La tempesta perfetta

Premessa: questa riflessione è scaturita dalla mia personale osservazione dei trend dei siti di ciclismo, dell’andamento del tema bici su Youtube e da diversi colloqui con operatori del settore nonché media stranieri con cui sono in contatto da decenni. Spero vivamente di sbagliarmi.

Poco dopo lo scoppio della pandemia Covid, il settore ciclo ha conosciuto un boom mai visto. Improvvisamente la bicicletta era diventato uno dei pochi sport o attività fisiche consentite e promosse in quanto si svolge all’aria aperta e assicura un certo distanziamento sociale. Chi si è trovato con la palestra o con il centro sportivo chiuso, aveva due alternative: correre o pedalare. La prima richiede un certo sacrificio, in particolare all’inizio, la seconda, soprattutto con le bici elettriche, promette divertimento da subito.

Ecco che allora, anche grazie agli incentivi, si sono vendute praticamente tutte le bici presenti sul mercato, nonché gli accessori, scatenando una vera e propria corsa all’approvvigionamento da parte di negozi e, di riflesso, di aziende. Approvvigionamento che avviene in Oriente, con tempistiche bibliche anche in tempi normali, figuriamoci quando il mondo occidentale è chiuso in casa e fa shopping compulsivo di qualsiasi cosa possa alleggerire le giornate, dai computer ai televisori, dalle console alle bici, appunto.

Una manna per chi lavora nel settore, con ricavi e guadagni mai visti. In pratica non si faceva neanche in tempo a togliere una bici dalla scatolone, che era già venduta. File sovietiche davanti ai negozi di biciclette e, per rimanere in tema, scaffali quasi vuoti.

Le previsioni sono tutt’ora più rosee che mai: si preannunciano anni di questo trend al rialzo, secondo la maggior parte delle aziende. Trend al rialzo che ha riguardato anche i prezzi perché, diciamola tutta, si cavalca questo boom del settore senza farsi grandi problemi su prezzi fuori da ogni logica.

Però da un mese a questa parte il vento sembra sia cambiato. Un negoziante mi ha detto ieri che sabato scorso ha avuto sei clienti in tutto, quando qualche mese prima aveva la coda davanti alla porta. Negozi online italiani con una perdita di visite del 70%, siti di ciclismo come questo ben lontani dai numeri dello stesso periodo 2020. E la lista va avanti, con media stranieri che segnalano lo stesso trend al ribasso, anche in Paesi dove l’estate non coincide con l’esodo di massa.

Il mio primo pensiero è stato che è arrivata l’estate, la gente può uscire e si gode il ritorno ad una simil-normalità, lontano da schermi di varia dimensione. Le località turistiche durante i weekend sono letteralmente prese d’assalto, dopo tutto.

Eppure, qualcosa non quadra. Se tutti vanno in bici durante i weekend, avranno bisogno di consigli su dove trovare i sentieri, come riparare un guasto, dove comprare il ricambio. Guardando la sezione principianti, dove l’anno scorso avevamo almeno 20 topic nuovi aperti ogni giorno, sembra che i neofiti siano stati inghiottiti da un buco nero. Letteralmente spariti. Idem per le vendite di una nota catena di negozi sportivi con cui collaboriamo tramite link di affiliazione: vendite in picchiata.

D’altro canto ormai non si trova più niente, è stato tutto venduto. Magari torneranno tutti quando i prodotti saranno disponibili. E se non tornassero? Cosa succede con i preordini da qui al 2023? Cosa succede con i tanti negozi che hanno investito in nuovi spazi e nuovi filiali?

La catena di approvigionamento di cui parlavo prima è piuttosto semplice: negozio-distributore-marchio-fabbrica. Se non si vende, i negozi non pagano il distributore e così via, fino ad arrivare alla fabbrica. E qui viene il nodo al pettine: decenni di delocalizzazione hanno dato il vero potere alle fabbriche, cioé alle aziendi cinesi che producono i beni. Se tu, marchio, hai ordinato 100.000 telai ma non riesci a pagarli, fallisci, come probabilmente sono falliti i negozi e i distributori che ti devono i soldi. Oppure vendi il tuo debito al creditore, che diventa il nuovo proprietario della tua azienda, o comunque ne ha una quota importante. Sarebbe il completo stravolgimento del settore ciclo, anche se per il consumatore cambierebbe poco a livello di percezione, molto a livello di prezzo perché la bolla sarebbe finita prima del previsto.

Al momento i marchi sono più che ottimisti, come dicevo prima, tanto da dire ai negozianti “Se non ordini tu, vendiamo a qualcun altro, no problem“. Spero vivamente che abbiano ragione. Nel 2020 il trend è arrivato prima sui media/siti, con una valanga di visualizzazioni, poi sul mercato con vendite record. L’anticipo è stato di un paio di mesi. Questo vuol dire che a settembre/ottobre sapremo cosa sta veramente succedendo adesso.

 

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