Sarà che quest’anno la voglia di festeggiare era sotto i piedi…ma avevo il disperato bisogno di gustarmi un alba. Avevo già scritto un report qualche anno fa di un alba sul Grignone, e in generale ho sempre preferito gustarmi le prime luci del giorno piuttosto che dei malinconici tramonti. Poi da lupo solitario, ad oggi avevo assistito ad albe sempre da solo, a volte per mia scelta, a volte per scelte altrui.
Trovo in quell’attesa della luce la speranza…pura semplice speranza che possa essere un giorno sereno, un giorno tranquillo, mentre trovo i tramonti per lo più malinconici, quella sensazione che qualcosa sta finendo e non iniziando. Quel momento in cui il nero della notte comincia a lasciare il posto alle prime luci dell’aurora…e quell’attesa scrutando l’orizzonte per capire dove sorgerà la nuova luce di una nuova giornata.
Complice un periodo particolarmente intenso di lavoro, non ho possibilità di spostarmi chissà dove per vedere l’alba…e volevo che questo 2015 cominciasse così. Un nuovo giorno, un nuovo anno.
Ho la fortuna di vivere in un posto che reputo magico…a due passi da Como, dal suo lago e dalle sue montagne…che offrono scorci di una bellezza rara…e visto che ormai conosco quasi per nome i sassi della dorsale, propongo a due coppie di amici di seguirmi in questa nuova (per loro) esperienza.
Nel momento in cui la maggior parte della gente è coinvolta in bagordi e festeggiamenti, dallo stappare bottiglie, sparare botti o lanciarsi in qualche frenetico e chiassoso ballo, rientro a casa per preparare quelle due cose che mi serviranno fra poche ore.
A differenza delle altre albe vissute, l’alba sul Boletto è già dipinta nella mia mente da quante volte l’ho immaginata. Lo scopo di oggi è trasporre quello che ho nella mia infinita immaginazione in un po’ di scatti di quell’ora magica…l’ora d’oro della giornata.
Le previsioni sono favorevoli, le nubi del tardo pomeriggio del 31 hanno lasciato spazio ad una notte stellata. Alle 6 del mattino abbandono casa alla volta di Brunate dove lasceremo le due auto. Io e altri due amici saliremo in bici, le loro compagne a piedi. Abbiamo calcolato i tempi alla perfezione (grazie anche all’amico Andrea “Zita” che mi ha preceduto qualche giorno prima e che mi ha dato qualche riferimento per l’orario), per poter arrivare sul dosso erboso sottostante il Boletto pochi minuti prima dell’alba, per evitare di patire troppo il freddo pungente di questi giorni.
Cominciamo la breve salita già con le primi luci dell’aurora…il cielo nero puntellato di stelle visto lasciando casa comincia a trasformarsi…guardando a est comincio a vedere un rossore colorare il cielo per poi sfumare nel blu profondo.
La prima rampa mi lascia senza fiato, sarà la cenetta leggera consumata poche ore prima…poi piano piano prendo il ritmo e comincio a picchiare sui pedali, forse per paura di arrivare tardi all’appuntamento con lei. Sotto la cresta del Boletto vedo un capriolo infreddolito…ma, infreddolito probabilmente molto più di lui, non ho il tempo per togliere la reflex dallo zaino e scattare. Fa nulla, questo timido incontro delle prime ore del 2015 resterà un mio ricordo privato, visto che la fretta di arrivare per paura di perdere lo spettacolo dell’alba mi ha fatto staccare dagli amici.
Arrivo al dosso in orario perfetto, mi accendo una sigaretta nell’aria gelida di questa notte che sta lasciando il passo e attendo l’arrivo della comitiva.
Di fronte a me gli scorci dei laghetti brianzoli velati da una leggera foschia…e salendo con lo sguardo i profili delle prealpi sono l’ultimo bastione dell’infinito che sto aspettando.
Arrivano i quattro amici (no, non è la canzone di Gino Paoli, anche perchè con me siamo in 5), e attendiamo…nel freddo…nel silenzio. Sono i momenti che più mi scaldano…quell’attesa di quello spettacolo che si ripete ogni giorno, un giorno dopo l’altro così differente e allo stesso tempo così uguale.
E nel silenzioso freddo di questa mattina…eccola…lei. Prima timida, come una ragazzina al primo appuntamento scruta seminascosta chi la sta aspettando…
Poi prende coraggio…e comincia a mostrare senza più timidezza alcuna il suo splendido vestito di caldi colori.
Cercando di rimanere indifferente al suo fascino, le volto le spalle, per guardare a ovest il colosso del Rosa intento a lasciarsi baciare dalla prima timida e ora quasi arrogante, alba.
E ora, gli ultimi scatti per cui sono voluto salire oggi, a quest’ora. Il dosso erboso sottostante il Boletto è una zona strategica per fare foto all’alba, e l’unica “negatività” è che vorrei essere un fotografo molto più bravo di quello che sono…anche se credo che nessuna foto potrà mai rendere l’emozione reale di VIVERE quegli istanti.
A turno, gli amici percorrono il breve tratto sul dosso…
E, visto che questa volta non sono solo, approfitto per avere anche una mia foto…
Non sento più le mani…sono congelate, ho dovuto togliere i guanti per scattare le foto e il freddo vento da nord mi ha punito oltre misura.
L’aria comincia a scaldarsi leggermente, mano a mano che la signora che si è fatta attendere prende più vigore…ma la temperatura e il poco sonno alle spalle invitano ora a porre termine a questa esperienza. Le ragazze si avviano a piedi per ridiscendere dalla strada fatta in salita. Noi raccattiamo i nostri zaini e attendo la partenza di Jo e Cecco dal dosso per scattare le foto sulla cresta.
È l’ora d’oro…e complice l’erba ingiallita e la luce…direi che non può esserci descrizione migliore.
Con le dita ormai di vetro, rimetto macchina fotografica nello zaino e tremando per il freddo, seguo le orme degli amici là davanti…per la prima discesa dell’anno…lungo i sentieri della mia terra. Complice il freddo, complice forse le emozioni vissute, scendo lento come non mai…forse perché dentro di me vorrei protrarre all’infinito l’energia che mi rilasciano le prime luci del giorno, e abbandonare quella stupenda “ragazzina” mi rattrista un po’. Ma so che quell’energia rimarrà dentro a lungo, e, nel caso dovessi sentirne il bisogno, posso tornare quando voglio a rivederla.
Grazie a Jo, Katia, Cecco e Ela per aver condiviso questa idea e per aver condiviso con me questi ricordi indelebili.
Grazie a tutta la “bonobo crew”, un gruppo formatosi quasi per caso, fondendo vecchie amicizie con nuove, coinvolte in quello che reputo la vera mtb…nessun diametro ruota, niente cronometro, niente cardio, solo la voglia di sperimentare ogni volta un nuovo sentiero o, in questo caso, un sentiero noto ad un orario “nuovo”.
Grazie a tutti quelli che, pur non essendo con me fisicamente, sono dentro di me, nei miei ricordi: a loro, il sorriso del mio volto allo spuntare delle prime luci di questo nuovo anno.
E grazie a chi, inconsapevole, mi fece riscoprire la bici qualche anno fa…l’unico giocattolo che possiamo portarci nel corso della vita…
Buon anno a tutti.
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