La giusta taglia: meglio una bici più grande o più piccola?

di Daniel Naftali

La scelta della taglia corretta di una bicicletta è un aspetto molto dibattuto. Se si ha a disposizione la misura ideale per le proprie esigenze va tutto bene, ma quando si ricade a metà tra due taglie la situazione si complica: qual è la scelta migliore? La taglia più grossa o la più piccola?

Taglia più grande o più piccola?

La scuola di pensiero molto diffusa negli anni passati era che, per migliorare la performance discesistica del mezzo, era preferibile in caso di dubbio scegliere la taglia più piccola. Una filosofia molto diffusa, ma che è stata rivista negli ultimi anni. Vediamo di capire meglio.

Per ovvie esigenze di produzione, i fabbricanti di bici propongono solitamente 4-5 taglie di telaio, anche meno se si parla di biciclette da AM, enduro o freeride. Le differenze tra due taglie possono essere quindi piuttosto importanti e capita spesso di trovarsi a metà tra due misure.

Cercando di essere più chiari possibile, prendiamo un esempio reale: un rider di 1,82m deve acquistare una bici nuova. La sua scelta ricade su una bicicletta le cui misure sono:

  • Taglia M: orizzontale virtuale 584mm
  • Taglia L: orizzontale virtuale 610mm

Le misure del piantone sella sono rispettivamente 450 e 480mm, entrambe sufficienti ad un sufficiente inserimento del cannotto sella. Dalla sua esperienza passata, il nostro rider sa che la sua misura ottimale sarebbe un OV di 595-600mm, esattamente a metà tra le due misure. Quale taglia sarà più adatta?

POSIZIONAMENTO IN SELLA

La posizione in sella ottimale dipende esclusivamente dalle misure antropometriche del rider. Risulta quindi logico che entrambe le bici dovranno essere adattate in modo da posizionare il manubrio nella stessa posizione. Questo significa che la distanza sella manubrio dovrà rimanere invariata su entrambe le taglie.

Su cosa intervenire per ottenere questo risultato? L’arretramento sella è fisso (dipende da parametri biomeccanici), potremo quindi intervenire solo sulla lunghezza dell’attacco manubrio.

La distanza sella-manubrio può essere vista, con una buona approssimazione, come: orizzontale virtuale + lunghezza pipa. Ad essere più precisi si dovrebbe misurare la proiezione della pipa su di un piano orizzontale, ma a noi interessano le variazioni di lunghezza, non il valore assoluto della distanza sella manubrio, quindi possiamo ritenere valida questa approssimazione.

Variando quindi di ca 25 millimetri l’orizzontale virtuale, le misure ottimali di attacco manubrio per il nostro rider saranno:

  • 65mm per la taglia M
  • 40mm per la taglia L

Effetti nella guida

Fino a qui abbiamo visto che entrambe le taglie potrebbero andare bene: sia sulla L che sulla M si riesce ad ottenere il corretto posizionamento in sella senza troppi problemi.

BILANCIAMENTO DEI PESI

Le due bici, pur assicurando la stessa posizione in sella, saranno tuttavia differenti tra loro, in particolare:

  • La M ha un orizzontale virtuale più corto ed un passo più corto di conseguenza. La pipa è però più lunga.
  • La L ha un orizzontale virtuale più lungo e di conseguenza un passo più lungo. La pipa è però più corta.

Questo determina una diversa distribuzione dei pesi tra le due configurazioni.

A parità di posizionamento in sella tra le due taglie, la ruota della taglia L si trova più avanzata rispetto al baricentro del rider (G). La conseguenza è che, a parità di posizione del rider, sulla taglia M la ruota anteriore risulta più carica, sulla L più scarica. Il discorso ovviamente si inverte sulle ruote posteriori.

Questo ha un grosso effetto nella guida: quando il rider vorrà portare il peso in avanti per incrementare il grip all’anteriore (come succede in curva), con la taglia più grossa dovrà spostarsi maggiormente. Vedremo meglio in seguito quest’aspetto…

COMPORTAMENTO DINAMICO: SALITA

Cominciamo con il vedere quali sono le differenze in salita. Di solito si dice che la bici più lunga si impenna meno: sarà vero?

Aiutandoci con uno schema, notiamo subito che, avendo la stessa distanza sella-manubrio, su entrambe le taglie il rider assume la stessa posizione in sella. Questo significa che il baricentro è posizionato nella stessa posizione. Ricordiamo che si ha il ribaltamento quando la verticale del baricentro cade dietro il punto di contatto della ruota posteriore con il terreno. Essendo però la lunghezza del carro uguale su entrambe le taglie, il risultato è che entrambe le bici si comporteranno allo stesso modo, proprio perché le geometrie del retrotreno della bicicletta sono le medesime. Il risultato è che entrambe le bici si impenneranno con la stessa pendenza.

A voler essere pignoli una piccola differenza c’è. Essendo l’avantreno (ruota, forcella, manubrio) posizionato 3,5cm più in avanti, il peso di questo avrà una maggiore componente stabilizzatrice. Si tratta però di un effetto veramente piccolo, perché i 3kg dell’avantreno, su un sistema di 90-100kg, hanno un’importanza veramente limitata.

L’effetto del passo più lungo, come vedremo meglio in seguito, può però risultare penalizzante in certi ambiti. L’avantreno tenderà a rimanere più scarico in salita, riducendo il grip in fase di curva. Inoltre essendo la ruota anteriore più avanzata, il raggio di sterzata sarà maggiore. Questo può essere penalizzante ad esempio nelle curve strette, specialmente nei tornanti in salita.

COMPORTAMENTO DINAMICO: DISCESA (STABILITA’ SUL RIPIDO E TENDENZA AL RIBALTAMENTO)

Passiamo ora alla discesa. Cominciamo con l’analizzare il comportamento sui tratti rettilinei o poco tortuosi e sul ripido, ci dedicheremo poi al guidato.

Cominciamo con il parlare della stabilità sul ripido, ovvero della tendenza al ribaltamento della bicicletta:

La prima cosa che notiamo è che nella taglia L la ruota anteriore si trova posizionata più avanti rispetto alla taglia M. Questo tradotto in parole semplici significa che la bici più lunga presenterà una minor tendenza al ribaltamento, permettendo un più agevole e sicuro superamento di gradoni, ripidoni e tratti pendenti in genere.

Sarà insomma più difficile ribaltarsi, anche perché la pipa risulta più corta:

Più la pipa è lunga, maggiore è la tendenza al ribaltamento della bici. Vediamo di capire il perché… Quando la ruota anteriore impatta su un ostacolo, si genera una forza F diretta verso il mozzo. Questa forza si trasferisce sulla forcella e tramite la forcella (che la smorza in buona parte) arriva alla pipa. Il nostro corpo si oppone  a questa forza con una spinta delle mani sul manubrio. Manubrio e cannotto della forcella non sono però in asse, ma sono disallineati di una distanza pari a circa la lunghezza della pipa. Questo disallineamento provoca un momento ribaltante (in blu) che è a sfavore di stabilità. Maggiore è questo momento, maggiore è la tendenza al ribaltamento.

Insomma, più la pipa è corta più la spinta delle braccia è vicina al cannotto della forcella e quindi minore è il momento ribaltante.

E’ quindi evidente che la bici della taglia più grande risulta molto più stabile sul ripido e meno incline a ribaltarsi. Questo è un indubbio vantaggio e permette al rider di mantenere, in piena sicurezza, una posizione di guida più bassa senza bisogno di arretrare eccessivamente con il peso.

COMPORTAMENTO DINAMICO: DISCESA (STABILITA’ SUL DRITTO)

Parliamo ora di maneggevolezza e stabilità sul rettilineo.

Sappiamo tutti che maggiore è il passo di una bici, maggiore è la sua stabilità sul dritto.

Il passo (wheelbase in inglese) è la distanza tra le due ruote e dipende in maniera diretta dall’orizzontale virtuale della bici, ovvero dalla sua taglia. Più le due ruote sono distanti, più la bici tenderà a mantenere con maggiore facilità una traiettoria rettilinea. E’ una caratteristica che bene o male conosciamo tutti, non è certo una novità.

Per incrementare il passo senza variare la lunghezza del carro, ci sono due alternative. Aprire l’angolo di sterzo, aumentare l’orizzontale virtuale. Ecco, con la taglia più lunga avremo un effetto simile a quello di una bici con un angolo sterzo più aperto.

COMPORTAMENTO DINAMICO: DISCESA (GUIDATO E MANEGGEVOLEZZA)

Un passo più lungo comporta quindi numerosi vantaggi in rettilineo, ma penalizza sul guidato. La maggior distanza tra le due ruote aumenterà infatti lo spazio necessario per sterzare (la ruota anteriore andrà ad allargare maggiormente la curva). Questa caratteristica penalizza la guida nelle curve, situazione in cui la bici risulta più pigra ed impacciata, soprattutto sui repentini cambi di direzione.

A compensare in parte questa caratteristica della bici ci pensa però la pipa:

Uno stem più corto migliora la maneggevolezza della bici. Il motivo è piuttosto semplice e si basa sul principio delle leve. Per ottenere lo stesso angolo di sterzata, con lo stem più lungo andremo a spazzare un’area maggiore. Una pipa più corta permette di avere una miglior maneggevolezza della bici che bilancia, per lo meno in parte, la minor agilità dovuta al passo più lungo.

L’effetto combinato di lunghezza stem ed orizzontale virtuale è visibile nel disegno qui sopra. In blu è rappresentata la taglia L, in rosso la nostra taglia M. Come vediamo oltre a variare l’area spazzata, con la taglia L e la pipa corta (blu) la posizione delle mani in curva è più avanzata. Questo è un vantaggio perché la ruota della taglia L risulta posizionata più in avanti rispetto alla M: questo richiederebbe al rider di caricare maggiormente l’avantreno in curva. Il fatto che le braccia rimangano più avanzate durante la sterzata aiuta a caricare meglio l’avantreno.

Considerazioni finali

Abbiamo analizzato diverse situazioni, partendo dal presupposto che la taglia più piccola richiede una pipa più lunga, la taglia più grossa una pipa più corta. A conti fatti, qual è però la soluzione migliore?

Dovendo riassumere in sommi capi quanto analizzato possiamo dire che:

  • In salita tra le due soluzioni non ci sono sostanziali differenze. La bici lunga paga un po’ in termini di maneggevolezza, ad esempio nei tornanti stretti, ma la tendenza ad impennarsi è la medesima.
  • La taglia più grande risulta molto più stabile e sicura sul ripido, tendendo meno a ribaltarsi.
  • La taglia più grande mantiene meglio la traiettoria sul dritto, migliorando la stabilità sul veloce.
  • La taglia più piccola migliora la maneggevolezza, la gestione della bici nelle curve ed in tutte quelle situazioni in cui è richiesta agilità.

Cos’è meglio, quindi? Non è facile dare una risposta univoca, bisogna valutare alcuni aspetti come lo stile di guida e l’uso che si andrà a fare della bici.

Un rider che cerca un mezzo maneggevole, a cui non interessa un’eccessiva stabilità sul veloce, potrà orientarsi sulla taglia più piccola. E’ il caso ad esempio di chi pratica AM od enduro su sentieri alpini, non fa gare e cerca una bici agile per affrontare con facilità curve e tornanti stretti.

Il rider che invece ama andare forte, cerca un mezzo stabile e sicuro sul dritto ed alle alte velocità, che si ribalti con estrema difficoltà, ma è disposto a sacrificare qualcosina in termini di maneggevolezza, potrà invece orientarsi sulla taglia più grande. Chi ad esempio fa un uso agonistico della bici potrà sicuramente trarre vantaggio da una taglia più grossa: in gara si va sempre al massimo e difficilmente si incontrano strette curve in cui una maggior maneggevolezza può fare la differenza.

Entrano poi in gioco fattori come le geometrie della bici. Una bici con angoli aperti è già di suo stabile sul veloce e meno maneggevole in curva, in tal caso sarà probabilmente meglio orientarsi su una taglia più piccola. Viceversa una bici con angoli molto chiusi risulterà già di per sé maneggevole, ma pagherà sui rettilinei. In questo caso probabilmente la taglia più grossa può essere la scelta ottimale per equilibrare meglio le caratteristiche della bici.

Insomma, la scelta della taglia migliore per le proprie esigenze è un fattore estremamente personale. A seconda di quello che si vuole ottenere dalla bici, delle sue caratteristiche, si possono fare scelte diametralmente opposte. E’ quindi importante valutare attentamente caso per caso, prendendo in considerazione i propri gusti ed il proprio stile di guida.

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