Lapierre 2013: Spicy e DH

Dopo avervi parlato ieri dei modelli più tranquilli, da XC, trail ed All Mountain (report), quest’oggi ci dedicheremo alla gamma gravity (enduro e DH) con la Spicy e la DH.

Spicy 916

Anche se esteticamente assomiglia moltissimo alla Zesty, la Spicy, con i suoi 160mm di escursione è una bici da enduro a tutti gli effetti.

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Come la sorella minore anche la Spicy ha subito delle modifiche geometriche per meglio adattarla alle richieste dei rider che cercavano una bici più stabile alle alte velocità.

L’angolo sella è stato reso più verticale, passando da 72 a 73,5° ed anche il reach è stato allungato, mantenendo però l’orizzontale virtuale sempre della stessa lunghezza, grazie all’angolo di sella più verticale.

Il telaio della Spicy è in carbonio, con un peso di tutto rispetto. I forcellini 142×12 completano poi il tutto.

Come su tutta la gamma Lapierre il passaggio guaine, tubi e fili è interno. La linea rimane bella pulita ed i vari elementi rimangono protetti in caso di caduta. Un paracolpi in gomma sotto l’obliquo aiuta ad evitare spiacevoli danneggiamenti in caso di sassate.

Tutte le versioni della gamma Spicy saranno disponibili sia con il nuovo sistema EI Shock, che con ammortizzatore tradizionale.

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La Spicy 916, la top di gamma, monta la nuova Fox 34 da 160mm, ruote Easton Haven, manubrio in carbonio e componenti di altissima gamma. Il risultato è un vero gioiello di bici sia esteticamente, funzionalmente, che per quanto riguarda il peso.

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PROVA SUL CAMPO

Il nome Spicy la dice già tutta sulle caratteristiche della bici, una bella enduro “tutto pepe”.

Testata sui bellisismi percorsi del bike park di Les Gets, ho avuto modo di spremerla per bene in mezzo a radici, curvoni, sentieri guidati e tratti da rilanciare a tutta. In molti penseranno che un bike park non è il contesto migliore per provare un’enduro, ma probabilmente non sono mai stati nella Portes du Soleil, un enorme comprensorio dove ci sono percorsi pensati per ogni stile di riding, anche per l’enduro.

La Spicy come abbiamo detto è un’enduro tutto pepe. Una bici scattante, reattiva e leggera che non aspetta altro che il rider si alzi in piedi sui pedali ed inizi a rilanciare. Con il sistema elettronico EI Shock poi, che attiva il blocco (o la piattaforma stabile a seconda del tipo di terreno) alla prima pedalata, la bici diventa un missile. Una vera arma per le gare enduro, ma anche per gli escursionisti che vogliono una bici scattante e reattiva.

Quando invece è tempo di lasciarla correre ed aprire un po’ il gas, il sistema elettronico in breve tempo apre l’ammortizzatore ed i 160mm del telaio fanno il loro lavoro. La bici è leggera e reattiva, quindi rimane super agile nel guidato e bella divertente sui salti e panettoni.

Bella sostenuta ed abbastanza progressiva su tutta la corsa, non abbiamo mai avuto problemi di fine corsa neanche maltrattandola un po’ su alcuni doppi e salti in cui magari una bici con più escursione tornerebbe utile. L’abbiamo stressata per bene anche sui tracciati più impestati, in mezzo ad enormi tappeti di radici: la bici non ha mai fatto una piega.

Il vero pregio della Spicy 916 è senza dubbio il peso. Complice anche un allestimento di altissima gamma, un telaio super leggero ed allo stesso tempo rigido e ben bilanciato, la bici è veramente divertente da guidare.

Il vero limite della bici da noi testata erano però le gomme, delle Continental Rubber Queen da 2.2 che si sono rivelate decisamente poco sostenute come carcassa per le alte velocità del park e sulle radici umide mostravano parecchi limiti. Anche un tendicatena non farebbe certo male… Anche solo il sistema Bionicon.

Ottima anche la Fox 34 da 160mm. Piuttosto rigida, forse non come una 36 ma mi ha dato una buona sensazione di solidità. Se dovessi fare un paragone, la metterei a 3/4 tra la 32 con PP da 15 e la 36. L’unica pecca è l’assenza del freno in compressione, ma la scorrevolezza della Float 34 Kashima è veramente “sùper” come direbbero i francesi!

 

DH Team

Grosse novità interessano la DH di casa Lapierre, bici disegnata da Nicolas Vouilloz in persona e molto apprezzata dai rider di tutto il mondo.

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Innanzitutto lo schema di sospensione è stato completamente rivisto. L’escursione posteriore è stata portata a 220mm ed anche i leveraggi sono stati modificati. Le modifiche sono state pensate per rendere la bici più veloce in condizioni di fondo accidentato, perché si è visto, specialmente in coppa del mondo, che la bici pagava qualcosina quando il fondo diventava particolarmente irregolare.

Sono ora disponibili 3 taglie, S-M-L per potersi adattare al meglio anche ai rider più alti.

Il carro è ora realizzato in fibra di carbonio, con però alcune parti in alluminio, come ad esempio la zona anteriore, verso il triangolo principale.

Lo schema di sospensione è sempre il Pendbox con movimento centrale flottante, naturalmente modificato per meglio adattarsi ai 220mm.

Il movimento centrale è stato ora realizzato con battuta da 107mm e cuscinetti press fit. Si tratta di una soluzione che è pressoché analoga ai movimenti centrali da 83mm e calotte filettate. Nicolas ha spiegato che una maggior larghezza del movimento centrale posiziona i pedali (ed i piedi quindi) più distanti, migliorando il controllo della bici specialmente alle alte velocità.

L’angolo sterzo è ora di 63°, con disponibili dei kit di boccole per poterlo modificare e meglio adattarlo alle condizioni del percorso o alle esigenze del rider.

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SUL CAMPO

C’è poco da dire: girare con una DH come questa sui percorsi di Les Gets è veramente una goduria!

La prima cosa che mi sono chiesto, appena salito in sella ed in procinto di pedalare la bici verso la seggiovia, è dove fossero i 220mm di corsa… La bici si pedalava veramente bene, cosa stranissima per mezzo del genere.

Caricata la bici sulla seggiovia e partito con una discesa tranquilla giusto per “prendere le misure” con la bici, la sensazione di un’ottima pedalabilità è diventata una conferma: la bici si rilancia veramente bene e l’efficienza di pedalata è veramente notevole. D’altronde abbiamo capito che la filosofia di Lapierre è questa: bici reattive e performanti in pedalata, sia che si tratti di AM od Enduro che di DH. Secondo me c’è lo zampino di Nicolas… In fondo comunque non è sbagliato: la DH Team non è un mezzo per lasciarsi portare giù dalla gravità, ma una bici che serve cercare di tirare fuori il tempo più basso possibile da un tracciato. Per fare ciò è ovviamente necessaria anche la massima efficienza sui rilanci.

Già dalle prime curve la bici mi è sembrata subito ben bilanciata. Manubrio basso e largo, per caricare al meglio l’anteriore e giusto mix tra maneggevolezza e stabilità sul veloce e sui salti.

Se vi aspettate una bici “cuscino”, la DH di Lapierre non fa per voi. Nonostante i 220mm posteriori ed il Fox DHX RC4 Kashima, la bici rimane piuttosto nervosa. Una bici da guidare sempre in maniera attiva, guai a farsi portare da lei, perché non perdona. D’altronde nasce come bici race “di carattere” e risponde al meglio a queste esigenze.

In un primo momento ho avuto qualche problema nella gestione aerea con il retrotreno, che tendeva a scalciare e sollevarsi in aria (specie sui doppi lunghi) nonostante un ritorno piuttosto chiuso. Quando però ho preso più confidenza con la bici ho capito che bisognava solo spingerla bene di gambe nella fase di stacco, impostato bene lo stacco la bici rimane decisamente ben bilanciata in aria ed il problema non si pone più.

Una bici insomma da guidare sempre con il coltello tra i denti, da spingere sempre al limite. Una vera DH Race insomma.

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