ovvero deliri onanistici di onnipotenza ciclistica.
Sul battuto di cemento davanti alle baracche in lamiera il sergente maggiore Thomas “Gunny” Highway (Clint Eastwood) apostrofava più o meno così il suo plotone di rangers dei Marines degli Stati Uniti: ” beh..quando inizierete a sembrare dei marines, comincerete a sentirvi come dei marines, e, perdio comincerete anche a comportarvi come dei marines…”
Quello è un film (che mi piace anche parecchio) ma la realtà, si sa, talvolta sfiora o supera i confini pittoreschi della narrazione fantastica…
Per i mountainbikers, forse è la stessa cosa: quando si inizia a “sembrare” (i confini personali di questa somiglianza sono piuttosto elastici) dei bikers, si inizia a pensare come dei bikers e, di conseguenza, molto più raramente si inizia a comportarsi come dei bikers (= manico), molto più frequentemente e molto meno giustificatamente si inizia a “tirarsela” e a diventare spocchiosi.
Si finisce per guardare con sospetto tutti i dettagli “alieni” che i compagni di uscite e gli altri praticanti incontrati occasionalmente sfoggiano trovando in essi motivi che giustifichino, in qualche modo, un presuntuoso e quasi sempre fittizio senso di superiorità.
Se è vero che gli albori della disciplina furono contraddistinti da un multiforme eclettismo, da un adattare componenti e parti di abbigliamento mutuati anche da altre discipline, è altrettanto cristallino che il progresso abbia categorizzato ogni declinazione possibile del movimento ed abbia creato nicchie di marketing e profili che rientrano alla perfezione in quell’ottica di “appartenenza tribale” della quale dissi qualche tempo fa.
La costante, però, è che il sentirsi in qualche modo scafati, autorizzi i più ad assumere un tono “professorale” verso tutti coloro che ritengono “meno esperti”.
La discriminante, tuttavia, non parrebbe la netta ed evidente superiorità tecnica sul campo, quanto piuttosto la saccenza acquisita in anni di onanismo mentale spinto al parossismo su quale componente, quale settaggio, quale abbigliamento e quale copertura rappresentino il “miglior compromesso” (sempre di questo si tratta) non per il personale gusto, ma in termini assoluti e definitivi. Chi si discosta dal canone è fuori..è alieno, è altro, è – quasi necessariamente – un incapace…a dirlo è la misura (sempre infima) delle escursioni delle sospensioni altrui, è l’utilizzo dei freni entry-level, del pedale così piuttosto che cosà però abbinato, quasi sempre, alla calzatura errata.
Scrivo queste cose dopo aver letto molte cose sul forum, dopo aver esaurito la pazienza, di fronte alle affermazioni di taluni, sempre volte alla precisazione dei limiti altrui piuttosto che alla ricognizione dei propri.
A leggere pare che ciò che vien fatto da molti sia un livello inarrivabile per la base…sembrerebbe che la maggioranza riesca ad affrontare discese di millemilametri e di difficoltà costantemente estreme senza mai appoggiare nemmeno una zampetta in terra e senza mai fermarsi. Be’, fossero davvero in tanti così bravi saremmo sempre primi nelle gare dall’XC alla DH, o sarebbe pieno di Italiani che vanno a tentare ( o a riuscire come Chuck Norris) la discesa dall’Alpspitze salendo prima la ferrata con bici a spalla e regolamentare dissipatore con moschettoni.
A leggere parrebbe che il parterre (scusate l’allitterazione) sia costituito da individui di natura superiore capaci di cogliere con approssimazioni di 0,0001 millisecondi il momento dello scatto perfetto, o, in grado di eseguire un piano sequenza, un fermo immagine, un montaggio con maestria superiore perfino al genio di Kubrick… Be’,fossero davvero in tanti così bravi arriveremmo primi pure agli Oscar.
A leggere parrebbe che ad essere “quelli che se la tirano e si atteggiano” siano sempre gli altri…Be’, per affermare con la dovuta credibilità il concetto non bisognerebbe aver pontificato per non meno di quattro pagine su come questo o quello avrebbero potuto essere fatti meglio o da un pilota più bravo o secondo una linea più pulita, bisognerebbe poi avere le prove documentali che certi passaggi si è in grado di affrontarli davvero e non soltanto “studiandoci un po’”
Ma,forse, di leggere soltanto, uno, dopo un po’ si rompe i coglioni.
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