La Vergine, il Monaco e la parete nord

Jungfrau, Mönch e Eiger sono tre montagne inconiche che si trovano nel cosiddetto Oberland Bernese, in Svizzera. Il più basso è l’Eiger, con i suoi 3.967 metri, seguito dal Mönch, 4.099, e dallo Jungfrau, 4.158m.



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Una parte della storia dell’alpinismo è stata scritta sulla parete nord dell’Eiger, 1800 metri di dislivello che solo nel 1938 sono stati saliti per la prima volta dalla cordata capitanata dal tedesco Heckmair, dopo diversi tentativi finiti male. Uno di questi è stato raccontato molto bene nel film Nordwand.

A quei tempi la salita richiedeva due/tre giorni, spesso in balia del brutto tempo, visto che le previsioni meteo non erano al livello di quelle odierne e che l’Eiger è il primo vero ostacolo per le perturbazioni che arrivano da nord. Il record, stabilito da Ueli Steck (morto quest’anno in Nepal), è di 2 ore e 22 minuti, nel 2015.

Non è finita qui. Proprio attraverso la parete nord dell’Eiger è stato costruito un tunnel di circa 7 km che porta un trenino a cremagliera ai 3.454 metri dello Jungfraujoch, nel pieno del ghiacciaio. Questa ferrovia è stata ultimata nel 1912. Avete letto bene, più di un secolo fa. Si tratta di un’opera pionieristica ineguagliata tutt’oggi. Orde di turisti, per lo più asiatici, arrivano a Interlaken, pernottano lì ed il giorno dopo salgono in quota spendendo la bellezza di 240 Franchi per un viaggio unico nel suo genere. Prima di arrampicarsi verso la Kleine Scheidegg, transitano per Grindelwald, dove inizia il nostro giro di tre giorni.

Da sx: Eiger, Mönch e Jungfrau, visti dalla Kleine Scheidegg

Come prima cosa saliamo verso la Grosse Scheidegg, vale a dire il passo dominato da un altro gigante di roccia, il Wetterhorn.  Da lì saliamo alla Firstalm, dove arriva la funivia dal paese e con lei i turisti fotografanti. Fino al Bachsee ne incontriamo diversi, malgrado la giornata coperta, dopodichè iniziamo la nostra discesa su sentiero verso Grindelwald in perfetta solitudine fino all’arrivo. Un’alternarsi fra tratti rocciosi, altri con radici rese viscide della pioggia della scorsa notte e altri ancora in mezzo ai pascoli. Non scontata, ma divertente.

Pranzo leggero, e poi si sale verso la Kleine Scheidegg. 1100 metri di dislivello, ripidi nella parte finale, che però passano via veloci perché si è perennemente con il naso all’insù. Infatti la strada che porta al passo si trova sotto la parete Nord dell’Eiger, enorme e spaventosa nella sua altezza. Impossibile non rimanerne affascinati, e impossibile non tentare di riconoscere le finestre del tunnel del trenino in mezzo alla parete. Pernotto in rifugio, con una vista fantastica.

Il mattino seguente scendiamo verso Wengen, che tanti conosceranno per l’omonima discesa libera di sci del Lauberhorn. Transitiamo proprio attraverso il punto più conosciuto, vale a dire la Mischkante, il muro che viene saltato a pié pari dagli atleti, con un atterraggio stretto e risicato che, se sbagliato, porta dritti all’ospedale. Non per niente il nome fu dato in onore di Misch, uno dei primi che provò a saltarlo nel 1965 arrivando lungo e cadendo. Si fermò solamente presso i binari del trenino che sale da Wengen, circa 200 metri di dislivello più in basso. Rottura del bacino e 9 settimane di ospedale per la gloria eterna.

La nostra discesa non è così rischiosa, ma diventa comunque sempre più tecnica man mano che si scende, con passaggi stretti su onnipresenti traversine (bagnate) che chiedono il loro tributo in forma di cadute di diversi biker del nostro gruppo.

Da Wengen si può ammirare una delle valli più incredibili delle Alpi, quella di Lauterbrunnen. Le pareti a picco sui verdi pascoli sono un eldorado per i Base Jumper, presenti a frotte anche a fine settembre. I contadini hanno ormai fatto l’abitudine agli spiaccicamenti degli sfortunati a cui il salto nel vuoto è andato storto. In uno dei bar del paese c’è il cosiddetto “Wall of death”, con tutti i nomi dei morti.

Anche noi prendiamo la funivia che sale da Lauterbrunnen alla Grütschalp, ma non per saltare giù. Dalla stazione a monte della funivia parte infatti un sentiero nuovo di pacca pensato per le MTB, il Grütschtrail. Non è un salto nel vuoto, ma vi si avvicina, infatti alcuni tornanti sono così stretti, ripidi ed in sequenza che due volte sto per finire giù nel bosco. Tornati sani (chi più chi meno) e salvi in valle, riprendiamo la funivia per salire poi a Mürren, paesino che gode di un panorama mozzafiato sul massiccio dello Jungfrau.

Da lì pedaliamo in salita, per poi spingere e portare per circa 30 minuti le bici ad un piccolo passo senza nome da cui inizia un sentiero incredibile sia per il suo flow che per l’ambientone fantastico e selvaggio. Ci porterà alla Rotstockhütte, dove passiamo la seconda notte. Niente docce, quindi si passa direttamente alla birra.

Il mattino seguente ci svegliamo con un cielo di piombo che non lascia presagire nulla di buono, scendiamo quindi subito verso valle in un bosco che ha già i colori dell’autunno. Siamo sul fondo della valle di Lauterbrunnen, e sembra di essere in Canada.

A proposito, Lauterbrunnen è famosa anche per le cascate. In primavera, quando la neve si scioglie, ce ne sono ben 72 nei dintorni del paese, che si gettano dalle pareti a strapiombo fino in valle. Adesso ce ne sono un paio di grandi, impossibile da non fissare mentre scendiamo sulla ciclabile di fondovalle per andare a prendere il trenino che ci riporterà a Grindelwald, e così alla fine del nostro giro.

La traccia dei tre giorni si trova in fondo alla descrizione del video come file Zip.
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