiche, i colori, il packaging, oltre ovviamente agli aspetti di comunicazione più pura come la fotografia, la pubblicità, i materiali informativi per stampa, dealers e clienti, cataloghi, fiere e tantissime altri aspetti. Fondamentalmente il Brand Manager fa da fulcro tra il team di Product Managers e ingegneri che sviluppano i prodotti e il resto del marketing, assicurandosi che le strategie e gli strumenti di comunicazioni siano adeguati e “on time”.
MTB-Mag: Immaginiamo che venire designato per questo ruolo sia stata una grande emozione. Come hai accolto la notizia?
Simon: Era da tempo che pensavo a un eventuale “salto” oltreoceano. SRAM e’ un’azienda che dà ai suoi dipendenti grandi opportunità di crescita all’interno del gruppo e quando ho saputo che il posto di Brand Manager in Colorado si sarebbe liberato ho pensato subito a una strategia per proporre la mia candidatura. Come molti sanno, ottenere un visto di lavoro per gli Stati Uniti non è semplice, ma i miei capi e tutta SRAM si sono dimostrati disponibilissimi, così dopo tanti colloqui e tonnellate di carta e atti ufficiali, tra ottobre e novembre si è ufficializzato il tutto. Onestamente ancora non ho pienamente realizzato che tra pochi giorni cambierò completamente vita, penso che martedi 4 febbraio (il mio primo giorno di lavoro in Colorado) finalmente capirò tutto quello che è successo.
MTB-Mag: Non si può negare che il trasferimento in USA inciderà parecchio sulla tua vita privata. Lo interpreti più come un sacrificio necessario o come una fonte di nuovi stimoli?
Simon: A livello di vita privata il “sacrificio” (virgolettato mio, perche’ si tratta di un sacrificio volontario e positivo) l’ho già fatto lasciando Roma e l’Italia. Già dal 2007 viaggiavo comunque moltissimo, ma comunque non è stato facile lasciare famiglia e amici lontani. Dagli USA poi sarà tutto diverso. In Europa abbiamo il privilegio di poter essere ovunque in 2-3 ore di aereo o al massimo 10-12 ore di auto… Colorado Springs è a 9000km da Roma. La mia è comunque una famiglia di viaggiatori, i miei genitori hanno sempre viaggiato moltissimo per lavoro e entrambi hanno vissuto all’estero, quindi non solo sono felici per me ma mi capiscono benissimo in queste mie scelte. La mia ragazza ha deciso di seguirmi negli USA e questo mi rende felicissimo perche’ sono contento di poter condividere con lei questa avventura, mentre gli amici, come la mia famiglia, mi mancano sempre molto. Ma oggi per fortuna è facile rimanere in contatto e, nonostante la maggior parte siano sparsi tra Roma, Nord-Italia e resto dell’Europa, so che è sempre bello rivedersi, anche se solo una o due volte all’anno.
MTB-Mag: Hai costruito la tua carriera sulla tua passione. Questo si traduce in soddisfazioni e divertimento, ma anche in grandi responsabilità e sacrifici. Che ruolo hanno giocato le une sulle altre?
Simon: La passione è un’arma a doppio taglio. Ti dà energia e motivazione per superare i momenti più difficili e rende ogni soddisfazione più godibile e meritata, ma al tempo stesso a volte ti spinge a fare scelte rischiose o apparentemente prive di senso, o ti fa accettare situazioni che definire non ideali è un eufemismo. Purtroppo la passione che tutti condividiamo, per la bici in generale e la Mountain Bike in particolare, si riflette in un numero limitato di opportunità professionali, e molte persone (in questo settore come in altri) sono pronte a sfruttare la passione, soprattutto in persone giovani, per ottenere servizi e prodotti a costo zero o assolutamente sottocosto. Al tempo stesso la passione fa accettare grosse responsabilità e grandi sacrifici, che a volte sembrano non avere senso o contropartita nel breve e medio termine. Bisogna sempre tenere d’occhio l’obiettivo finale per cui vale la pena accettarli, ma anche avere la lucidità di dire basta quando serve.
MTB-Mag: La tua storia professionale è stata densa di impieghi concomitanti, ciascuno dei quali piuttosto oneroso in termini di tempo. Nel conciliarli alla tua vita privata, hai dovuto sottrarre spesso del tempo ai tuoi affetti e al tuo tempo libero?
Simon: La decisione di seguire la mia passione a livello professionale mi ha portato a viaggiare tantissimo, e questo inevitabilmente si traduce in grossi compromessi, soprattutto pensando che, quando seguivo gare ed eventi, tutto si svolgeva prevalentemente d’estate e nei fine settimana. Diciamo che la mia famiglia, la mia ragazza e i miei amici si sono abituati di buon grado al fatto che io sia sempre in giro, e io cerco allo stesso tempo di essere presente quanto più possibile. A volte però, magari dopo due-tre settimane sempre in viaggio, una domenica tra amici, una serata tranquilla in casa o un pranzo in famiglia ti mancano davvero tanto.
MTB-Mag: Sappiamo che hai faticato parecchio per incastrare, tra questi numerosi impegni, anche i tuoi studi universitari. Vuoi rivelare anche ai nostri lettori come hai eseguito le ultime correzioni alla tesi di laurea con il docente?
Simon: Uff …cosa mi fai ricordare! Alla vigilia della discussione della mia tesi di laurea specialistica, sono partito con tutto il team Playbiker-Iron Horse alla volta di Vigo. Tre giorni di viaggio in furgone solo per arrivare, un’odissea. La gara era, mi pare, il 6 e 7 maggio. La tesi la dovevo discutere la settimana dopo e l’ultima sessione di correzioni l’ho fatta via Skype, con il mio relatore che mi chiedeva dove fossi, e il casino degli spagnoli che stavano andando a vedere le finali di 4X… per fortuna poi è andato tutto bene!
MTB-Mag: Fortunatamente nel mondo della MTB, soprattutto nel settore Gravity che hai seguito per anni tra Downhill ed Enduro, non mancano i party e le serate distensive. Hai qualche ricordo particolare o qualche aneddoto divertente da raccontarci?
Simon: Guarda, penso che potrei aprire un’agenzia fotografica stile Fabrizio Corona con tutte le foto che ho nel mio hard disk di serate e follie varie… comunque credo che il “dopogara” nella DH e nella Mountain Bike in generale sia un momento in cui ci si rilassa e si scaricano tutte le tensioni accumulate, quindi di episodi divertenti ce ne sono sempre a migliaia. Indimenticabile fu un party ad Aosta dopo lo shooting al bike park di Pila con Alan Beggin e Paolo Viola. Alan fu invitato tramite Red Bull e ci trovammo catapultati in un party di un brand di biancheria intima femminile con tanto di modelle e free drinks. C’era anche il mitico Edo Franco con le stampelle, visto che si era infortunato al bacino a Schladming in Coppa del Mondo. Vi dico solo che ha ballato più di tutti! Io mi ricordo bene il ritorno in auto a Pila, diciamo che siamo arrivati direttamente a colazione! In generale tutta la stagione di gare del 2007 è stata memorabile… andavamo in giro con Tiziano Mammana (meccanico del team) e Paolo Viola (rider) con un Mercedes Sprinter scassatissimo con 360.000km sulle spalle. Tra una gara e l’altra ci fermavamo nei bike parks per shooting per le riviste e altri lavori, e non mancavano mai i momenti comici… tipo quando ci hanno fermato alla dogana svizzera andando a Champery con il furgone carico di t-shirts del team e 4 prosciutti interi. Ci hanno fatti neri alla dogana e abbiamo cotto i freni del furgone per arrivare in tempo all’ufficio doganale, che era a valle, per pagare i dazi e la multa.
MTB-Mag: Tanto lavoro e tanto divertimento quindi. Credo tu sia consapevole di essere un riferimento per molti biker italiani, stimato …e anche un po’ invidiato. Rappresenti quel “uno su un milione” che ce l’ha fatta. Vuoi rivelarci quali ritieni siano stati i requisiti che ti hanno condotto a questo successo professionale, affinchè siano di esempio ai nostri giovani lettori che vorrebbero calcare le tue orme?
Simon: Essere stimato mi lusinga, ma non credo di dover essere invidiato. Io ho avuto sicuramente la grande fortuna di aver creduto fino in fondo in quello che facevo e di aver trovato persone che hanno creduto in me. Credo che una cosa che non debba mai mancare sia la voglia di lavorare duro e migliorarsi. Detto così è scontato, ma vi assicuro che anche il lavoro più bello e allettante è comunque un lavoro, spesso molto duro e impegnativo. Un’altra cosa che aiuta molto è un atteggiamento positivo, solo così si superano le inevitabili difficoltà. Infine un avvertimento: evitate di dire “Voglio lavorare nel mondo della bici”. È una frase che ha lo stesso valore di una persona che dice “Voglio essere felice, fare i soldi e vivere a lungo”. Tutti vogliamo queste cose. Se volete lavorare nel mondo della bici, e della Mountain Bike in particolare, studiate, specializzatevi. Non tutti possiamo essere fotografi, giornalisti o tantomeno pro-rider, ma le opportunità in questo mondo ci sono. Soprattutto se non si considera solo l’Italia, ma si apre lo sguardo all’Europa e al resto del mondo.
MTB-Mag: Durante la tua carriera di giornalista e addetto stampa hai anche lavorato molto come fotografo, vivendo in prima persona una realtà che proprio durante quel periodo si è sviluppata parecchio. Cosa è cambiato negli ultimi 10 anni in questo campo? Ti capita ancora di scattare?
Simon: Da quando sono in SRAM ho iniziato a scattare sempre di meno, anche se nei primi anni mi occupavo ancora molto di foto sia in studio che in azione per il catalogo in ambito MTB e strada. Oggi ho il piacere di lavorare con alcuni dei migliori fotografi al mondo nell’ambito della Mountain Bike e ogni volta che ricevo degli scatti da selezionare mi sorprendo per l’incredibile livello tecnico raggiunto. Ci sono professionisti davvero incredibili per serietà, costanza e puntualità come Sven Martin, Victor Lucas, Gary Perkin, ma anche tantissimi ragazzi giovani che progrediscono in maniera impressionante nella fotografia e nei video. Il linguaggio visivo della Mountain Bike e degli sport in generale sta cambiando, ormai il video è ovunque, ma i bravi fotografi sono ancora importantissimi, anche se sta diventando fondamentale saper raccontare storie e non solo proporre bellissimi scatti singoli.
MTB-Mag: Il gruppo Sram negli ultimi anni e nel 2013 in particolare ha introdotto diversi prodotti che si sono distinti non solo per qualità ma anche per innovazione. C’é qualche novità in serbo di cui puoi darci una piccola anticipazione?
Simon: Purtroppo no, nessuna anticipazione, ma posso dirvi che se il 2013 è stato ricco di novità, il 2014 non sarà da meno. Continueremo a lavorare nella direzione che abbiamo impostato negli ultimi due anni con prodotti come l’XX1 e X01 o la Pike, quindi aspettatevi delle belle sorprese.
MTB-Mag: Grazie per la disponibilità Simon e in bocca al lupo per questa nuova avventura. A presto!
Simon: Grazie a voi, spero di incontrarvi presto quando tornerò in Europa.
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