Autore: Francesco Mazza
Nel 1991, agli albori della storia delle Mountain Bike full suspended, atterrò un UFO sul pianeta MTB. Il suo nome è San Andreas e fu prodotto dall’azienda californiana Mountain Cycle.
Robert Reisinger, ingegnere e motocrossista professionista americano, fondò la Mountain Cycle nel 1988, portando nell’azienda tutto il know how raccolto in anni di lavoro come pilota e successivamente come tester della squadra corse Kawasaki. Nel 1991 presentò il mezzo più innovativo che fu mai prodotto in quegli anni, inserendo diverse feature di derivazione motociclistica. La San Andreas iniziò a essere commercializzata nel 1992 e fu la prima Mountain Bike prodotta in serie a utilizzare freni a disco sia all’anteriore che al posteriore. Telaio monoscocca, forcella a steli rovesciati, sospensione long travel (per l’epoca) di 2.5 pollici di escursione . Questo telaio nel 1991 ha lasciato a bocca aperta tutti gli appassionati, come se fosse veramente atterrato un UFO sulla terra.
Il San Andreas fu concepito per un utilizzo All Mountain, termine con il quale in quegli anni si definiva quello che in tempi più recenti abbiamo chiamato Freeride. La sua natura non era tanto quella di una race bike, dove comunque non sfigurava, quanto quella di una fun bike, una bici da divertimento in discesa, leggera e pedalabile per guadagnarsi la salita… forse la vera progenitrice delle moderne bici da Enduro.
Il San Andreas veniva venduto come frame set, in cui erano inclusi, oltre al telaio, tutti i componenti specifici, quali freni, forcella e ammortizzatore, mozzi, raggi e serie sterzo.
Il telaio, costruito nella sede californiana del marchio, era formato da una struttura monoscocca, decisamente avanti per l’epoca e di chiara derivazione motociclistica, così come il forcellone Single Pivot. Veniva prodotto in un’unica taglia, mentre il telaietto reggisella era fornito in misure differenti in base alle dimensioni fisiche del rider. La versione top di gamma prevedeva solo l’attacco per il disco, mentre nelle altre versioni era disponibile anche l’attacco classico per freni Cantilever.
L’ammortizzatore si chiamava After Shock e non era altro che un sistema basato su 3 elastomeri intercambiabili di differente durezza, da selezionare in base al peso del rider o allo stile di guida, che potevano essere precaricati a piacimento. Un’antesigniana interpretazione di un ammortizzatore regolabile.
La forcella era una Suspenders System II, prodotta dalla stessa Mountain Cycle. Si strattava di una forcella monopiastra a steli rovesciati, sempre in relazione al know how motociclistico di Reisinger, ovviamente con predisposizione per freno a disco, 2.5 pollici di escursione affidati a una serie di elastomeri, cannotto da 1.125″ e perno QR dedicato da 12mm.
I freni erano sempre prodotti da Mountain Cycle con il nome di Pro-Stop. Si trattava di pinze idrauliche attivate da normali cordine di acciaio, con leve dello stesso tipo adottate per i Cantilever. La cordina azionava una levetta su cui era collocato un pistoncino regolabile, che spingeva l’olio all’interno della pinza, per azionare il freno. Un sistema decisamente all’avanguardia per il 1991! I dischi erano flottanti ed erano disponibili in diversi diametri a scelta.
I freni a disco ovviamente necessitavano di mozzi dedicati, che avevano inoltre l’alloggiamento per gli assi ruota maggiorati di cui erano dotati telaio e forcella. Erano anch’essi prodotti da Mountain Cycle e si chiamavano SSI Pro-Stop. La flangia di questi mozzi prevedeva raggi a testa dritta, che assieme ai mozzi venivano forniti nel frame set del San Andreas.
Un telaio Mountain Cycle San Andreas è conservato al MoMA, il museo di arte moderna di San Francisco in California (USA), tra dipinti e sculture del valore di svariati milioni di dollari. Il San Andreas è l’unica Mountain Bike che ha acquisito questo diritto, in virtù delle doti estetiche di eleganza e design che ha espresso negli anni in cui è stata progettata e presentata al pubblico. Un fiore all’occhiello di tutto il mondo della MTB.
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