Doghammer Bike Graveler

Le prime scarpe da MTB vegane: Doghammer Bike Graveler

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L’azienda bavarese Doghammer presenta le prime scarpe da MTB vegane, le Bike Graveler. Per raggiungere l’obiettivo di essere vegane al 100% si è per esempio rinunciato a colle animali. La suola è una Vibram riciclata, ma che dovrebbe assicurare una rigidità adatta al compito di spingere sui pedali.

Doghammer Bike Graveler



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La pelle delle scarpe è naturalmente vegana anch’essa, proviene dalla Spagna ed è composta al 100% di poliammide, non proveniente da basi di petrolio. La soletta interna è di sughero riciclato, il che dovrebbe anche assorbire l’umidità proveniente dal sudore dei piedi.

Doghammer Bike Graveler

Le scarpe vengono prodotte a mano in Portogallo da una piccola azienda famigliare.

Le Bike Graveler sono disponibili con suola per pedali flat o nella versione con sgancio rapido, al prezzo di rispettivamente 139.90€ e 159.90€. Le taglie vanno dal 41 al 47.

Doghammer Bike Graveler

Il peso del paio in taglia 43 è di 1.120 grammi.

Acquistabili online qui.

 

Commenti

  1. Premesso che i discorsi nostalgici del tipo: "andava meglio quando si stava peggio" li trovo piuttosto ridicoli.
    Ma se si esclude il fatto che i materiali attuali a volte non sono riparabile, mentre magari lo erano (ma fino a un certo punto) in passato, la costante è che o si acquistano prodotti di qualità o quelli scarsi fanno pena e non durano.
    A me le scarpe da bici durano anni... almeno 5 o 6. Anche maltrattandole parecchio. Gli scarponcini da montagna li ho cambiati non per usura ma piuttosto per estetica.
    Si inquina se si fanno continui acquisti e si butta la roba, non perché davvero si distrugge.
    La frase sul ferro (che praticamente quasi non esiste, quindi si dovrebbe parlare di acciaio) sembra uscita dalla bocca di mio nonno, che facendo il contadino non aveva idea di ciò che diceva. Chiunque sa che i metalli sono riciclabili al 100% e nel caso i processi produttivi siano i medesimi, uguali saranno le carattestiche tecniche.
    Se poi alcuni processi produttivi odierni sono al risparmio, questo ci può anche stare. Ma non dipende dal "riciclo"
    Per giunta a me sembra che i materiali attuali siano di parecchio superiori.
    Ma magari, come mio nonno, non sono esperto.
  2. lorenzom89:

    poi che dipenda dai metalli, dai processi produttivi, dal progetto, dagli oli, da una volontà ben precisa di far durare poco la roba ecc.. questo non lo so di preciso.. però so che il risultato è un continuo usa e getta che sta causando enormi problemi al pianeta..
    lorenzom89:

    . le cose che inquinano poco sono le cose che NON COMPRIAMO..
    Il problema è proprio questo.
    Il modello di sviluppo consumistico, che si alimenta grazie all'obsolescenza programmata, ormai superato da anni.
    Ma ci vogliono decenni a cambiare teste e processi produttivi.
  3. A 20 anni andavano le Macbeth, e preso dallo slancio morale di salvare il mondo ne ho comprate per un po'. Duravano di norma 2 settimane poi si decomponevano letteralmente, ma a quel tempo scarpa distrutta e SG Gibson e ti sentivi un punk americano con valori nobili, anche se andavi a suonare con la Lada niva o petroliere simili
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