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Dopo aver testato un paio d’anni fa Nevegal e Telonix, grazie alla disponibilità di RMS torniamo a provare due coperture di casa Kenda: Excavator ed H-Factor.
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Entrambe le coperture sono in versione folding da 2.35″ ed adottano la collaudata tecnologia Dual Trade Compound (DTC), vale a dire mescola L3R PRO da 60 sh al centro e Stick-E da 50 sh lateralmente. Chi non ha molta dimestichezza con le numerose sigle adottate da Kenda per identificare i tipi di mescola e le tecnologie costruttive segua questo link.
I vantaggi offerti dalla costruzione Dual Trade Compound sono facilmente intuibili: scorrevolezza e minor consumo grazie ai tasselli più duri a centro battistrada, tenuta in piega grazie alla mescola più morbida dei tasselli laterali.
In garage
La prova della bilancia per la verifica dei pesi dichiarati è superata brillantemente da entrambe le coperture, dato che l’Excavator spacca il grammo mentre l’H-Factor è addirittura 5 g più leggero del peso minimo dichiarato (viene indicata una tolleranza di +/- 40 g).
Meno esaltante è la consistenza della spalla, che ci costringerà ad utilizzare pressioni piuttosto elevate per evitare pizzicature e/o danni ai cerchi. Il discorso è riferito in particolare alla copertura posteriore, dato che all’anteriore questo tipo di rischio è più remoto.
La gamma Kenda è spesso sprovvista di quella via di mezzo fra peso e robustezza in grado di soddisfare le esigenze di chi, pur pedalandosi le salite, ama spingere in discesa anche su fondi impegnativi (come ad esempio succede nelle gare di enduro). Excavator ed H-Factor purtroppo non sfuggono alla regola, dato che per trovare delle versioni più robuste bisogna salire ad oltre 1200 g per l’Excavator ed addirittura a più di 1300 g per l’H-Factor. Stesso discorso se si desidera la mescola Stick-E anche a centro battistrada o la ultramorbida RSR da 42 sh.
Tornando alle coperture in test, non c’è nessun dubbio su quale sia più opportuno montare davanti e quale dietro. Nonostante l’ingombro massimo leggermente inferiore, la tassellatura dell’Excavator è infatti nettamente più aggressiva di quella dell’H-Factor ed andrà di conseguenza all’anteriore.
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Nelle foto sono ben evidenti le differenze a livello di battistrada fra le due copertrure, sia per quanto riguarda la tassellatura centrale che quella laterale. In realtà sia i tasselli laterali dell’Excavator che quelli dell’H-Factor condividono la forma ad H, ma sull’Excavator sono maggiormente distanziati, più alti e dal profilo più aggressivo (l’H è più grande ed “aperta”). Notevole la differenza anche a centro battistrada, dove la tassellatura dell’H-Factor, ravvicinata e poco pronunciata, fa intuire che la gomma brillerà più per scorrevolezza che per tenuta in frenata. All’opposto il battistrada dell’Excavator, con tasselli alti, ben distanziati e dal profilo studiato per mordere il terreno in frenata
Un’ultima curiosità per quanto concerne la tassellatura: nonostante le due coperture condividano un profilo piuttosto tondo, i tasselli laterali dell’H-Factor sono posizionati più esternamente rispetto a quelli dell’Excavator. Questo spiega come mai l’H-Factor abbia un ingombro massimo di 3 mm superiore a quello dell’Excavator nonostante i tasselli siano più bassi ed a livello di carcassa i valori siano identici.
Peso, misura e tipo di mescola suggeriscono un utilizzo am/enduro per queste due coperture, mentre sulla confezione di entrambe è ben specificato che se ne sconsiglia l’utilizzo senza camera d’aria. Se per quanto riguarda l’Excavator che monteremo all’anteriore decidiamo di non correre rischi e di attenerci alle indicazioni fornite da Kenda, con un H-Factor (ne abbiamo ricevuti due) decidiamo di giocarcela latticizzandolo con il Caffélatex di Effetto Mariposa su una Mavic SX. Il montaggio con camera sulle DT Swiss EX1750 avviene molto facilmente. Idem per quanto riguarda il montaggio dell’H-Factor latticizzato sulle Mavic SX, il quale tallona con facilità e non manifesta perdite di pressione apprezzabili neppure a distanza di alcuni giorni.
Pronti, via!
Su asfalto, o fondi comunque molto compatti, l’accoppiata Excavator/H-factor si fa apprezzare per l’elevata scorrevolezza. Il merito è sicuramente da attribuire all’H-Factor montato al posteriore, visto che da questo punto di vista la copertura anteriore ha molta meno influenza ed è anche di difficile valutazione. Possiamo però dire che l’Excavator non trasmette al manubrio quel leggero tremolio accompagnato dal classico “trrrrrr” che caratterizza altre coperture dalla tassellatura centrale ben spaziata e che non è certamente sinonimo di buona scorrevolezza. Di aiuto anche la mescola centrale relativamente dura adottata da entrambe le coperture.
Sulle salite ripide e tecniche la leggerezza dei due pneumatici si fa apprezzare, ma quando il fondo si fa difficile il battistrada dell’H-Factor comincia a mostrare il rovescio della medaglia. Il grip non è infatti dei migliori e non serve il peggior fango argilloso perchè il battistrada si intasi. Neppure sui fondi rocciosi la trazione ci è parsa impressionante, probabilmente non riuscendo la tassellatura massimizzata più in funzione della scorrevolezza che della trazione a compensare la mescola relativamente dura.
Prove di trazione in condizioni critiche:
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In discesa l’Excavator sfodera ottime doti di tenuta sia in frenata che in piega. Se la cosa poteva essere prevedibile sui fondi che permettono all’aggressivo battistrada di mordere il terreno, sul roccioso si è trattato di una piacevole sorpresa e qualche limite è emerso solamente con le temperature più basse (il test è avvenuto in condizioni tardo-autunnali ed invernali, spesso con temperature attorno allo zero). L’Excavator non si limita a fornire ottime prestazioni, ma è anche facile e non richiede pieghe da mondiale DH per far lavorare efficacemente la tassellatura laterale. Supponiamo che il merito non sia da attribuire solamente al profilo dei tasselli, ma anche alla scelta di non posizionarli troppo esternamente. Altro risvolto positivo è che non si percepiscono fasi di “vuoto” quando si entra in piega, il che rende la gomma prevedibile e fa sì che eventuali perdite di aderenza si manifestino in modo graduale.
A questo punto siamo veramente curiosi di provare una versione in mescola morbida, magari la RSR da 42 sh: in linea teorica una vera e propria ventosa!
Se L’Excavator è stato una sorpresa positiva, in discesa l’H-Factor ci ha lasciati abbastanza perplessi. In frenata l’abbiamo infatti trovato abbastanza carente come tenuta, mentre in piega ha un comportamento che richiede attenzione in quanto la perdita di aderenza arriva improvvisa e non sempre facile da gestire. Crediamo che questo comportamento sia imputabile agli stessi fattori che ci hanno fatto apprezzare l’Excavator, ma questa volta in negativo: tassellatura ravvicinata e poco marcata al centro, posizionata troppo esternamente per quanto riguarda quella laterale. Si tratta in definitiva di una copertura per chi ama (ed è in grado) di lasciar correre sui fondi compatti dosando con attenzione la frenata, ma che non soddisferà chi in un pneumatico cerca doti di tenuta e prevedibilità. Crediamo che una copertura del genere possa aver senso nelle misure inferiori per un utilizzo all mountain, magari quando leggerezza e scorrevolezza sono una priorità. Nella misura da noi testata fatichiamo invece a trovare un campo di utilizzo ottimale, viste le caratteristiche sia in termini di struttura che di prestazioni.
Non è da escludere che in condizioni ambientali più favorevoli il giudizio possa essere meno severo, ma onestamente non ne siamo troppo convinti.
Nonostante la mescola adatta più alle condizioni estive che a quelle spesso incontrate durante il test, sui fondi allentati l’Excavator trasmette sicurezza grazie alla facilità con cui morde il terreno:
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La H-Factor latticizzata
Ribadito che si tratta di un utilizzo non approvato da Kenda e che si è quindi trattato di un esperimento “fuori dall’ufficialità”, chiudiamo con alcune annotazioni sull’uso senza camera d’aria su cerchi UST della H-Factor.
Per evitare pizzicature o stallonamenti abbiamo sempre utilizzato pressioni prossime ai 3 bar. In questo modo i fianchi del pneumatico hanno retto anche sui terreni rocciosi, mentre in zona battistrada in un paio di occasioni si sono prodotti dei piccoli tagli che, seppur con un po’ di fatica, si sono sigillati grazie al liquido permettendoci di proseguire senza dover montare la camera d’aria.
Entrando decisi nelle pietraie, o comunque in caso di impatti violenti alla ruota posteriore, ci è capitato di trovare tracce di liquido sigillante sui fianchi del pneumatico, indice di “microstallonamenti”. Si è comunque sempre trattato di fenomeni di piccola entità, dato che non abbiamo mai notato significativi cali di pressione del pneumatico o stallonamenti definitivi. Se da un lato il comportamento molto “plush” del carro della Beef Cake su cui è stato condotto l’esperimento può aver aiutato, dall’altro bisogna dire che si tratta di una bici che in discesa permette di spingere parecchio, in particolare sui fondi più sconnessi. A questo punto l’inevitabile domanda: è consigliabile o no latticizzare una copertura come l’H-Factor? La risposta è “dipende”: quando limare ogni grammo conta e non si prevedono fondi troppo ostici non è una soluzione da escludere (immaginate il mega-giro alpino non eccessivamente tecnico, per rendere l’idea), mentre non è consigliabile in caso di utilizzo più “hard”. A ciò si aggiungano valutazioni di tipo soggettivo tipo peso, stile di guida etc.
Pesi e misure rilevati
Excavator (su DT Swiss EX 1750)
peso: 735 g (dichiarato 735 +/- 35 g)
ingombro carcassa: 55 mm
ingombro massimo: 60 mm
H-Factor (su Mavic Crossmax SX)
peso: 790 g (dichiarato 835 +/- 40 g)
ingombro carcassa: 55 mm
ingombro massimo: 63 mm
Foto di Marzia Fioroni (dove non indicato diversamente).
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