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Qui la prima parte http://www.mtb-mag.com/liguria-mountain-divide-parte-prima/
Alle 5 la prima luce mi sveglia, indosso i vestiti bagnati e puzzolenti e riparto. Avrei bisogno di fare colazione, di un tè caldo o di un caffè, invece mi aspetta subito una salita durissima e anche se su asfalto sono costretto a fare dei tratti a piedi.
Ci metto più di due ore per arrivare ad Altare, dove finalmente faccio il pieno di cappuccino, cornetti e focacce farcite per le ore seguenti. E poi ancora salite e discese, a non finire. L’alta via dei monti liguri è cosi, bisogna abituarsi. Io invece sono abituato ai sentieri delle alpi: vanno o in su o in giù, nel senso che prima si arriva ad una cima, o ad un maso, e poi si scende. Qui invece no, quando sembra che un sentiero scenda, improvvisamente e senza nessun motivo apparente, senza essere arrivato in nessun posto, comincia a risalire da un’altra parte. Bene, adesso lo so e allora soffro in silenzio e pedalo. Colle del Melogno, ancora creste infinite, e adesso discesa su Bardineto. E che discesa, sul sentiero della superenduro, tutta in velocità e ancora una volta ringrazio di aver scelto lo zaino. Alla fine del sentiero incrocio i ragazzi dello staff che fotografano e filmano a volontà. Già mi pregusto il video professionale che verrà montato! Piccola pausa per un panino e poi via di nuovo, lunga salita e poi 30 min di portage fino al monte Carmo. E’ anche uscito il sole e finalmente posso godermi un po’ di panorami. Lunga discesa e poi ancora su e giù infiniti, ma adesso sempre pedalabili. Ho finito l’acqua da un po’, ma quando arrivo alla fontanella che mi sono segnato è purtroppo asciutta.
Alle 19 mi raggiunge Giovanni e arriviamo al colle San Bernardo, dominato dalle enormi pale eoliche ormai numerosissime in tutta la Liguria. Dovremmo fare adesso uno dei tratti più impegnativi in assoluto, circa 5 ore di creste con tantissimo portage. Ma fra poco sarà buio, abbiamo poca acqua (io niente), e si sta avvicinando un altro temporale. Troppo pericoloso continuare, decidiamo perciò di passare la notte nell’albergo abbandonato dietro a noi. In quel momento arriva anche Pascal. Ci abbracciamo e ci rifugiamo all’interno mentre comincia il temporale. Puliamo un po’ di vetri rotti per terra e ci sistemiamo per la notte con i materassini gonfiabili e i sacchi a pelo. Finalmente faccio riposare e asciugare un pò i miei piedi ormai macerati da tre giorni di pioggia. Anche oggi i nostri 4000 m/d ce li siamo fatti!
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Alle 4.15 suona la sveglia. Solito rito: mangiamo un paio di barrette e biscotti mentre riponiamo tutto in ordine nello zaino o nelle borse di bikepacking, diamo una oliata alla catena e prima dell’alba siamo pronti per ripartire. Per fortuna, dopo tre giorni di piogge e temporali, oggi è sereno. Sono contento, perche dovremo salire fino sopra i duemila metri e con il sole sarà un’altra cosa. Sono ancora senza acqua, ma ho sentito Mauro per telefono e mi ha detto che dopo il Bocchino delle Meraviglie dovrei trovarne. Infatti, meraviglia, una bellissima cascata scende dalla montagna e riempiamo le borracce. Intanto Giovanni allunga il passo e da qui in avanti non lo rivedremo più.
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Attraversiamo uno dei tratti più duri, ma anche più belli, di tutta l’alta via, il colle del Prione e il colle San Bartolomeo, tanto portage, ma anche sentieri bellissimi e panorami stupendi
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e anche qui, tanto per cambiare, quando sembra di essere arrivati c’è sempre davanti un altro colle, e ancora più duro.
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Pascal ed io non ci facciamo intimorire, bici in spalla e via, e pedalare quando si può. Un tratto che fatto all’alba è ancora più bello!
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Finalmente, dopo tre ore per fare 16 km, arriviamo al rifugio Pian dell’Arma, e finalmente cappuccino e tre fette di torta. Prezzo? 3.50 euro!
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Ci intratteniamo un po’ con la simpatica gestrice che sta facendo tagliare l’erba sui sentieri dove fra due giorni passeranno i “colleghi” della Stage race che abbiamo conosciuto il primo giorno. In più sarà lei a preparare il ristoro di giornata. Salutiamo e proseguiamo fino al monte Airolo, dove ci aspetta un’altra bellissima discesa del circuito superenduro fino al colle di Nava. Questo è l’unico paese che incontriamo oggi, ci fermiamo perciò a comprare delle batterie per il gps e dei panini per ricaricare il nostro corpo. Ci raggiungono anche i ragazzi dello staff, sempre pronti a filmare, anche le soste al supermercato. Quando ripartiamo, vedo Pascal che si attarda e armeggia al gps, prova e riprova ma non riesce più a riaccenderlo. Per fortuna siamo insieme, se no non potrebbe concludere il giro. Mi dice semplicemente: devo venire con te, e io gli rispondo che non ci sono problemi, tanto ormai ci conosciamo e abbiamo visto di avere lo stesso passo o quasi, leggermente più veloce lui in salita e un po’ più veloce io in discesa. E poi è bello condividere una esperienza cosi affascinante e impegnativa, sia nei momenti di divertimento che in quelli di crisi. Fino al forte Pozzanghi salita durissima, quasi tutta a spinta, poi ancor 1000 metri di dislivello per arrivare al monte Fronte a 2100 metri.
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Il tempo è ottimo, la gamba è buona e adesso comincia uno dei tratti più belli in assoluto di tutto il divide: la via del sale, più di 25 km ad altezze fra i 1700 e i 2150 metri, bei sentieri e panorami stupefacenti.
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Si pedala sulle solite creste, si sale e si scende, ma qui è tutto pedalabile. Al monumento al Redentore siamo al punto più alto di tutto il tour, 2143 metri.
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Poi si scende e si risale ancora, all’infinito. Scendiamo fino alla gola dell’Incisa, qui si sconfina in territorio francese e Pascal si sente a casa. Poi bisogna risalire su un sentiero con tratti esposti fino al passo di Fonte Dragurina.
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Il sentiero sarebbe pedalabile per la maggior parte, ma oggi abbiamo già fatto 4500 m/d e cominciamo ad essere piuttosto stanchi, perciò spingiamo le bici con calma per non rischiare.
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Superato l’ultimo breve tratto con corde fisse, arriviamo al passo e torniamo in territorio italiano.
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Comincia qui una delle discese più belle e incredibili che io abbia mai fatto, un sentiero infinito, più di 1300 metri di dislivello fino a Buggio. La prima parte stretta con sassi smossi, poi un sentiero tecnico con tantissimi tornanti e alti gradoni, il tutto fra una marea di ginestre in fiore.
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Avevo già fatto discese anche da 2500 metri di dislivello, ma mai su sentiero unico, impegnativo e divertente fino alla fine. Qui la fida bucksaw da il meglio di se e mi fa divertire in sicurezza fino in fondo, lo zaino pesante mi sbilancia un po’, specialmente nei nose press, ma è sempre molto meglio dell’assetto in bikepacking di Pascal, infatti ogni tanto mi fermo e lo aspetto, lui scende molto prudentemente e ogni tanto deve spingere la bici. Gli organizzatori hanno fatto, fra l’altro, un ottimo lavoro, l’erba è tagliata dall’inizio alla fine del sentiero. Ormai è sera, ma la discesa sembra non aver mai fine, mollo i freni, faccio una decina di tornanti e mi fermo volentieri ad aspettare Pascal cosi mi riposo un po’. Eccoci finalmente a Buggio, sugli ultimi tornanti spuntano i ragazzi dello staff per le solite riprese
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e non faccio nessuna fatica a mostrare il sorriso, mi basta pensare alla meraviglia di questa ultima discesa. Passiamo il caratteristico paesino
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e scendiamo ancora fino a Pigna. I ragazzi ci dicono che Giovanni è passato da un paio di ore e ha tirato diritto senza fermarsi, vuole infatti arrivare nella notte ad Airole. Ma ormai sono le 20 e siamo stanchi, vediamo una invitante insegna “Bed & pizza”, sistemiamo bici e borse in camera e ci godiamo una ottima pizza. Mentre mangiamo studiamo il programma per domani, mancano ancora 35 km e gli ultimi 1500 metri di dislivello. Sono circa 4 ore più qualche piccola pausa, se partiamo come al solito alle 5, dovremmo essere all’arrivo entro le 10. E visto che il primo giorno siamo partiti alle 10, saremmo ancora entro i 5 giorni, cioè il tempo che mi ero prefissato all’inizio. Tutto questo nonostante la pioggia che ci ha rallentato non poco e che abbiamo sempre dormito la notte, cosi ci siamo potuti godere gli splendidi panorami. Ottimo! Via a nanna allora e solita sveglia alle 4.15. Per colazione do fondo alle ultime barrette che mi sono portato da casa, oliata alla catena e via. Lunghissima salita con molti tratti in piano e in discesa, psicologicamente molto dura. Pascal è davanti e io lo seguo.
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Quando mi sembra di essere quasi in cima, do fondo alle ultime energie e mi metto davanti a tirare. Invece no, discesina e poi ancora salita, che sembra non avere mai fine. Tiro fuori l’ultimo gel dallo zaino e lo succhio avidamente, anche l’acqua è quasi finita. Eccoci in cima, questa volta forse è vero, comincia l’ultima discesa. 1000 metri di dislivello e ci siamo. Sono le 9, ce la faremo entro le 10? Scendiamo sul bel sentiero che perde quota poco rapidamente , meno tecnico di quello di ieri, infatti ogni volta che mi fermo Pascal arriva quasi subito, ma molto bello panoramicamente.
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Anche qui cascate di ginestre in fiore e panorami che spaziano fino al mare, magnifico.
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Comincia un bel sentiero in diagonale fra muretti a secco recuperati con qualche tratto a spinta. Oggi anche Pascal si diverte in discesa. Ultima risalita e 5 minuti con la bici a spinta, dopo tutte le ore di portage fatte, questo è niente. Alle 9.40 siamo sopra le splendide vigne di A trincea, all’ultima curva sbuca Francesco ch ci dice di fermarci finche Mauro e gli altri ragazzi dello staff si saranno piazzati con fotocamere e videocamere. Io e Pascal ci guardiamo, ma allora siamo arrivati! Partiamo e facciamo gli ultimi duecento metri appaiati,
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ci sembra giusto arrivare insieme dopo 5 giorni di gioie e fatiche condivise. Alle 9.45 siamo all’arrivo di questa fantastica avventura, la più impegnativa e difficile, ma anche bella e divertente, che io abbia mai fatto.
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Mauro, Francesco e gli altri si complimentano con noi e io e Pascal ci abbracciamo.
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Ci abbiamo messo quasi 120 ore per fare 560 km e quasi 20000 metri di dislivello, con tante ore di portage. Ci dicono che Giovanni è arrivato all’una di notte ed è subito ripartito per casa. Bravissimo! Io però sono contento di avere dormito questa notte, perche fare di giorno l’ultima discesa è stato bellissimo, perdersi questi panorami eccezionali con il buio sarebbe stato un peccato. Chiediamo subito da mangiare e bere, perché da ieri sera abbiamo buttato giù solo qualche barretta. Finalmente un caffè e una focaccia ligure e cominciamo a capire di essere arrivati. Ma l’adrenalina è ancora prepotentemente in circolo e ci vorrà qualche giorno per smaltire il tutto e capire il senso di quello che abbiamo fatto. Ci riposiamo un po’, poi saluto e ringrazio Mauro, Francesco e gli altri per come hanno organizzato questa fantastica avventura, abbraccio Pascal e ci diamo appuntamento al mio trail che organizzo in Alto Adige e parto per gli ultimi 15 km verso Ventimiglia. Scendo verso Airole su asfalto, poi vedo le indicazioni del sentiero per il paese e non so resistere. Parto e senza saperlo eccomi sul sentiero della superenduro di Airole! Bellissimo, la quarta superenduro di questi giorni, ringrazio ancora di avere la fat full fra le gambe e mi butto su sponde e salti fino in centro al paese. Alla fontana riempio l’ultima borraccia di acqua e chiedo la strada migliore per Ventimiglia ad un simpatico vecchietto, che mi indica la vecchia strada statale dimessa in modo da non passare per le gallerie. Arrivo in città e mi concedo birra e gelato che non avevo mai preso in questi giorni, per paura che potessero farmi male. Infine chiudo questi di 5 giorni di pedalate da La Spezia a Ventimiglia, passando per l’Alta via dei monti liguri, con un rinfrescante tuffo in mare.
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Tornando in treno, fra un dormiveglia e l’altro, penso che ho rispettato i tempi che mi ero dato e sono soddisfatto, ma anche che trovando le condizioni meteo ottimali il Divide si potrebbe finire sotto le 100 ore senza troppe difficoltà. Ma anche un biker discretamente allenato lo può fare prendendosi una settimana di ferie e vivendo una fantastica avventura in autonomia. L’importante è avere voglia di esplorare, di andare alla ricerca dei propri limiti e anche di saper soffrire quando serve, sapendo che si sarà ripagati da emozioni e ricordi che rimarranno per sempre scolpiti nella nostra mente.
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