Islanda: fra fantasmi e natura [the end]

[Continua da qui] Che bello non avere una precisa tabella di marcia e poterla variare in base alle proprie sensazioni, così dopo una giornata tranquilla e rilassante (88km) passo oltre al paese che mi ero prefissato e proseguo fino all’abitato di Rif (definirlo paese mi sembra troppo generoso con i suoi 140 abitanti).

[I]Pausa pranzo[/I]
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[I]Un’altro campeggio tutto per me[/I]
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Pianto la tenda ai piedi del famoso vulcano Sneafellsjokul. E qui vi starete chiedendo: “Ma chi lo conosce?”. Beh, tanto per farvi un idea è lo stesso vulcano che Jules Verne descrive nel suo romanzo “Viaggio al centro della terra”. Cit.: “Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels che l’ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore ardito, e giungerai al centro della Terra. Ecco quello che io feci.
Arne Saknussemm”

Ancora oggi alcuni gruppi new age credono che questo vulcano sia uno dei grandi “centri di energia” della terra.

[I]Stà di fatto che l’unico fazzoletto di cielo limpido era sopra il vulcano, anche se questo non si riusciva a vedere.[/I]
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[I]
Chiesa sotto il Snæfellsjokull[/I]
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In queste terre ci sono numerose leggende figuranti trolls e fantasmi, non è difficile immaginare il perchè. Lungo la strada che gira intorno al vulcano ci sono numerosi spuntoni di basalto che affiorano dalla sabbia e che nei giorni di nebbia assumono un aspetto assai soprannaturale.

[I]Troll?[/I]
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Così dopo aver optato per la strada più lunga intorno al vulcano Sneafells, allungo la tappa di soli 60 km.Non avendo una meta precisa deciderò durante la giornata dove fermarmi per la notte.
[I]
Guðríðr Þorbjarnardóttir, la più famosa donna islandese.
La statua di una donna con suo figlio sulle spalle, che andù in america molto prima di Colombo. Suo figlio fu il primo bambino europeo nato in Nord America.
La statua si trova dove un tempo c’era la sua fattoria.[/I]
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[I]
Fine dei sali e scendi che ho percorso nei giorni passati, adesso è tutto piatto per i prossimi 100 km[/I]
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Dopo mezza giornata ad ammirare le meraviglie della natura di questi posti arrivo fino a una lunga distesa piatta somigliante molto alla Pianura Padana. Il paesaggio é monotono, a destra e a sinistra c’è vegetazione bassa dove pascola il bestiame. E siccome in fatto di idee malsane non sono secondo a nessuno decido che quella landa noiosa la attraverserò in giornata, arrivando fino alla prossima città degna di nota, Borgarnes.
Alle dieci e mezzo di seraarrivo al campeggio di Borgarnes. 160Km di tappa, sono soddisfatto delle mie prestazioni, ceno e poi a nanna.
La vacanza sta volgendo al termine, ho ancora un paio di giorni e sono a una giornata e mezzo da Reykjavik.

[I]Borgarnes…Posizione della cittadino molto pittoresca.[/I]
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[I]
Snæfellsjökull. Finalmente riesco a vedere questo famoso vulcano.[/I]
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[I]Hvalfjörður…devo solo girarci intorno, dato che la galleria per passarci sotto è vietata alle bici.[/I]
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[I]
Dopo circa 30 km controvento mi fermo in fondo al fiordo dietro a una scultura di pietre a mangiare qualcosa godendo di un notevole panorama.[/I]
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[I]Presumo che sono rovine di qualche comunità o abitante del posto, il cartello informativo era solo in islandese. Complimenti per la posizione comunque[/I]
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[I]Poco dopo le rovine antiche ci sono dei resti ben più recenti, ma è possibile che hanno fatto un pontile e non lo hanno usato?[/I]
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[I]Hvitanes…Su uno spiazzo poco più avanti c’è un tabellone illustrativo che spiega cosa sono quei resti. Trattasi di resti della base inglese durante la seconda guerra mondiale.[/I]
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[I]Lungo la strada n.1[/I]
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[I]Sono ormai quasi arrivato a Reykjavik ma mi fermo nella città prima, almeno mi evito un po’ di casino per questa notte.[/I]
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Sono ritornato nella tabella di marcia che mi sono prefissato prima di partire, mi godo gli ultimi km di serenità prima di arrivare nelle vicinanze della capitale. Qui il traffico e paragonabile alla tangenziale di Milano, con l’unica differenza che a Reykjavik c’è una fitta rete di piste ciclabili. Nonostante il tempo a disposizione scappo dalla metropoli (…) velocemente, quasi due settimane nella natura selvaggia mi hanno abituato alla tranquillità. Dovevo visitarla il primo giorno. Sarà per la prossima volta.

[I]Reykjavik[/I]
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Un ultimo ostacolo mi separa da Keflavik, la superstrada a quattro corsie, che secondo la mappa è l’unica strada. Dopo qualche chilometro vedo una strada staccarsi dalla superstrada e d’istinto la prendo, mai scelta fu più giusta, infatti riesco a raggiungere Keflavik sulla vecchia strada sterrata che la collegava alla capitale.

[I]Ho notate queste strane realizzazioni di pietra su ogni strada in ingresso a Keflavik[/I]
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Ritorno al campeggio da dove sono partito due settimane prima timido e impaurito su questa terra foresta. Ora invece ho imparato a conoscerla e mi muovo con sicurezza.

Anche qui come ad Akureyri c’è una ferta questo fine settimana, è la Notte delle luci (Night of lights) dove sono previsti i fuochi d’artificio. Passo la serata in mezzo alla folla accorsa per questo evento. È incredibile quanta gente attira questo genere di manifestazioni.

[I]Concerto di un gruppo molto Francesco De gregori style.[/I]
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[I]Ritornato al campeggio iniziano i fuochi d’artificio.[/I]
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Ho una giornata libera per preparare i bagagli e riposare un po’, decido di fare il turista e fare un bagno nella famosa Laguna blu. Lasciando quasi più di 20kg di bagaglio al campeggio la bici sembra volare e quasi senza fatica percorro i 20km che mi separano da questa meraviglia naturale. Arrivato sul posto vedo tanti autobus che lasciano giù i turisti, entrato nella struttura mi rendo conto che si tratta di una spa di lusso, troppo lusso cosi riprendo la mia biciclettina e me ne torno verso il paese. Il resto della giornata la passo a fare il turista per i musei del paesino.

[I]Laguna blu. Il laghetto è bellissimo ma le terme sono affollate di turisti, gli autobus che lasciano giu gente di continuo.[/I].
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[I]Centrale geotermica[/I]
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[I]Questa è la ricostruzione di una fattoria vichinga con all’interno il cortile con tutti gli animali per sopravvivere ed essere indipendenti dal mare.[/I]
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[I]La statua di Erik il Rosso[/I]
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[I]Nel tornare a Keflavik mi fermo al museo vichingo.
La nave è stata ricostruita come l’originale che usavano all’epoca e ha percorso il tragitto Reykjavik – New York secondo le rotte vichinghe. In seguito è stata riportata in Islanda e messa in questo museo.[/I]
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[I]Pietra con rune. Qui sono scritti tre nomi con le rune[/I]
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[I]Ultimo sguardo al mare.. e poi si torna a casa. È finita anche questa meravigliosa avventura.[/I]
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Nota dolente: al rientro a Linate mi hanno smarrito la bici, per fortuna è sucesso al ritorno. La bici mi è stata riconsegnata a casa qualche giorno dopo.

Tutte le foto qui.

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