Partecipare ad un Mondiale di qualsiasi disciplina sportiva, è sempre un punto di arrivo ed una soddisfazione personale, farlo poi da amatori diventa il coronamento di un sogno.
Può essere la tua storia ma anche quella di Francesco o Marta o Simone o Filippo, di chi ha vissuto la grande avventura chiamata EWS iniziata cinque anni fa a Punta Ala, di chi ha rubato ore e giornate alla famiglia, al lavoro, al sonno, svegliandosi presto per fare quell’allenamento ritenuto fondamentale per concludere la gara, di chi per trovare il proprio nome sulla classifica generale dovrà scorrere molte pagine, ma che si regalerà quell’esperienza che diventerà per il futuro il proprio bagaglio fatto di splendidi ricordi.
Si conoscono tutti i particolari degli atleti che partecipano all’EWS attraverso foto, video, interviste, facendoci sognare ad occhi aperti quel mondo ovattato dei Team e dei meccanici che trattano i mezzi con meticolosità chirurgica. Tutto molto bello, quasi un film, poi ci accorgiamo che stavolta il sogno è realtà e ci troviamo immersi in un mondo che non è il nostro, troppo grande e vasto, ma di cui almeno per un week-end vogliamo esserne attori, anche se non protagonisti.
Salire sul palco di Piazza Vittorio Emanuele, concretizza il nostro sogno a fianco di quegli atleti famosi che ora corrono insieme a te, sugli stessi trail, partendo dallo stesso cancelletto e condividendo la fatica sui tuoi stessi trasferimenti.
Finale Ligure è il territorio d’eccellenza dove è cresciuto e si è sviluppato l’enduro moderno e l’organizzazione dell’EWS è divenuta negli anni una macchina perfetta per sovraintendere a tutti gli aspetti logistici, di sicurezza e di cronometraggio nonché all’ospitalità di 500 partecipanti e piloti professionisti che, con tutto il loro seguito, invadono le località dell’evento portando allegria e stimolando l’economia locale.
L’epopea dei pionieri dell’EWS è terminata, come è terminato quel senso di avventura che aveva alimentato le prime edizioni sostituito dall’aspetto puramente agonistico ed oggi tu insieme a Francesco o Marta o Simone o Filippo attendete in fila in Segreteria Gara, per ritirare la tabella che accompagnerà i prossimi quattro giorni: due di prove ufficiali e due di gara con sette prove speciali, trasferimenti chilometrici e dislivelli importanti, insomma il concentrato dell’enduro di altissimo livello.
Finale accoglie l’evento in gran spolvero con la sua cordialità e ospitalità di sempre, ma anche con un palco mondiale che fa venire la pelle d’oca ed in quella Piazza ritrovi volti noti, vecchi amici e la voce inconfondibile di Enrico che scandisce durante il briefing gli avvisi dell’ultima ora e il programma dello svolgimento della gara, con tante facce attonite che ascoltano in religioso silenzio.
I due giorni di prove sono i momenti in cui l’entusiasmo è alle stelle, dove facilmente condividi le discese a fianco di Graves, Rude, Peat, Maes e tutti gli altri e con i quali ti lasci andare a battute o all’inevitabile selfie da mostrare con orgoglio agli amici. Ascolti i loro commenti sulla migliore linea, li rivedi salire per riprovare un passaggio, mentre schiere di fotografi fermano queste immagini che saranno i momenti che ricorderai meglio, senza lo stress del cronometro e il giorno sembra non finire mai.
Inesorabilmente arriva il sabato, partenze in ordine inverso e sei sul palco alle 7 del mattino che è ancora buio. Qualche domanda te la poni che svanisce appena vieni chiamato in partenza per il primo trasferimento.
Fai amicizia con chi ti precede, assicurando chi ti segue che in caso di sorpasso non creerai intralcio e così fan tutti gli amatori come te. E’ un rito propiziatorio per scaricare la tensione che svanirà appena il giudice ti darà il via per la Prova Speciale.
Le ore passano, i chilometri aumentano così come i dislivelli che hai superato e chiudi l’ultima Speciale di giornata con la gioia nel cuore per essere riuscito a terminare il primo giorno di gara.
Il mattino successivo la partenza slitta di mezz’ora ma è sempre buio quando esci da casa o dall’albergo per raggiungere Piazza Vittorio Emanuele. Stavolta non ti poni domande, nessun rito propiziatorio perché ognuno già sa cosa deve fare e ci si concentra immediatamente sulla gara e quando arriverai al Controllo Orario, ti accorgerai che ancora stanno partendo allegramente i Pro per il primo trasferimento.
Sono quattro Stage e sai che l’ultimo, il settimo di questa EWS, è quello che aspetti da troppo tempo.
Quella DH-MEN si può dire che è l’emblema di tutto il circuito mondiale, un tuffo al cuore quando a metà percorso senti il boato del pubblico incoraggiare chi è sceso prima di te e pare che quel muro scassato e breccioso non arrivi mai.
Improvvisamente, mentre ti affacci sul muro, sotto le ruote ti appare il mare blu ed un lunghissimo serpentone di persone e resti ammutolito da questa visione.
Pochi attimi di smarrimento, un grande respiro e poi senti solo il tifo mentre i tuoi occhi agganciano la traiettoria migliore che ti porti fino all’arrivo.
Sei stato veloce o lento non lo sai, forse neanche ti importa saperlo, ma essere sfilato in quelle due ali di folla ha inebriato la tua passione che ti ha portato a Finale Ligure.
Tutti sono arrivati ed i cronometri si sono arrestati fino alla prossima stagione. Puoi tornare a casa stanco e felice, ricordare i volti di tanti campioni con cui ti sei confrontato nel piccolo delle tue possibilità ed il rito delle premiazioni ti farà accapponare la pelle per lo spettacolo e perché sai quale valore hanno quei trofei che vengono consegnati ai vincitori.
E’ strano, anche se non sei sul podio, ti senti di aver vinto lo stesso e questa esperienza ti resterà appiccicata come colla per il resto della vita.
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