Le 5 bici da DH più longeve parte 1: Santa Cruz V10

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La scorsa settimana abbiamo visto quali sono le cinque bici più longeve che vedremo correre in questa stagione di DH World Cup, dalla Santa Cruz V10 alla Trek Session. Come anticipato, nelle prossime settimane andremo a scoprire l’evoluzione di ciascuno di questi modelli e con l’articolo di oggi partiamo proprio dalla Santa Cruz V10, la più bici da DH con la storia più lunga tra quelle tuttora in gara. Nella foto seguente vediamo il prototipo che scenderà tra le fettucce di World Cup nel 2023 e che rappresenta l’anticipazione dell’ottava serie della DH del brand fondato dallo skater Rob Roskopp (protagonista di un articolo amarcord che potete leggere qui).



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La storia del V10 nasce nel lontano 2002, poco dopo che Santa Cruz acquista il brevetto del sistema di sospensione Virtual Pivot Point (VPP) e lo declina per la prima volta su una bici da discesa, pensionando la precedente Super 8 con sistema di sospensione single pivot per iniziare la stirpe del V10. Il nome fonde l’iniziale della parola Virtual con il numero che rappresenta i pollici di escursione della ruota posteriore. Ben 254mm tradotti in sistema metrico decimale che rendono la nuova V10 una belva con un sistema di sospensione innovativo e di riferimento per il mercato di quel tempo, decisamente anni luce avanti rispetto alla precedente Super 8. Telaio realizzato con tubazioni dritte in alluminio, barra di rinvio della pinza freno per ottimizzare l’anti-rise e geometrie particolari con un angolo di sterzo di soli 67° poiché l’abbondante sag avrebbe poi contribuito a renderlo più disteso.

Nel 2005 Santa Cruz aggiorna il V10 con il nuovo design “con la gobba” che caratterizzerà per diversi anni la sua intera gamma, inclusi altri modelli celebri a quei tempi come il Nomad e la Jackall. Sono gli anni del Santa Cruz Syndicate quando Roskopp mette insieme un team di campioni per dare risalto alla sua creazione, assoldando Steve Peat, Nathan Rennie e un giovanissimo Josh Bryceland. Il nuovo modello in mano al team è sempre in alluminio ma molto curato nelle linee, perde la barra di rinvio del freno ma acquisisce un parafango integrato in carbonio (una vera chicca per quei tempi). L’escursione resta di 10 pollici e anche le geometrie restano per lo più invariate, mantenendo anche il concept per cui sarà l’abbondante sag a creare delle geometrie dinamiche molto più aggressive rispetto a quelle statiche. Nella foto seguente vediamo un modello del 2006 con livrea esclusiva per il team Syndicate e personalizzazione dedicata a Peaty per il mondiale di Rotorua, dove Rennie per altro ha conquistato una medaglia di bronzo.

Nel 2007 Santa Cruz aggiorna nuovamente il V10 con piccoli ritocchi, mantenendo anche lo stesso design ma più snello e con linee più filanti. Abbassa notevolmente lo standover ma il resto delle quote geometriche sono pressoché identiche al precedente modello, compreso l’angolo di sterzo che scende di mezzo grado esclusivamente per il fatto che rispetto ai precedenti modelli, le geometrie dichiarate sono basate su una forcella da 200mm di escursione invece che da 180mm. Diminuisce anche il peso, per la richiesta in quegli anni da parte degli atleti di avere bici da discesa più leggere a vantaggio della maneggevolezza e della resistenza fisica in gara. Atleti come Peat adottavano scelte da grammomaniaci per ridurre il peso arrivando addirittura a montare solo 3 viti dei dischi invece di 6. Il 2008 vede l’ingresso nel team Syndicate di Greg Minnaar, portacolori del team fino ai giorni nostri. Nello stesso anno Peaty arriva secondo ai mondiali in Val di Sole mentre nel 2009 porta il V10 (quello che vedete in foto) alla vittoria dei mondiali di Cairns, in Australia, seguito da Minnaar sul secondo gradino del podio, che nel 2010 conclude al terzo posto a Mont-Sainte-Anne.

Nel 2011 il V10 entra nella sua era moderna con la prima versione con telaio in fibra di carbonio e il design che di base è quello mantenuto fino all’attuale versione, snello e lineare. Gli atleti del team sottolineano la necessità di un telaio maggiormente reattivo che si ottimizzi alle caratteristiche dei tracciati “new school” di quel periodo, in cui spesso si dovevano affrontare lunghi tratti pedalati e che vedevano una massiccia presenza di salti e sponde. Santa Cruz ha quindi introdotto la possibilità di impostare l’escursione su due differenti impostazioni, quella classica da 10 pollici e una da 8.5 pollici, 216mm per noi europei. Anche le geometrie diventano più lunghe e distese con la possibilità di cambiare l’angolo di sterzo tramite calotte intercambiabili e anche in base alla posizione del flip-chip che determina la diversa escursione, per cui il range varia da 63 a 66 gradi.

Durante il 2012 il team Syndicate inizia a utilizzare la quinta versione del V10 che di fatto è un leggero restyling della precedente versione dalla quale eredita tutte le suddette caratteristiche, incluse le geometrie, ma con un telaio ulteriormente alleggerito nelle forme e nel peso finale, anche grazie all’adozione della nuova tipologia di carbonio di qualità superiore. Con questa versione del V10, che uscirà sul mercato nel 2013, Minnaar vince il mondiale di Leogang già nel 2012 e bissa l’anno successivo sul tracciato di casa a Pietermaritzburg, mentre Bryceland arriva secondo nel 2014 a Hafjell.

Durante la stagione di gara 2014 si inizia a sperimentare il formato ruota 27.5″ e dopo alcuni prototipi, nel 2015 esce la versione definitiva del V10 con formato ruota 650b. Il design del telaio è invariato, solo aggiustato nella forma per dare spazio alle ruote di diametro maggiore e abbassare il baricentro. Le geometrie sono di conseguenza più lunghe mentre l’angolo sterzo si assesta sulla quota fissa di 64° e sparisce l’opzione da 10″ di escursione privilegiando l’escursione da 216mm come unica disponibile. Nel 2015 Minnaar e Bryceland conquistano rispettivamente argento e bronzo ai Worlds di Vallnord.

Tra il 2017 e il 2018 il formato ruota 27.5″ cominciava ad andare stretto al V10, sia perché molti competitor avevano già iniziato a usare efficacemente il formato ruota da 29 pollici, sia perché Minnaar se ne faceva promotore data la sua altezza sopra la media. Iniziano così a sviluppare i primi prototipi da 29 pollici che hanno portato all’attuale V10, la settima versione, che dal 2018 al 2022 è stato utilizzato sia con ruote da 29″ che in configurazione mullet, mentre per la vendita al pubblico era disponibile anche una versione da 27.5″. Escursione da 215mm e geometrie più aggressive della precedente versione. Con questo telaio Greg Minnaar ha conquistato il suo 4° titolo iridato in Val di Sole nel 2021.

La storia del V10 si conclude con l’ottava versione di cui ancora non sappiamo molto dato che è ancora in fase prototipale ma che quasi certamente adotterà la configurazione mullet per il formato ruota con un sistema VPP ottimizzato per competere con le bici antagoniste, la maggior parte delle quali adotta un sistema a influcro alto per migliorare il comportamento della sospensione e il percorso ruota sui tracciati più sconnessi.

 

Commenti

  1. Esteticamente non mi ha mai fatto impazzire la Santa Cruz, o meglio, inizialmente si, ma poi in pratica è sempre rimasta simile a se stessa con poche modifiche da un modello all altro e quindi restando con quel telaio a "Y" Che fa molto anni 90.
    Se non altro almeno si differenzia dalle altre
  2. Mi ha fatto sorridere la foto del 2012 di Minnar con la bici, piccina, la fine della sella è quasi al pari dell'asse posteriore.
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