Monte Tremezzo con vento da nord

Lunedì 25 Aprile 2016:  viste le previsioni meteo decido che, nonostante la forma fisica sia ad un livello vergognoso, valga comunque la pena di scarrozzarmi i soliti 5 Kg di ferro e vetro che mi necessitano per far foto, mi dico che i panorami da lassù saranno bellissimi e quindi varrà sicuramente la pena un po’ di fatica supplementare.

La creme della nobiltà è così composta: oltre a me, il Marchese di Varese (solo perché fa rima) ci sono il Duca Marantz e Angelo, il Barone di Morbegno diventati famosi per il Peto-Contest pre Goldseeweg, il ritrovo è fissato a Griante. Trasbordo delle bici sul furgoncino che ha tanto spazio per le MTB ma solo due posti e così, sistemato il Barone nel cassone, ci dirigiamo ad Argegno dove il “simpatico” addetto alla funicolare ci accoglie con un bel: “Amò biciclett, ‘Istu che do ball. Ad un povero turista appiedato che fa il biglietto dice: “Corsa solo andata neh, che ieer a l’ è müntà ‘l vent e a meè tucà sèrà sü tüch, se’ l fa inscì anca incö a te vegnèt sgiò a peè eh”. Impietositi, traduciamo al malcapitato il tutto in una lingua più potabile e con qualche perplessità l’ intrepido decide di salire comunque.

In un amen siam su a Pigra e si takasù in tutta calma e tra una chiacchiera e l’altra percorriamo la bella strada che con pendenze amichevoli conduce fino al Rif. Boffalora. Abbiamo capito che la toponomastica del luogo si riferisce al fatto che Bofa in dialetto significa Soffia ed effettivamente soffiava un venticello che di primaverile aveva ben poco !

Breve discesa nel gelido versante nord e poi altra risalita, stavolta meno amichevole. Si arriva dunque al rifugio Venini sotto al famoso Galbiga.

Panorama verso Sud.

…e quello verso Nord Est.

Dopo una doverosa sosta ristoratrice al rifugio cominciamo la discesa, dapprima lungo la linea delle postazioni militari che attraversa, in leggera discesa, il fianco meridionale del M.te di Tremezzo.

Incontriamo altri bikers con amici comuni-

Il panorama, se possibile, migliora ad ogni curva !!

Il promontorio di Bellagio dove si dividono i due rami resi celebri dal Manzoni. Riprendo i due soci perché loro, i criticoni, hanno scelto un abbigliamento che pare fatto apposta per mimetizzarsi con l’ambiente: è tutto un festival di giallo, beige, nero.

Il Legnone ed il Disgrazia sembrano a portata di mano. Il sentiero corre con leggerissima pendenza e sembra non finire mai.

Giungiamo quindi dove finisce il lungo traverso e dove il sentiero si tuffa di sotto:

E quando dico che si tuffa, non esagero.

Prima di fare il carpiato con vari avvitamenti, c’ è il tempo di fermarsi in un punto particolarmente suggestivo.

Oltre ai due rami meridionali si vede anche la parte Nord che va verso le terre del Barone e dello Sceriffo Muldox. Ovviamente il Poser Duca si concede come modello, e il Barone aspetta pazientemente. Riprendiamo a scendere e nonostante la pendenza feroce del pendio, il sapiente lavoro dei militari ha fatto si che il sentiero consenta una ciclabilità insospettabile.

Raggiungiamo una galleria che si attraversa senza problemi, scendiamo ancora un po’ su terreno più smosso e dopo una brevissima risalita raggiungiamo la Bocchetta di Nava, dalla quale riparte un sentiero che, come un crotalo, si attorciglia su se stesso innumerevoli volte su delle balze rocciose. Nose press ? No grazie !

Il problema è solo non farsi distrarre dai panorami mozzafiato, meglio guardar bene dove mettere l’anteriore !

Per i panorami meglio fermarsi e gustarseli senza fretta. La ciliegina sulla torta è la luce radente pomeridiana che lambisce i verdissimi prati affacciati sul Lago, ed un magnifico sentiero che corre lungo i fianchi della montagna. Cosa volere di più ?

Naturalmente una bella Weiss in riva al Lago assieme a due Amici fidati, non prima di aver fatto l’ultima foto che userò spesso per rispondere su Whatsapp!

Qui trovate la traccia GPS.

 

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