Che le mountain bike non durino in eterno è risaputo. Quante volte ci troviamo a sostituire componenti usurati, ormai inutilizzabili? Vi siete però mai chiesti quale sia la “data di scadenza” delle varie parti delle nostre bici? Quanto può durare ogni singolo componente?
I componenti delle nostre bici sono sottoposti a fortissimi stress e sollecitazioni, a condizioni di lavoro estreme, spesso in ambienti corrosivi e sotto l’azione di agenti abrasivi (sabbia, fango, polvere, ecc). E’ quindi inevitabile che la loro vita utile sia piuttosto limitata.
Acquistare un componente o una bicicletta pensando che durino all’eterno è pura utopia: bisogna sempre tenere a conto che, prima o tardi, tutti i componenti andranno logorandosi ed dovranno essere sostituiti nel tempo.
Quando si compra un componente costoso bisogna quindi tenere in considerazione non solo il costo iniziale d’acquisto, ma anche il costo a cui andremo in contro nel momento della sua sostituzione. Prendiamo come esempio un cambio: confrontiamo un XT da 70€ ed un XTR da 140€. Dopo un anno entrambi i cambi andranno sostituiti. Con l’XT avremo speso complessivamente 140€, con l’XTR 280€. La differenza insomma non è il solo prezzo di acquisto iniziale…
Riuscire a definire con precisione la durata delle varie parti non è per niente semplice. Entrano infatti in gioco variabili che è difficile prendere in considerazione, come:
Quello che proponiamo in quest’articolo è quindi un giochino, la nostra analisi non ha validità assoluta, proprio perché a seconda di come e quanto si usa la bici, i risultati possono essere diversi.
Per rispondere alla domanda “Qual è la data di scadenza di ogni componente?”, abbiamo dovuto quindi prendere una situazione tipo:
Supponiamo poi che il proprietario della bici faccia tutte le dovute operazioni di manutenzione, pulizia ed ingrassaggio. Se si trascura la manutenzione, i componenti avranno una vita molto più breve di quella stimata.
Cuore della nostra bicicletta, il telaio è soggetto a continue sollecitazioni che mettono sotto stress le saldature, le giunzione e tendono a logorare il materiale, alluminio, acciaio, titanio o carbonio che sia. Si parla di “usura a fatica”, andando ad indicare con il termine fatica la perdita di resistenza meccanica del materiale soggetto a ripetuti cicli di sollecitazione.
Quando pedaliamo, scattiamo in piedi sui pedali, affrontiamo un salto o una serie di ostacoli sollecitiamo il materiale che con il tempo si indebolisce. Insomma, ad ogni uscita andiamo ad indebolire leggermente il materiale, con il risultato che dopo un certo tempo avremo un calo delle proprietà meccaniche.
Supponendo una regolare manutenzione degli snodi, un utilizzo consono alla destinazione d’uso della bici e trascurando eventuali rotture a seguito di cadute o incidenti, la durata media di un telaio può essere tra i 2 ed i 5 anni.
E’ un intervallo di tempo piuttosto ampio, è vero, ma molto dipende dal materiale di fabbricazione, da come è stato realizzato, da quanto viene sfruttato (ovvero dal livello tecnico del rider) e da eventuali imperfezioni di lavorazione.
Soggette a centinaia di migliaia di cicli di compressione-estensione ad ogni uscita, le sospensioni sono particolarmente soggette all’usura.
Ricordiamoci che le sospensioni devono essere regolarmente revisionate secondo le tabelle fornite dai produttori. Se non si effettua la regolare manutenzione, la loro vita utile si riduce drasticamente.
La forcella svolge un duplice compito: da un lato ha un compito strutturale, di tenere attaccata la ruota anteriore al telaio, dall’altro deve smorzare gli ostacoli. Quando si muovono, gli steli scorrono all’interno dei foderi strisciando sulle boccole sotto l’azione di forti sollecitazioni di flessione. Le camere pneumatiche hanno guarnizioni dinamiche che anch’esse scorrono ad ogni compressione, così come l’idraulica, che parzializza il flusso dell’olio per regolare le velocità di compressione e ritorno, si consuma ad ogni ciclo di compressione.
C’è insomma una miriade di componenti soggetti ad usura. Ipotizzando una regolare manutenzione ed una regolare sostituzione di olio, o-ring e tenute, una forcella può durare indicativamente da 2 a 5 anni, come il telaio.
Anche qui l’intervallo è ampio perché da marca a marca variano le tecniche di lavorazione, le rifiniture ed i materiali. Ci sono insomma forcelle molto durature, altre più delicate.
A differenza della forcella, l’ammortizzatore posteriore ha un rapporto di compressione maggiore, generalmente compreso tra 2 e 3. Questo significa che per ogni centimetro di affondamento dello stello, la ruota si muove tra i 2 ed i 3 cm. Il risultato è che l’ammortizzatore risulta molto più stressato della forcella.
Qualcuno potrà dire che l’ammortizzatore non è però un elemento strutturale, visto che tale compito viene svolto dal telaio. E’ vero, ma le limitate dimensioni di questo componente, unite al forte stress a cui è sottoposto ed alle maggiori temperature che raggiunge durante l’utilizzo, fanno si che la vita utile di un ammortizzatore sia limitata a 2-3 anni.
Trascorso quest’intervallo di tempo l’ammortizzatore subisce un netto degrado prestazionale ed anche sostituendo le guarnizioni, l’olio e le tenute difficilmente ritorna alle condizioni iniziali.
Soggetti ad elevate temperature, i freni sono particolarmente soggetti ad usura. Dividiamo l’impianto in componenti d’usura e non.
Le parti di usura per eccellenza, a causa dello sfregamento dovuto alla frenata, disco e pastiglie si consumano ad ogni frenata.
Il ferodo delle pastiglie è più morbido del disco, quindi tende ad usurarsi più velocemente. La vita media delle pastiglie va dai 4 agli 8 mesi, dipende dalle condizioni di utilizzo e da quanto sono ripide le discese. In bike park sotto la pioggia, possono anche durare una sola giornata!
I dischi sono in acciaio, molto più duro delle pastiglie, ma anche loro tendono ad assottigliarsi. La durata di un disco varia mediamente da 1 a 2 anni, molto dipende dalla mescola delle pastiglie e dalle condizioni d’uso.
Soggetto alle forti temperature, anche l’impianto frenante subisce un degrado. A parte il degrado chimico dell’olio DOT (che va sostituito annualmente), anche le guarnizioni sentono il logorio del tempo e del calore. Un impianto frenante ha una vita utile di 2-3 anni.
Sottoposti allo stress della pedalata, all’azione corrosiva dell’acqua, a quella abrasiva di sabbia e fango nonché all’impatto con rami e pietre, i componenti della trasmissione hanno una durata piuttosto limitata.
La catena con il tempo tende ad allungarsi a causa dell’usura dei perni. Quando l’allungamento supera una certa soglia è bene sostituire la catena per prevenire l’usura dei pignoni. Indicativamente una catena ha una durata di 4-10 mesi.
Sostituendo la catena prima che si allunghi eccessivamente, pignoni e corone possono durare dai 12 ai 24 mesi. Molto dipende dalle condizioni d’uso e dal materiale degli stessi. Le corone in alluminio ad esempio durano meno di quelle in acciaio o titanio.
Difficilmente il cambio posteriore arriva alla fine della sua vita naturale, visto che rami e pietre sono sempre in agguato. Considerando la facilità con cui si rompe, il cambio ha una vita utile media di 6-12mesi.
Se siamo fortunati e non lo spacchiamo, la vita utile si può allungare a 18 mesi, dopo questo periodo di tempo però le vibrazioni ed i piccoli impatti causeranno un’inevitabile gioco nelle parti in movimento, riducendo la precisione della cambiata e compromettendo il buon funzionamento della trasmissione.
Le ruote, a meno di incidenti o di colpi sul cerchio, sono abbastanza durature. La parte soggetta a maggiore usura sono i mozzi, che in quanto parti in movimento tendono a consumarsi. Con una regolare manutenzione dei cuscinetti, la durata tipica di una ruota può essere di 2-3 anni, trascorsi i quali cominciano a presentarsi i primi segni di cedimento dei materiali sia nel mozzo posteriore che sui cerchi.
Con le dovute operazioni di manutenzione, ad esempio sostituendo il corpo ruota libera, i cricchetti, eventualmente i raggi o i cerchi danneggiati, ruote di qualità possono durare anche di più.
Molto importante è curare sempre con regolarità la tensionatura dei raggi, assicurandosi che sia uniforme.
Soggette all’usura indotta dal rotolamento e dallo sfregamento del terreno, le gomme hanno una durata che può andare da 6 mesi ad 1 anno. Molto dipende dal disegno degli pneumatici, dalla mescola e dallo stile di guida (chi derapa tanto consuma in fretta le gomme).
Anche se non usate e lasciate a “stagionare” in garage o in cantina, le gomme comunque si deteriorano con il tempo. La mescola tende a seccarsi e dopo 12-18 mesi si ha un drastico decadimento prestazionale, specialmente se i copertoni sono già rimasti stoccate per un po’ di tempo in magazzino o esposti in negozio.
Trittico
Anche i componenti del trittico (sella, reggisella, manubrio e relativo attacco) sono soggetti ad usura.
La durata di un reggisella tradizionale è molto elevata ed è pari alla vita del telaio (3-5 anni). Nell’era dei reggisella telescopici però, quello che prima era un semplice tubo di alluminio o carbonio è diventato un complesso sistema idro-pneumatico, con guarnizioni, olio, guide di scorrimento: tutti elementi soggetti ad usura.
La vita media di un reggisella telescopico è quindi inferiore rispetto ad un reggisella tradizionale e può essere stimata nell’ordine di 2-3 anni, al pari dell’ammortizzatore.
La sella deve sopportare tutto il nostro peso in salita e numerose oscillazioni e colpi. Essendo un componente realizzato per essere piuttosto leggero, generalmente non dura più di 1-2 anni.
Oltre al degrado di telaio e scafo, anche il rivestimento superficiale tende a deteriorarsi e consumarsi, specialmente se si gira nel fango, che attaccandosi ai pantaloni svolge una forte azione abrasiva.
Manubrio ed attacco manubrio non sono componenti soggetti ad una forte usura, ma subiscono molti stress, soprattutto da parte dei riders con una guida aggressiva. Essendo componenti fondamentali per la sicurezza (l’eventuale rottura potrebbe avere conseguenze piuttosto gravi per la salute del rider), la loro scadenza può essere considerata 3 anni per i manubri e gli attacchi in alluminio, 2 anni per quelli in carbonio.
Si tratta di una data di scadenza cautelativa e la differenza tra i due materiali è dovuta al differente modo in cui i due materiali si rompono. L’alluminio tende a creparsi prima di cedere, quindi spesso si riesce ad accorgersene per tempo. Il carbonio invece è più subdolo, si rompe senza preavviso, quindi meglio essere più cautelativi. Inoltre i componenti in carbonio sono in genere pensati per essere molto leggeri, quindi hanno meno margine di tolleranza nonostante le migliori proprietà meccaniche del materiale.
Come detto ricordiamo che questi sono valori medi per un utilizzo tipo e possono variare notevolmente, soprattutto in negativo, ma anche in positivo, a seconda della qualità dei componenti e di come e quanto si usa la bici.
Il succo del discorso è comunque chiaro: delle nostre bici, nulla è per sempre!
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