Quando col Diretur abbiamo parlato di interviste uno dei primi nomi che mi è balzato in testa è stato Tomaso Ancillotti. Tomaso per anni è stato tra i top rider del panorama dh italiano. Oggi si occupa di progettazione. Abita sui colli toscani tra Firenze e Siena, in un piccolo paese dove si imbottiglia del buon vino, si mangia dell’ottimo cinghiale e si producono delle mtb da sogno, pezzi unici fatti a mano totalmente in Italì. Anzi in Tuscanì! Immaginando foste curiosi di vedere il posto dove Tomaso ed il padre Alberto lavorano, un paio di settimane fa sono andato a trovarli portando con me la fotocamera….
BazOOka: nome, cognome età e nick name.
Tomaso: ciao a tutti mi chiamo Tomaso Ancillotti ho 35 anni, vivo a Sambuca Val di Pesa, molti amici mi chiamano Tommy e per i fiorentini sono “i’Tomy”.
BazOOka: cosa fai nella vita?
Tomaso: lavoro nell’azienda di famiglia la Ancillotti Cycles. Siamo una piccola impresa familiare, produciamo mtb artigianali, puntiamo principalmente alla qualità ed alle performances, mettiamo su strada (anzi fuoristrada) all’incirca 70 bici all’anno. Mi occupo in particolare di progettazione e disegni, seguo la produzione di ogni singola bike, dal tubo iniziale fino alla consegna al cliente. Seguo anche il Team alle gare ed appena ho del tempo vado in mtb!
BazOOka: ricordi la tua prima bicicletta?
Tomaso: la prima era un giocattolo, quella che ricordo meglio è la seconda. Una bella bicicletta rossa, andavo in fabbrica e “rubavo” le tabelle porta-numero delle moto da cross e le mettevo sulla mia bici per farla sembrare più moto che bici!
BazOOka: aveva le rotelle? Ricordi per caso se tuo papà modificava le rotelle con qualche strano cuscinetto per farti andare più veloce? 🙂
Tomaso: in realtà non ricordo d’aver mai avuto una bici con le rotelle. Quindi niente modifiche!
BazOOka: di solito a questo punto chiedo “a che età hai perso le rotelle?” mi confermi di non averle mai avute? 🙂
Tomaso: mai avute! 🙂 Scherzi a parte io son sempre andato tanto in bici, qui fuori costruivo dei pistini e passavo ore e ore a saltare, mentre le mie prime gare DH le ho fatte a 16 anni. Oggi sarebbe tardi ma allora prima di quell’età non si poteva gareggiare.
BazOOka: ricordi la tua prima bici da DH?
Tomaso: La ricordo molto bene, e dalla mia prima bici che iniziò tutto! Utilizzavo una mtb Legnano che pesava circa 25kg con una forcella poco resistente che ogni tanto si allungava dopo i salti. Intorno ai 16 anni la mia passione per la mtb crebbe in maniera esponenziale ed espressi a mio padre il desiderio di partecipare alle gare dh. La mia bici non era assolutamente adatta e mio padre già iniziava a pensare ad una bi ammortizzata. Qualche tempo dopo durante una gita in Svizzera vedemmo una Proflex in un negozio e a mio padre si accese la prima lampadina… Poi andammo a vedere una gara di discesa al Ciocco, tanto per capirci BR1 Zanchi era alle prime armi e le mtb da discesa erano hard tail o avevano sospensioni fatte con dei tamponcini, che permettevano una corsa di un paio di cm. Quei mezzi scrollavano tra una buca e l’altra ed erano molto instabili, papà si rese conto che erano inadeguati e che la sua esperienza in campo motociclistico gli avrebbe permesso di creare fin da subito un mezzo performante ed innovativo. Non avevamo più a disposizione la struttura legata alle moto perché la ditta ormai era chiusa, allora papà preparò un progetto e con l’aiuto di un suo vecchio telaista… prese vita la prima bici da discesa bi-ammortizzata Ancillotti. Il progetto prevedeva l’utilizzo di vere sospensioni naturalmente pull shock, un vero ammortizzatore idraulico con lunga escursione ed era talmente innovativo che Olimpia ci ordinò 200 telai da discesa! Fu così che nel giro di poco ebbi la mia prima bici da dh!
BazOOka: quindi la tua prima bike da dh portava le scritte Olimpia?
Tomaso: no, all’epoca la mia bici full con sistema pull shock ed escursione da ben 100mm era marchiata Ancillotti esattamente come quella di Lorenzo Orlando ex corridore ufficiale Ancillotti nel moto cross. Era il 1992 io ancora non potevo gareggiare ma la mia bici vinse fin da subito a San Marino con Paolo Alverà. Lui gareggio con la mi bici marchiata Olimpia imponendosi su Zanchi e Migliorini. Nella stessa occasione Orlando, con identica bici marchiata Ancillotti arrivò secondo a causa di un salto della catena.
BazOOka: si trattava di una bici innovativa, ma quali furono queste innovazioni?
Tomaso: Alberto intuì che la bici da discesa doveva fare esattamente quello che faceva la moto da cross. Nel 92/93 gl’infulcri sulle altre bici erano altissimi, le sospensioni erano posizionate dietro alla sella ed erano assolutamente poco performanti. Lui costruì una mtb che concettualmente era identica alla Scarab FR attualmente in produzione (ndr.: guardate la foto, la differenza che si nota maggiormente è nei componenti!) un sistema pull shock, con sospensione posizionata nella parte bassa. Le forcelle delle altre bici avevano circa 3 cm di escursione, Alberto modificò una forcella earles facendola però lavorare in maniera identica al posteriore in estensione con un tirante, anziché in compressione con un solo ammortizzatore anziché due. Praticamente applicò lo stesso identico schema pull anche all’anteriore. Era una forcella scorrevolissima in quanto tutto lavorava su cuscinetti a rulli. Il mozzo anteriore era fatto su nostre specifiche ed aveva un perno passante da 12mm. Nel 93 avevamo i freni a disco, anteriore e posteriore, ottenuti partendo dalla base di un impianto frenante Grimeca per go kart accoppiato a dischi da noi prodotti in ergal trattato ossidato duro. Molte novità per quell’epoca.
BazOOka: ricordi la tua prima gara e le tue gare più importanti?
Tomaso: si era il 1993 a Sarteano. La prima manche andò abbastanza bene, ero secondo alle spalle di Thomas Damiani che allora vinceva tutto in categoria Junior. Nella seconda fui sfortunato, il classico bastone tra le ruote mi rallentò. Arrivai 4, non male. Mentre nel 1994 feci un fantastico inizio di stagione vincendo le prime due gare del Gran Prix. Complice fu la pioggia 🙂 diciamo che sul bagnato con la tecnica si può compensare un pochino l’inferiorità fisica. Fu così che vinsi alla grande la prima prova, con un gap di 12 secondi su Andrea Bugnone ed una trentina di secondi sui fratelli Zampieri che arrivarono terzo e quarto. Nella seconda gara svoltasi a Stresa il copione fu simile, mentre ricordo che a San Giacomo di Roburent gareggiammo col bel tempo ed il tracciato aveva un bel pezzo da pedalare in salita… arrivai ottavo o nono! Con la maglia della nazionale ottenni un buon risultato ai Campionati del Mondo a Veil nel 94 piazzandomi in 16ma posizione. Mentre nel 1998 ottenni il 29 posto in Coppa del Mondo a Nevegal.
BazOOka: le prime Ancillotti venivano studiate da Alberto ma in realtà costruite ed assemblate altrove, come e quando siete arrivati ad aprire l’attività qui?
Tomaso: in realtà non ci volle molto tempo, andammo in causa col telaista di Bologna per una questione di royalties non pagate quindi papà decise di trasferire la produzione sotto casa. Sotto casa nel vero senso del termine! Prima in una cantina interrata, poi tolse diverse cariolate di terra ed arrivò ad ottenere le stanze di cui disponiamo oggi. Imparò anche a saldare, cosa che fino a quel momento non aveva mia fatto. Da allora le Ancillotti vengono preparate ed assemblate qui.
BazOOka: all’interno di Ancillotti Cycles di cosa ti occupavi allora e di cosa ti occupi oggi?
Tomaso: all’inizio andavo a scuola, quando finivo di studiare cercavo di dare una mano al babbo. Inoltre mi allenavo (poco 🙂 ) e partecipavo alle gare dh. Finita la scuola feci un corso professionale per disegnatore cad e dopo il servizio civile iniziai a lavorare a tempo pieno per l’azienda di famiglia.
BazOOka: mi rendo conto che le vostre bici erano all’avanguardia. Guardando le foto di allora sembrano mtb vecchie quasi esclusivamente a causa dei componenti! Come mai gl’altri erano così indietro?
Tomaso: perché fino ad allora si pensava più ai muscoli che al mezzo perché si proveniva dalla bici da strada. Chi progettava e costruiva mtb da dh veniva dalla bici tradizionale, in quel settore c’era stata poca evoluzione erano tubi saldati sempre nello stesso modo dai tempi di Coppi. Quindi i costruttori di allora non sapevano quale direzione seguire, sulle bici da discesa si vedevano soluzioni assurde come snodi che quando venivano stretti si bloccavano, oppure fulcri altissimi. Talmente alti che quando la bici passava su una buca i pedali tornavano indietro! Non avevano nemmeno compreso che l’ammortizzatore doveva essere idraulico e a molla! Si vedevano anche angoli di sterzo mostruosamente chiusi che portavano il biker al limite del cappottamento nelle discese più ridicole. Mio padre aveva iniziato la sua esperienza con le moto da fuoristrada quando ancora l’off road era tutto da sviluppare. Aveva iniziato modificando le moto prodotte per andare su strada in moto da fuoristrada prima di fare delle moto specifiche. L’esperienza su forcelle, sospensioni e telai era già parte del know how aziendale e papà non fece altro che applicarlo con sapienza sulla mtb. I concorrenti invece dovevano ancora scoprire tutto…
BazOOka: l’esperienza in campo meccanico è stata fondamentale per costruire bici da dh prestazionali e all’avanguardia rispetto ai tempi?
Tomaso: certo, pensa che negl’anni ’50 mio nonno Gualtiero nella sua officina a Firenze rendeva elastici i telai rigidi delle Harley Davidson militari. Nonno più che un meccanico era un artista per esempio: quando doveva rifare un motore si faceva le bronzine da se’, colava la lega mescolando sapientemente piombo e antimonio in mascherine auto-costruite. Poi le raschiettava rifinendole per sistemarle sull’albero motore. Lui, che a sua volta imparò dal suo babbo, insegno a mio padre le basi della meccanica, cose che poi ti permettono di mettere una forcella apposto, fare un mozzo che funzioni un ammortizzatore che lavora come si deve. Gli insegno certi principi della meccanica generale che si applicano su tantissime lavorazioni, se tu possiedi questi fondamentali puoi lavorare ad ampio raggio. L’esperienza ci ha permesso nonostante si lavorasse in uno “scantinato” di costruire ottime bici fin dagli esordi ottenendo risultati esaltanti fin dalla prima gara.
BazOOka: parliamo di questa sospensione al contrario…
Tomaso: Al contrario per quei tempi, oggi la usano in molti in campo mtb mentre in campo motociclistico diciamo che è d’obbligo! Di tutto il panorama motociclistico mondiale rano rimasti solo KTM e Ducati… ultimamente si sono arresi anche loro! Il sistema pull ci permette di mantenere la ruota posteriore diritta anche mentre lavora sotto sforzo tra le buche. La ruota posteriore muovendosi verticalmente tira la sospensione e tutto rimane allineato! Il ragionamento è semplice BazOO, pensa alla roulotte: se tu la tiri con l’automobile lei ti segue ma se tu la spingi lei va dove vuole! Per questo il sistema pull shock era ed è il migliore.
BazOOka: e cosa mi puoi dire del telaio, il vostro tubo obliquo è decisamente il più largo di tutti ed anche il forcellone è molto particolare. Tutto ricorda una moto.
Tomaso: ti dico che hai ragione, è largo perché noi abbiamo pensato alla rigidità torsionale e non solo assiale, la larghezza e le sagomature del carro idem ci permettono di ottenere la rigidità desiderata per far lavorare al meglio la sospensione pull shock.
BazOOka: veniamo ai materiali, molti sono arrivati al carbonio voi siete sempre sull’alluminio perché?
Tomaso: è inesatto BazOO, noi abbiamo corso tutta la stagione ’93 con il telaio in carbonio. Un conto è progettare il telaio per l’atleta, tutt’altro è progettare un telaio di serie che possa essere venduto ed utilizzato da tutti. Un telaio in carbonio in mano ad un privato che lo utilizza con disattenzione e magari prende qualche sassata di troppo può risultare poco affidabile e non duraturo mentre le nostre mtb sono fatte anche per durare e mantenere valore nel tempo. Poi l’evoluzione e la ricerca che abbiamo fatto sull’alluminio ci hanno permesso di arrivare ad un rapporto di
Tomaso: arrivano i tubi, li controlliamo e selezioniamo, li portiamo alla piegatura alla conificazione ed alla lavorazione al laser nel caso del DHY. A questo punto si procede con la sgolatura dei tubi per poi posizionarli su una maschera insieme alle parti ricavate dal pieno è così che il telaio inizia a prendere forma grazie ai primi punti di saldatura. La stessa procedura viene applicata al forcellone che essendo attraversato dall’ammortizzatore richiede molti passaggi di lavorazione. Dopo questa prima fase portiamo il telaio dal saldatore. I saldatori sono veri e propri artisti, hanno una manualità eccezionale ottenuta grazie alla lavorazione continua, ci apoggiamo ad un professionista perché vogliamo che le saldature sui nostri mezzi siano impeccabili. Dopo la saldatura il telaio viene pulimentato e riportato qui da noi. Utilizziamo alluminio 7020 che non ha bisogno di ulteriori trattamenti in quanto riacquista le caratteristiche iniziali col tempo. In questa fase post saldatura il telaio risulta ancora malleabile quindi lo posizioniamo su un piano di riscontro per controllare che tutto sia in squadra. Procediamo
facendo tutte le alesature degli infulcri con la fresa, portando alla giusta dimensione ed allineamento i perni passanti, e rettificando il tubo sterzo. Le parti ricavate dal pieno invece vengono progettate e disegnate da me al Cad, i disegni vengono inviati ad una ditta che possiede il macchinario a controllo numerico (ndr.: un macchinario che costa diversi milioncini di euro). Assembliamo gli ammortizzatori, composti da piu di 70 particolari, quasi tutti ricavati dal pieno. Gli ammortizzatori vengono montati uno ad uno in in base peso e dello stile di guida e preferenze del cliente. Quando la sospensione è pronta la posizioniamo sul telaio. A richiesta montiamo anche l’intera bicicletta facendo un controllo/personalizzazione della forcella prescelta. Ogni nostra bici è un pezzo unico in quanto non abbiamo solo le 4 classiche misure standard. Abbiamo una vasta scelta di adesivi applicabili direttamente sul telaio pulimentato ma se l’acquirente ma volendo possiamo anche verniciare il telaio. Noi consigliamo i componenti che vedi montati sulle bici che hai fotografato ma se il cliente desidera altro cerchiamo di accontentarlo.
BazOOka: cosa fai con quella ruota 29″?
Tomaso: ci piace lavorare a nuovi progetti, al momento non avevamo intenzione di sviluppare un progetto per queste ruote, poi un cliente e caro amico ci ha chiesto se potevamo costruirgli una Scarab FR con ruota anteriore da 29″. La sfida ci è parsa intrigante e quel che vedi è il triangolo anteriore quasi terminato.
BazOOka: costruirete mai una Ancillotti da corsa?
Tomaso: penso che non ci dedicheremo mai ad una rigida. A noi piace evolverci tecnicamente e lavorare sulle sospensioni… abbiamo nel cuore l’off road!
BazOOka: ho visto un paio di moto da cross vicino al banco dove assemblate gli ammortizzatori… in futuro pensi che vi dedicherete nuovamente anche ai motori?
Tomaso: penso di no, le moto perché a me piacciono tantissimo. Quando ho del tempo libero prendo la moto da cross e vado a girare in pista. Trovo sia l’allenamento ideale per un discesista.
BazOOka: hai progettato ed appena messo in produzione una bici adatta a gare enduro e dh marathon, il prossimo anno sarete presenti
ufficialmente a qualche gara di questo tipo?
Tomaso: penso che la preparazione per le gare enduro sia diversa da quella per le gare dh, ma per passare un w.e. diverso dal solito e far divertire in allenamento i ragazzi per imparare quel che sicuramente c’è di buono in questo tipo di competizioni… potremmo decidere di fare una o due comparizioni con alcuni ragazzi del Team.
BazOOka: vai ancora in bici, e partecipi sempre alle gare dh?
Tomaso: BazOO in bici vado sempre lo sai! Pensa che qui fuori ho ancora un pistino che utilizzo per collaudare le nuove bici ed a volte i nuovi piloti. Dal 1993 al 2007 ho partecipato a tantissime gare poi a causa di un banale incidente durante la sfortunatissima edizione della gara di Sanremo, dovetti operarmi al gomito. In parte per via dell’incidente ed a causa della sempre maggior richiesta di assistenza da parte del team decisi di rinunciare a correre. Quell’anno a due settimane dall’operazione ci mettemmo in viaggio con Milivinti per la gara di coppa del mondo a Vigo in Spagna. Da quel momento in avanti ho seguito le gare e dato assistenza ai nuovi rider preparando minuziosamente e scrupolosamente le bici prima, durante e dopo ogni gara, accompagnandoli fino alla vittoria di un mondiale Junior con Brook MacDonald. Recentemente abbiamo deciso di diminuire l’impegno legato alle gare di coppa, anche e soprattutto per poter dedicare più tempo a sviluppo e progettazione… infatti è appena nata la generazione Ancillotti Y! Oggi seguo le gare come team manager e meccanico e partecipo ad un paio di gare l’anno per divertimento e per passione.
BazOOka: il mezzo può fare la differenza?
Tomaso: avere del manico è la condizione base per poter andare forte, posso dire che a parità di manico un mezzo funzionale e ben messo a punto può fare la differenza.
BazOOka: hai visto e gareggiato su tante, tantissime piste. Qual’è la più bella di tutte?
Tomaso: le piste di coppa più complete sicuramente Schladimg e Mont Sant’Anne. In Italia mi piacevano moltissimo quelle disegnate da Corrado Herin per il mondiale: Pila e Livigno, entrambe molto complete. Per una domenica di divertimento invece decisamente la Doganaccia, un posto dove si trovano tante condizioni differenti, motivo per cui scelgo questa pista anche per testare a fondo le nuove bici. Poi… ci sono posti come Les Gets e Morzine che sono il paese dei balocchi! 🙂
Tomaso: il nostro gioiello è ovviamente la bici da dh. La DHY è l’evoluzione della DHP, una bici sempre più rigida e leggera. I tubi conificati e la conformazione ad Y hanno aumentato ulteriormente la rigidità ed abbiamo levato del peso sulla parte anteriore alta. DHY risulta molto leggera di avantreno ma questa modifica non ha pregiudicato le doti di tenuta di strada. Abbiamo allargato il forcellone ottenendo una sospensione ancor più performante ed in grado di accogliere la molla in titanio. Escursione posteriore 240mm e peso 16,5 kg pedali esclusi.
Poi c’è FRY evoluzione della FRP con telaio simile alla DHY ma asimmetrico per permettere l’alloggiamento del deragliatore e della doppia corona. Si tratta di una bici orientata all’enduro/freeride pertanto abbiamo progettato un’ammortizzatore idraulico a molla con blocco delle basse velocità che consente migliori performance in pedalata. L’escursione in questo caso è di 170mm ed il peso e di 14 ,5kg pedali esclusi.
Altro modello in produzione è la Scarab FR evoluzione della Scarab con cui nei primi anni ’90 gareggiavamo in dh. Oggi è una all mountain con ottime doti pedalatorie ed un angolo di sterzo più aperto rispetto alla media. Rispetto alla FRY il telaio è più snello il peso ridotto, l’ammortizzatore può essere a molla o ad aria e l’escursione è di 145mm o in alternativa 130mm. Scarab è il massimo per chi desidera pedalare molto senza rinunciare a mollare i freni in discesa. Il peso è di 12,5 kg esclusi i pedali.
Avremo anche la Scarab CC una full suspended con 90mm di corsa con sistema antibobbing LPS adatta al crosscountry. Peso del telaio completo 2,6 kg.
Infine la 4x per gli amanti del 4x/dirt/street, sempre biammortizzata con corsa posteriore da 70mm peso del telaio completo 3,65 kg.
BazOOka: perché un biker dovrebbe scegliere Ancillotti?
Tomaso: semplice, biker chiamateci e poi venite qui a provare una delle nostre bici… sono sicuro che capirete perché fa al caso vostro!
BazOOka: grazie mille per averci concesso di entrare nel vostro laboratorio e per aver risposto alle nostre domande, ciao dal BazOO e da tutto mtb-forum.it
Tomaso: grazie a te Luca a presto!
qualche info su Tomaso e su Ancillotti:
le foto e le descrizioni delle DHY e FRY le trovate qui su mtb forum: http://www.mtb-forum.it/esclusiva-nuove-ancillotti-dhy-e-fry/
web site: http://www.ancillotti.com/
blog: http://ancillotti-team.blogspot.com/
pagina FB: http://www.facebook.com/profile.php?id=1633351963&sk=info
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