Milanese di nascita, piacentino di adozione, guascone e cow-boy, conscio della propria forza ma anche consapevole dei propri limiti. Da spostare, questi, ogni giorno un po’ più in là.

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(Photo by SRAM-Sebastian Schieck)

Giovedi 3 marzo, Massa Marittima (GR). Giornata fredda. E maledettamente piovosa. Niente uscita in bici. Il pranzo sta per terminare, è il momento del caffè. Non lo porta il solito cameriere. Il vassoio è sorretto da Marco Aurelio Fontana. I presenti lo salutano senza scomporsi, quasi fosse una consuetudine per loro farsi offrire il caffè da Marco.
La solita domanda circostanziale. Come va? Risposta quasi ovvia. «Bene. La mia condizione atletica è in fase di crescita, in continuo miglioramento. Sono convinto che domani sera farò una buona gara (la Sprint Race notturna di Massa Marittima, ndr)». Marco è reduce dalla breve ma intensa stagione agonistica ciclocrossistica, nella quale ha conquistato l’ennesima maglia tricolore.

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Quanto pesa dedicare l’inverno al ciclocross ad alto livello? «E’ una specialità che mi affascina, mi piace pedalare la bici da ciclocross, si riescono a fare numeri incredibili, veramente impossibili con altri tipi di biciclette. E poi l’ambiente. Le prove di World Cup si svolgono quasi tutte in Belgio, dove il ciclocross è lo sport più seguito. C’è un tifo inimmaginabile, esaltante. Quest’anno sono stato un po’ sfortunato al Mondiale, non ero lontano dai primi e probabilmente avrei potuto lottare per il podio. Pazienza. Una stagione come la mia è impegnativa ma non eccessivamente stressante, non gareggio tutte le domeniche. E’ importante fissare gli obiettivi principali e cercare di centrarli, senza “ingolfarsi” con gare marginali».
E’ l’annata pre-olimpica. La World Cup XC assegnerà i coupon per Londra 2012. «Quest’anno sarà fondamentale partire bene ed essere molto regolari nei risultati. Il mio 2010 è stato un po’ tormentato da cadute e colpi di sfortuna, soprattutto nel finale di stagione. Spero di riscattarmi con gli interessi».

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Obiettivi. Realistici. «Il sogno olimpico è la molla che mi dà la carica per ripartire di slancio dopo una sconfitta o una delusione. In questa stagione vorrei aggiudicarmi una prova di Coppa del Mondo XC. E’ un traguardo alla mia portata, devo migliorare alcuni dettagli della mia sfera professionale. Gli avversari non sono atleticamente tanto più forti di me, però hanno raggiunto un livello di esperienza che consente loro di avere maggiore sicurezza psicologica. La scelta dei materiali, il set-up delle sospensioni… sono cose alle quali dedico molto tempo, forse troppo. Dovrei essere più deciso, più sicuro delle mie scelte, così potrei curare maggiormente tutti gli altri aspetti di una competizione. Anche la condotta pre-gara è importante per la preparazione di una possibile vittoria. Per il momento il mio livello prestazionale è da podio, ma nel prosieguo della stagione mi piacerebbe centrare una vittoria. Patriota come sono, dico Val di Sole (20 agosto) oppure la tappa di Offenburg (29 maggio), perché la Germania è un po’ la mia seconda casa (vi invitiamo a leggere “La mia vita da pro” sul sito ufficiale di Marco Aurelio Fontana, www.fontanaprorider.it)».

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Marco nella vita quotidiana. «La bicicletta è il mio lavoro, ma fortunatamente non occupa tutta la giornata. C’è sempre spazio per dedicarsi ad altro, e la sera per fare un po’ di bisboccia. Ho preso da poco casa a Castell’Arquato (PC), una villa da ristrutturare solo in minima parte. C’è un terreno sconfinato, ho già deciso di costruire un “pump-track”. Mi diverte un mondo girare sulle piste con la bici da “dirt”. Così come mi piace “smotazzare” con la mia Gas Gas 250 enduro, un bell’allenamento anche per il fuoristrada pedalato».
Dura la “mission” di un “factory rider”. Test, feedback, training camp, spot pubblicitari… «Ho la fortuna di lavorare in un top team come Cannondale, avendo a disposizione tecnici e consulenti per qualsiasi componente della bicicletta. Semplicemente meraviglioso. E’ molto gratificante sperimentare assieme nuove soluzioni. Il lavoro più impegnativo riguarda le cartucce forcella. Prima di ogni gara si effettua una scrematura iniziale, che riduce a quattro il numero di cartucce utilizzabili, ognuna con le proprie caratteristiche di compressione e rebound. Dopo altre prove, il numero si dimezza. E per il giorno della gara… ne devo scegliere solo una. Non è facile perché una cartuccia che si adatta a determinati settori del percorso, magari non fa altrettanto in altri. Sono piccole sfumature, ma sono importanti per guidare al meglio. E i grandi campioni sanno sempre cosa chiedere al proprio mezzo».

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Già, il mezzo. La bici. Anzi, le bici. «Quella che amo di più? La Flash 26”. La mia scelta è dettata dalla ricerca della migliore performance possibile tramite un mezzo specifico. L’efficienza che si ottiene guidando sempre la medesima bicicletta è sempre superiore a quella che si ottiene cambiandola spesso. Le moderne gare XC si vincono o si perdono per una questione di secondi, non di minuti come accadeva tempo fa. Ad ogni modo ho provato a fondo la Flash 29er e mi sono ricreduto. Inizialmente non mi era piaciuta, esteticamente mi era sembrata come una donna dalle gambe eccessivamente lunghe. Girandoci un po’, è sorprendentemente maneggevole, quasi come la 26”, ma molto più stabile. Sicuramente la utilizzerò occasionalmente durante la stagione (infatti Marco gareggerà in Coupe de France con la Flash 29er, giungendo secondo a una incollatura da Julien Absalon, ndr). Le trasferte sui suoli american e canadesi saranno l’occasione giusta per mettere alla frusta la Flash 29er. Alcuni top rider hanno eletto la 29er a cavallo di battaglia, innamorandosene subito. Personalmente non capisco come Vogel e Schurter riescano a guidare le loro Scott, con una inclinazione negativa pazzesca dell’attacco e con il manubrio low-rise rivolto verso il basso. Esteticamente poi… lasciamo perdere».

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Nazionale. A dispetto della giovane età, Marco è quasi un veterano. «L’esordio è stato difficile, ero il più inesperto e ho dovuto lavorare parecchio per raggiungere il livello dei miei compagni. Devo ringraziare Yader Zoli, per me un autentico maestro. Ora sono perfettamente inserito nel gruppo, ma c’è sempre qualcosa da imparare dai colleghi di raduno. Mirko Celestino è un altro campione che ha molto da insegnare, ha una profonda esperienza del mondo professionistico su strada, ed è bravissimo a trasmetterla senza ostentazione. Probabilmente l’Italia riuscirà a portare due atleti alle Olimpiadi, tre mi pare ottimistico. Farò di tutto per meritare la maglia azzurra, indossarla è un onore ma costa anche sacrifici. Occorre conquistarsela, non è facile per nessuno. Se dovessi far parte della spedizione per Londra, mi auguro di avere un compagno della mia età o anche più giovane di me, perché sarei io ad assumere il ruolo di “fratello maggiore”».

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(Photo by SRAM-Sebastian Schieck)

Come esorcizzare la sfortuna. «Sono del parere che quando si buca o si rompe si è commesso un errore. Tuttavia, con un pochino di fortuna in più avrei potuto vincere tre gare anziché una soltanto. Credo di essere un pilota dalla guida abbastanza pulita, ma a volte esagero nel cercare le prestazioni di punta con pneumatici e cerchi XC estremi, che non andrebbero azzardati. Il rischio di rotture avviene proprio su questi due delicati componenti, non certo su telaio e forcella, elementi di eccellenza della Flash».

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Allenamenti e alimentazione di un pro-rider. «Nonostante sia in contatto quotidiano con il mio allenatore, Domingo Copelli, in realtà non seguo delle puntigliose tabelle settimanali. Lunedi, dopo la gara domenicale, è il mio giorno preferito, il giorno di riposo, come la domenica per la gente comune. Mi godo l’intera giornata. Mangio dai miei genitori e mi becco quello che prepara mia mamma, quindi alimentazione “random”. Colazione abbondante come tutti i giorni, latte con cereali, fette biscottate con burro e marmellata, caffè, biscotti e se ho del prosciutto ne mangio due fette, anche se non sono tanto incline al salato a inizio giornata. A pranzo sempre carboidrati, pasta o riso. Se a casa c’è la mia morosa si mangia bene, carbonara, gamberetti, ecc. Ma se mi trovo da solo ripiego al più su una pasta al pomodoro, insalata e del prosciutto o una bistecca ai ferri, oppure tacchino o pollo, oppure una bistecca di manzo qualora debba effettuare un lavoro di forza al pomeriggio. Poi un dolce, crostata o torta al limone, e il caffè. A cena assumo quasi sempre carboidrati, sono l’unica fonte energetica per i lavori dell’indomani. Di secondo una bistecca o del pesce, se c’è la Betty (Elisabetta Borgia, la sua compagna, ndr) e un contorno. Solo la domenica difficilmente mangio la pasta a cena. Pre-gara con la solita colazione, verso le ore 9. Tre ore circa prima del via un piatto di pasta in bianco con olio d’oliva. E poi… full gas!!! Per quanto riguarda gli allenamenti, martedi 2 ore e mezza su strada con la bici da corsa cercando di mantenere mediamente 100 pedalate al minuto, senza lavori aerobici. A metà settimana effettuo lavori sulla distanza della durata di 3 ore e mezza, 4 ore, sempre su strada con una buona proporzione di lavoro aerobico per ogni ora di bici, 15- 20 minuti di fondo medio in pianura o sottosoglia in salita per ogni ora di bici. Poi il lavoro importante con la mountainbike, che consiste nel fare circa 40-60 minuti di soglia in 3 ore, 3 ore e mezza di bici. Il lavoro di forza è il più noioso quindi, sempre con la mountainbike, SFR a 40 rpm su salita costante da 3’/4′ per 6/8 volte con recupero di 2′ tornando giù dalla salita, più le partenze da fermo da 10/12 secondi oppure quelle più lunghe fino a 25′ secondi per un massimo di 20 serie. Tutto preceduto da attività aerobica a fondo medio, per la fase di riscaldamento, seguita da analogo lavoro di trasformazione. A volte effettuo allenamento dietro-motori, nella giornata di sabato, della durata di circa 2 ore. Una faticaccia che però alla fine risulta molto soddisfacente».

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(Photo by SRAM-Sebastian Schieck)

Domenica prossima, 15 maggio, si terrà la quarta prova degli Internazionali d’Italia XC, a Lugagnano Val d’Arda (PC). Per Marco Aurelio è un po’ la gara di casa, lui che da anni risiede nel piacentino. E dopo la gara? Il baldo atleta ha pensato bene di organizzare una festa, anzi un festival. Il “Fuffenaffen Festival” ha tutta l’aria di essere una goliardata all’insegna del sano divertimento senza eccessi. Siamo tutti invitati. Per saperne di più, cliccate sul logo.

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